CAPITOLO 40

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Yoongi

Il suo unico desiderio, in quel momento, sarebbe stato quello di sotterrarsi: come gli era venuto in mente di fargli una domanda del genere, pur conoscendo già la risposta?

Jimin, Jimin, Jimin... esci da questa cazzo di testa, porca puttana.

Detestava quel tipo di situazione proprio per questo motivo, l'aveva ripetuto così tante volte: a uno come lui Yoongi non sarebbe mai potuto piacere. Era davvero così difficile da capire? Così difficile da accettare?

Perché?

Perché faceva così male ricevere un rifiuto?

Gli costava tanto ammetterlo, accettarlo, più di quanto potesse immaginare, ma la risposta la conosceva: teneva a Jimin, e non voleva perderlo per una stupida infatuazione e del sesso da ubriachi. 

Ecco cosa avrebbe fatto: dare la colpa all'alcool, come un qualsiasi adolescente in piena crisi esistenziale avrebbe fatto – lui, ormai, un adolescente non lo era più, ma a qualcosa doveva pur aggrapparsi.

Era da quella mattina che sperava di non incrociarlo, approfittando del fatto che fossero scesi ad orari differenti, sebbene ormai avesse imparato che agire in quel modo non sarebbe comunque servito a nulla: Jimin se ne accorgeva sempre, e si arrabbiava ogni volta. Il motivo era semplice: il ballerino detestava essere ignorato; forse perché stare sempre in mezzo a tante persone che avrebbero pagato pur di ottenere la sua amicizia comportava anche questo: la paura di non piacere a qualcuno.

Paura infondata: a Yoongi piaceva, e anche tanto, forse un po' troppo. Il ragazzo si odiava proprio a causa di ciò, perché tenere a una persona implicava anche questo: averlo costantemente in mente, preoccuparsi per la sua salute, per i suoi pensieri e per tutto ciò che lo riguardava. E anche il dolore, già... fa tutto parte del pacchetto.

Cristo santo, ma perché ho un cuore?

«Terra chiama Yoongi, mi ricevi o devo chiamare i rinforzi?».

La voce di Namjoon gli arrivò forte e chiara all'orecchio destro, riscuotendolo dai suoi pensieri come un secchio d'acqua ghiacciata sulla pelle scaldata dal sole.

«Che vuoi? Sono stanco», borbottò il ragazzo sbadigliando.

«Ah beh, posso solo immaginare il motivo di tanta stanchezza».

«Che motivo ci deve stare? Non ho dormito per tutta la notte».

«Chissà perché».

Nascondere le cose al suo migliore amico si era sempre rivelata un'impresa d'Ercole, c'era poco da fare. Eppure, tralasciando il reale motivo del suo abbattimento, era davvero stanco, e in quel momento desiderava semplicemente buttarsi sul letto del suo appartamento a Seoul e morire lì, lontano da tutti, in pace.

Probabilmente Namjoon l'aveva capito, che non era il momento e che sarebbe stato meglio lasciarlo da solo con i suoi pensieri, ma preferì comunque far prevalere il suo lato apprensivo: «Quando avresti intenzione di spiegarmi cos'è successo ieri quando tu e Jimin siete magicamente spariti?».

Yoongi abbassò leggermente gli occhiali da sole per scrutarlo, indossando la maschera dell'indifferenza, sistemandosi meglio sulla sdraio per evitare che il sole gli bruciasse la carnagione pallida.

«Dovremmo aspettare Hobi, sai che si arrabbia quando non gli diciamo niente», cercò di giustificarsi.

«Sta giocando ad acchiapparello in acqua con Taehyung e Jeongguk, dubito che verrà qui». Gettò un'occhiata al diretto interessato, scorgendo la frustrazione nei suoi occhi per non riuscire ad acciuffare il più piccolo, decisamente troppo veloce.

Moon's Serendipity ~ YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora