CAPITOLO 3

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Yoongi

L'odore di sigaretta e di naftalina impregnava la cupa atmosfera del vagone della metropolitana; Yoongi, schiacciato tra le persone come una sardina, di lì a breve avrebbe urlato o bestemmiato contro chiunque gli si fosse gettato addosso. Era proprio per quello che preferiva sempre prendere l'autobus... peccato che la casa di Namjoon non avesse fermate nelle vicinanze e Yoongi dovesse accontentarsi del girone infernale che era la metropolitana.

Le cuffiette continuavano ad incastrarsi nei bottoni delle giacche degli altri passeggeri, così che a un certo punto decise di rinunciare alla musica e di limitarsi al rumore delle rotelle del mezzo sui binari e a contare i singoli minuti che mancavano alla fine del tragitto; ma la casa dell'amico sembrava non arrivare mai, seppure il ragazzo conoscesse la reale distanza, essendoci stato ormai troppe volte.

Gli intervalli di tempo che intercorrevano tra una fermata e l'altra Yoongi, mettendo da parte il nervosismo momentaneo, li intratteneva osservando le persone, i loro profili, i loro gesti, ascoltando le loro voci e i loro respiri... era incredibile quanto potesse essere differente il rumore dei respiri, come se ognuno, anche più della tonalità della voce, riuscisse a delineare lo stato d'animo di una persona.

Nulla aveva scosso la solita monotonia, le sue giornate continuavano ad essere piatte: quella mattina era stato in università, alla caffetteria con i ragazzi e infine al supermercato per fare la spesa per tutta la settimana; adesso era sera e anche il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino seguiva la propria routine, le stesse strade, percorse dagli stessi piedi... ogni cosa si consumava e allo stesso tempo recitava il proprio copione.

La metropolitana giunse finalmente a destinazione, così Yoongi scese dal vagone, uscì dalla stazione e si incamminò verso casa di Namjoon. Faceva freddo, ma era una sensazione piacevole; sua madre gli diceva spesso che fosse un animale a sangue freddo, perché le sue mani erano perennemente gelide e quando c'era il sole era sempre lì a coprirsi il viso per il fastidio.

Impiegò meno di cinque minuti per arrivare a casa dell'amico e dalla finestra dell'abitazione riuscì a sentire la risata trillante di Hoseok, segno che probabilmente i ragazzi fossero già brilli. Yoongi non aveva molta voglia di ubriacarsi, ma d'altronde non ci sarebbe riuscito, poiché reggeva molto bene l'alcool.

Bussò alla porta e ad aprirgli venne lo stesso Namjoon che, con gli occhiali storti sul naso e un sorriso sbieco dipinto sul volto, disse: «Ehi, hyung, sei in ritardo», e il ragazzo aveva ragione, poiché Yoongi si era presentato due ore dopo l'orario stabilito.

«Possibile che siate già ubriachi?», chiese lui con un'espressione contrariata.

«Io sto bene, forse Hobi e Jackson non reggono molto bene l'alcool».

Yoongi annuì e fece cenno a Namjoon di lasciarlo passare per valutare la situazione: nel salotto c'erano bottiglie di birra e cartoni della pizza vuoti sparsi ovunque. Jackson era accasciato sul pavimento, mentre Hoseok era a testa in giù sul divano, completamente rosso in viso.

«Ehi, ma è arrivato lo hyung!», gridò Hoseok alla vista di Yoongi, il quale si limitò ad alzare una mano con un sorriso confuso sul volto.

«Oh, Yoongi! Perché non bevi qualcosa anche tu?», fece a sua volta Jackson porgendo una bottiglia mezza piena al ragazzo, il quale accettò volentieri e ne bevve un lungo sorso.

«Sai, Yoongi, Hobi ci stava raccontando della sua cotta per una ragazza del club di danza, come hai detto che si chiama?», disse Jackson rivolgendo un sorrisetto malizioso a Hoseok.

«Moon Byulyi», rispose il ragazzo con sguardo sognante.

«Moon Byulyi! Bellissimo nome, dovresti proprio presentarcela, magari possiamo aiutarti».

Moon's Serendipity ~ YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora