CAPITOLO 62

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Yoongi

Nessuno dei ragazzi era tornato a casa per le vacanze natalizie, tranne Namjoon che voleva rivedere la sua famiglia – motivo per il quale Yoongi era rimasto da solo a rimuginare sull'ultimo periodo, senza nessuno con cui parlare.

Nemmeno lui era tornato a Daegu, come al solito: non voleva tornare in quel posto pieno di tristezza e di falsità, non voleva rivedere quelle facce di cazzo dei vicini che gli ricordavano quanto non fosse cresciuto con l'avanzare degli anni e, soprattutto, non voleva ritrovarsi qualche altro messaggio di ex compagni del liceo che gli chiedevano di prendere una birra insieme – esperienza da non ripetere per nessuna ragione al mondo.

Tanto l'atmosfera natalizia non l'avrebbe comunque sentita, in qualsiasi città si fosse trovato.

Da piccolo amava il Natale, trovare i regali sotto l'albero, disputare con suo fratello sull'esistenza di Babbo Natale e giocare a chi scartava la carta più velocemente. Adesso, invece, non sapeva più nemmeno che aspetto avesse un pacco regalo – e nemmeno se ne lamentava, così non era costretto a ricambiare i regali.

Più cresceva, più lo spirito natalizio lo abbandonava: adesso era diventato il Grinch in persona.

Passeggiando per le strade di Seoul, Yoongi pensò a quanto fosse bella la città completamente innevata: i fiocchi di neve attecchivano al suolo delicatamente, il tappeto bianco scricchiolava ad ogni suo passo e lui non riusciva a togliere le mani dalle tasche del giubbotto tanto erano fredde.

L'anno universitario era ormai finito e Yoongi non era riuscito a fare nulla nemmeno stavolta. Il perché i suoi genitori continuassero a pagargli l'iscrizione rimaneva un mistero, dato che ormai era diventato un caso perso.

Uno dei pensieri che già da tempo gli frullavano per la testa era proprio quello di abbandonare l'università una volta per tutte, perché quella roba incentrata sull'economia proprio non faceva per lui; certo, non aveva idea di cosa ne sarebbe stato della sua vita una volta mollato tutto, ma almeno avrebbe smesso di fingere di fare qualcosa per cui non era assolutamente portato.

Aveva troppe cose a cui pensare in quel periodo e, come se non fosse stato sufficiente, adesso c'era anche il pensiero di nome Park Jimin a mangiargli il cervello: quel bacio era stata la sua condanna, perché adesso non riusciva a smettere di pensarci.

Yoongi ancora stentava a crederci, sembrava tutto dannatamente surreale: il foglietto perduto, la melodia ricomposta, Jimin che suonava il pianoforte per lui, il calore della sua pelle, la morbidezza delle sue labbra... questo volta non era stato un sogno.

Lui e gli altri ragazzi si erano dati appuntamento al parco (non quello solito) perché Hoseok e Jeongguk volevano giocare a palle di neve, mentre Taehyung aveva intenzione di scattare delle fotografie e aveva chiesto a Seokjin di fargli da modello.

E Yoongi, beh... lui ci stava andando semplicemente perché ci sarebbe stato anche Jimin.

A cosa mi sono ridotto...

Naturalmente, arrivò in ritardo, ma gli altri non ci diedero peso, troppo occupati a rincorrere Seokjin per gettargli le palle di neve addosso.

«Guardate, è arrivato Yoongi! Buttatela addosso a lui la neve», esclamò quest'ultimo, non riuscendo a sfuggire al colpo preciso di Jeongguk.

«Sei impazzito? Guarda il suo sguardo, sta chiaramente dicendo “Se vi azzardate anche solo a provarci potete dire addio alle vostre misere vite», fece Taehyung rabbrividendo. A Yoongi venne quasi da sorridere, ma doveva mantenere il suo tono duro e severo o si sarebbe ritrovato ricoperto dalla neve.

«Hai ragione: Yoongi sa essere molto spaventoso a volte», aggiunse Hoseok, e in quel breve attimo di distrazione Jimin ne approfittò per aggrapparsi alle sue spalle, trascinandolo giù con sé nella neve.

Moon's Serendipity ~ YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora