CAPITOLO 20

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Yoongi

Il cielo notturno era una vera e propria opera d'arte; era l'opposto di un palcoscenico: mentre gli attori per poter risplendere necessitano dei riflettori, le stelle li rinnegano, perché il buio garantisce loro l'assoluta dominanza della scena.

Eppure Jimin – per qualche assurda ragione che Yoongi non comprendeva – non sembrava esserne particolarmente colpito, anzi: i suoi occhi sembravano essere proiettati più verso il pianista, il quale pensò che restare assorti nel silenzio, per quanto fosse quasi rigenerante, lo mettesse piuttosto a disagio. In che modo, però, avrebbe potuto romperlo senza sembrare brusco?

Si voltò verso l'altro ragazzo, ricambiando finalmente il suo sguardo, e gli sorrise senza alcuna espressività negli occhi.

Aprì bocca per dire qualcosa, ma Jimin lo precedette: «La luce della luna ti fa apparire ancora più bianco di quel che già sei».

Yoongi aggrottò le sopracciglia confuso e replicò: «Questo è tutto ciò che hai da dirmi? Davvero? Solo questo?». Si stava chiaramente riferendo alla discussione avuta in sala musica qualche giorno prima, nonché motivo per il quale adesso si trovassero lì. Dannazione, quanto mi fa imbestialire questo ragazzo.

Jimin fece spallucce e incrociò le dita attorno alle ginocchia, per poi rispondere: «Beh, sì... Tu, invece, hai qualcosa da dirmi?».

«Sono uno di poche parole, lo sai. Preferisco ascoltare».

Il più piccolo tornò a distendersi sul prato, evidentemente noncurante del fatto che esso fosse bagnato e che i suoi vestiti si sarebbero ridotti a uno straccio, incrociò le braccia dietro la testa a mo' di cuscino e disse: «Allora restiamo in silenzio».

E Yoongi che voleva parlare un po'... mai che gli risultasse facile avere un dialogo con quel ragazzo. «Non lo trovi un po' imbarazzante?», insistette infatti lui.

Ma Jimin sorrise sfacciatamente, guardandolo dal basso, e spiegò: «Non se sei con la persona giusta».

E a quel punto il ragazzo non seppe in che modo replicare, in parte perché dovette nascondere le guance arrossate dall'imbarazzo e in parte perché il ballerino, in fondo, tutti i torti non aveva: il silenzio era un dolce suono che poche persone erano in grado di apprezzare, e trovare qualcuno che la pensasse così non era affatto semplice.

Così Yoongi decise di imitarlo, distendendosi accanto a lui e perdendosi in quel mare infinito di stelle.

Jimin era una persona complicata da decifrare: il ragazzo l'aveva appurato da tempo, forse già la prima volta in cui l'aveva visto piangere da solo in quella sala, nel silenzio assoluto. Ma più i loro dialoghi si approfondivano, più veniva a conoscenza dei suoi lati più oscuri, benché di lui sapesse in realtà poco e niente.

Avrebbe tanto voluto conoscerlo meglio, una curiosità che raramente gli suscitavano le persone: semplicemente perché Jimin non era affatto come gli altri. 

Restarono in quella posizione, ad assaporare quel silenzio quasi assordante – ma piacevole – per un tempo indeterminato.

Fece per accendersi una sigaretta, per distendere i muscoli e sprofondare nella pace assoluta; ma ancora una volta fu fermato da Jimin, che gli toccò un braccio e lo esortò: «Dai, non fumare».

Yoongi girò la testa per guardarlo male e rispose: «Tu devi fare pace col cervello».

«Solo perché quella sera ti ho detto che il fumo ti faceva più figo non vuol dire che tu debba farlo. E ricorda che mi infastidisce».

«Ma siamo all'aria aperta!».

«Non me ne frega un cazzo! Tu quando sei con me non fumi, fine della storia».

Moon's Serendipity ~ YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora