Yoongi
Tempo fa, quando rifiutava qualsiasi tipo di contatto umano, quando declinava gli inviti che i suoi “amici” gli rifilavano per uscire con lui, trovava le interazioni umane alquanto seccanti – e poi erano tutti etero, sarebbe stato troppo faticoso averci a che fare.
Preferiva restare a casa, magari con Namjoon e una birra da accompagnamento, a sentirlo lamentarsi del tizio della sua classe che continuava a chiedergli in prestito le penne e si dimenticava di restituirgliele: un tipo davvero rumoroso, dal sorriso raggiante e la voce stridula – e che metteva l'ananas sulla pizza. Eppure, col tempo, sia lui che Yoongi (il quale lo conobbe soltanto al primo anno di università) impararono a conviverci, fino a non poterne più fare a meno.
Beh, il problema era che adesso i suoi amici non c'erano e Yoongi era rimasto completamente solo, a combattere contro la noia e l'insistenza dei suoi genitori di venire aggiornati riguardo la sua vita scolastica e privata, senza effettivamente sapere che entrambe stessero andando a rotoli; suo padre si limitava alle domande di circostanza, facendo spallucce laddove Yoongi dimostrasse di non voler essere scocciato, ma sua madre... Dio, sua madre era una specie di demone: riusciva ad estrapolargli la verità con la sola forza del pensiero.
Uno dei motivi per cui era felice di essere tornato era il suo cagnolino Holly, che non appena l'aveva visto si era fiondato tra le sue braccia, riempiendolo di baci e coccole: era un barboncino marrone, così piccolo da poter entrare in una scatola per scarpe; suo padre glielo regalò per il suo dodicesimo compleanno, forse il dono più bello che un bambino potesse ricevere, una compagnia che non lo avrebbe mai abbandonato.
D'altronde era stato Yoongi ad essersene andato, ma come avrebbe potuto portarlo con sé?
E poi c'era il suo caro e vecchio pianoforte, impolverato ma sempre bellissimo. Quello a cui aveva pensato quando gli aveva dedicato quella melodia si era avverato: adesso Yoongi, per quanto fosse un tappo, era diventato più alto di lui, ma questi aveva conservato la sua maestosità e rimaneva una delle poche cose che il ragazzo amava.
Attese che i suoi uscissero di casa per sedersi, accordarlo e suonare, e nel momento in cui le dita vennero a contatto con quei tasti ingialliti dal divenire immutabile, una scarica di benessere, ma allo stesso tempo di nostalgia, lo invase completamente: quel pianoforte marrone era il suo primo e unico amore.
La musica era l'unico mezzo che aveva per esprimere se stesso e per raggiungere, seppur in modo effimero, la tanto agognata serenità, a cui ormai stava quasi per rinunciare; perlomeno aveva rinunciato a ricercarla nelle persone, solo fonte di delusione.
Si era sentito – e tuttora percepiva quella sensazione – usato dall'unica persona che in quel periodo morto era stata in grado di scombussolare la sua monotonia, rendendola unica; perché lui con Jimin stava bene, maledettamente bene, e si sentì un idiota al pensiero che, malgrado tutto, gli mancasse terribilmente.
Sì, gli mancava, e si era pentito di non aver fatto come gli aveva suggerito Namjoon: baciarlo e basta, senza chiedere. Magari così il ragazzo avrebbe capito che Yoongi se lo meritava quel dannato bacio, perché non era una persona come tante altre, perché lui provava davvero qualcosa, qualcosa che non si sarebbe mai azzardato a chiamare amore, ma nemmeno amicizia.
Era qualcosa che lui aveva sempre definito “Tenere eccessivamente a qualcuno”.
Per quanto si vantasse di conoscere un minimo quel mondo sudicio e crudele, c'era una cosa che non si era mai sforzato di comprendere: la forma più pura dell'amore.
Forse lui e Jimin non avrebbero mai raggiunto un tale livello di intimità, forse le strade per il raggiungimento della serenità erano due rette parallele destinate a non incontrarsi mai... ma di una cosa Yoongi era quasi certo (o forse era la sua mera immaginazione, l'ennesimo film mentale): c'era qualcosa tra di loro, che non riusciva a spiegare a parole; qualcosa di diverso dall'amore, dall'amicizia e da qualsiasi altro sentimento. Qualcosa di inspiegabile, ma necessario.
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Moon's Serendipity ~ Yoonmin
Fiksi Penggemar«Perché piangevi?» «Quando?» «La prima volta che ti ho visto... tu stavi piangendo. Avevi le braccia allargate e lo sguardo perso e ho pensato che stessi per spiccare il volo o per precipitare nel vuoto. Ed eri bello, tanto» «Non è importante, Yoong...