CAPITOLO 33

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Jimin

Le terme si trovavano solo a pochi metri dalla spiaggia – tipo bungalow da campeggio. Il complesso comprendeva una serie di edifici e di esterni piuttosto ampi, tra cui i giardinetti, gli alloggi in cui i clienti a volte pernottavano (tra cui anche i ragazzi) e le varie aree di cui un complesso termale deve necessariamente disporre, ovvero piscine, idromassaggio, centro massaggi, eccetera; sulla stessa strada c'erano un bar ristorante, un supermercato e una serie di ville da ricchi. Dunque i due ragazzi non dovettero fare molta strada prima di giungere a destinazione.

Il profumo della distesa salmastra era inebriante e il rumore delle onde che si infrangevano sulla riva gli rammentavano le melodie che suonava Yoongi in sala musica: sapevano di casa. Forse dare alla sua musica quella definizione poteva sembrare azzardato, ma a lui quel pensiero piaceva, e del resto non gli importava nulla.

I due si sfilarono le ciabatte per camminare più comodamente sulla sabbia; era quasi strano non ustionarsi i piedi e correre alla ricerca dell'ombra sotto gli ombrelloni altrui.

«Allora? Sei riuscito a prenderti il letto singolo?», domandò Jimin, passandosi una mano fra i capelli e pensando che stare fuori a quell'ora, con tutto quel vento, non fosse proprio una scelta saggia.

L'amico mostrò un sorriso a labbra serrate, quasi inquietante, per poi rispondere: «Li ho minacciati di morte qualora non l'avessero fatto».

«E ti hanno pure creduto?».

«Quando voglio, so essere spaventoso».

«Ma davvero?». “A me sembri più un gattino rabbioso”, pensò il ragazzo, ma questo forse era meglio non dirlo ad alta voce.

«E poi con Hoseok basta minacciarlo di tenere la luce spenta durante la notte e si sta zitto».

Jimin sorrise divertito e chiese: «Davvero? Ha paura del buio?».

«Ha paura di tutto».

Stavolta, invece, scoppiò a ridere, inevitabilmente cadendo con le ginocchia nella sabbia e sentendosi anche un po' in colpa.

«Smettila di ridere», lo redarguì Yoongi, che in realtà si stava trattenendo con molta difficoltà.

Il più piccolo cercò di calmarsi reggendosi al braccio dell'amico, il quale rischiò di cadere con lui, ma che riuscì a reggersi per chissà quale miracolo della fisica.

«Hoseok nel letto matrimoniale con Namjoon... quanto potranno mai resistere senza prendersi a capelli?», si domandò Jimin, che cercò di togliersi la sabbia da sopra ai pantaloncini.

«Faranno a gara a chi butta prima a terra l'altro», rispose Yoongi, guardandosi le unghie con indifferenza, quella di qualcuno che si era tirato fuori da una situazione scomoda giocando con le debolezze altrui.

I due iniziarono a passeggiare lungo la riva; Jimin amava la sensazione dei piedi che affondavano nella sabbia e la brezza notturna che gli accarezzava il viso. Il mare non era né calmo né agitato, e la luna si rifletteva nelle onde e nei capelli corvini di Yoongi, dipingendoli di una sfumatura blu notte, dello stesso colore del cielo stellato.

«È come quando passeggiamo al parco alle tre di notte», osservò Jimin, stringendosi nelle braccia nel tentativo di riscaldarsi. La luna piena era così luminosa da non necessitare dell'aiuto delle luci artificiali per compiere il suo lavoro (non che al parco ce ne fossero di funzionanti).

«Ti sbagli, Jimin», precisò subito Yoongi, ponendo fine alle sue certezze. Sempre a puntualizzare.

«Perché? Il cielo è sempre lo stesso, ovunque tu vada», rispose lui contrariato.

Moon's Serendipity ~ YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora