Jimin
Park Jimin aveva la tendenza a ricercare del buono in ogni cosa, anche dove c'era una palese prevalenza di marcio; ma ciò, spesso e volentieri, lo rendeva troppo ottimista e, di conseguenza, tendente all'assentarsi, perché in questi momenti si sentiva libero di fluttuare nel suo mondo pulito e libero dalla corruzione.
Ben sapeva che il mondo reale era tutt'altro, e forse era proprio questa consapevolezza che, talvolta, sporcava la sua stessa persona, perché, se è vero che in un mondo meramente marcio è possibile trovare una sottile fetta di moralità, così in una persona pura è nascosta una parte contaminata. Ma lui quella parte la teneva ben nascosta.
Il mondo funziona per questo, per la complementarietà degli opposti, perché il fuoco, senza l'acqua, non avrebbe senso di esistere, e probabilmente Jimin avrebbe odiato il sole se non fosse esistita anche la luna.
Park Jimin aveva un debole per le cose delicate, come il profumo delle foglie di limone, il lieve tepore delle giornate invernali soleggiate o il tenue colore rosa dei fiori di ciliegio, come quelli dell'albero nel parco sotto casa sua.
I raggi del sole gli sfioravano il viso, regalandogli una dolce sensazione di calore, e i capelli gli accarezzavano la fronte perché mossi da un lieve soffio di vento. Stava aspettando l'autobus per recarsi in facoltà da almeno mezz'ora e la playlist del suo iPod era già a metà, ma Jimin amava la sensazione del sole sulla pelle e, se avesse potuto, sarebbe rimasto lì in eterno.
Alla fermata non c'era nessuno oltre a lui, e ciò lo fece sospettare del fatto che il bus fosse già passato da un po'. Si passò una mano tra i capelli e sbloccò il cellulare per leggere i messaggi: due erano di Taehyung che diceva di avergli tenuto il posto a lezione e di sbrigarsi perché la professoressa era già arrivata, uno di sua madre che gli augurava il buongiorno e un altro ancora di Jeongguk, in cui chiedeva di vedersi al bar con lui e Taehyung nell'ora libera tra la prima e la seconda lezione.
Stava digitando la risposta quando finalmente arrivò il bus.
Trovò posto a sedere vicino al finestrino, così che nel tragitto potesse osservare la stessa via, gli stessi negozi, le stesse persone e la solita monotonia mattutina, o meglio pomeridiana visto che era quasi ora di pranzo.
Dopo circa venti minuti arrivò a destinazione e, una volta sceso dal bus, iniziò a correre, pur sapendo di essere ormai in ritardo.
Arrivò in aula col fiatone e intravide la testa blu di Taehyung nelle prime file. Si guadagnò gli occhi di tutti addosso, inclusi quelli della professoressa, che fermò la spiegazione perché Jimin dovette far alzare tre persone per arrivare al suo posto. Alzò una mano in segno di scuse e si sedette accanto all'amico.
«Ma buongiorno, bello addormentato», sussurrò Taehyung con un sorrisetto sghembo.
«Buongiorno un cazzo, sono stato più di mezz'ora ad aspettare il bus», rispose il ragazzo che si accasciò sulla sedia e si passò una mano nei capelli nel tentativo di ricomporsi.
La professoressa parlava indicando delle scritte sul proiettore e lanciando fugaci occhiate a Jimin, che ancora affannava. Detestava l'ora di inglese, ma cercava sempre di seguirla con attenzione perché se studiava da solo a casa non ci capiva nulla; oltretutto non era il tipo di persona che si distraeva durante le lezioni, perché se l'avesse fatto si sarebbe sentito in colpa.
«Hai letto il messaggio di Gukie sul gruppo?», chiese Taehyung avvicinando la testa al ragazzo per farsi sentire.
«Sì, al bar nell'ora libera, ma non credo di esserci», rispose Jimin.
«Si arrabbierà, lo sai. Ha detto che vuole indietro gli appunti che ha dimenticato da te l'altro giorno».
«Li ho portati, puoi darglieli tu?».
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Moon's Serendipity ~ Yoonmin
Fanfiction«Perché piangevi?» «Quando?» «La prima volta che ti ho visto... tu stavi piangendo. Avevi le braccia allargate e lo sguardo perso e ho pensato che stessi per spiccare il volo o per precipitare nel vuoto. Ed eri bello, tanto» «Non è importante, Yoong...