Capitolo 36: Tunnel

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Sono passati esattamente quattro giorni dall'operazione di Elena ed io non sono ancora riuscita a dire alla mia famiglia nulla riguardo l'amnesia che l'ha colpita dopo l'attacco a quel dannato capannone abbandonato.

Ho cercato il più possibile di passare il mio tempo fuori casa, alternando il mio tempo assiduamente tra spossanti e lunghissimi turni di lavoro ed immense passeggiate in riva al mare per districare al meglio i miei pensieri.

Penso e ripenso di continuo alla chiacchierata fatta qualche giorno fa con la dottoressa Elisa, quella donna con delle piccole pillole di verità è riuscita a dissipare almeno di un minimo il mio stato di totale angoscia, rendendomi queste giornate meno pesanti di come avrei potuto immaginare inizialmente.

La verità è che la cosa più difficile che mi tocca fare adesso, sia osservare Elena da lontano, senza mai spingermi oltre quel limite di confine tra dottoressa e paziente che noi in realtà abbiamo superato da tempo ormai. Forse non lo abbiamo mai avuto quel confine, lo abbiamo sempre messo da parte, anteponendo i nostri caratteri curiosi di scoprire l'opposto nei tratti dell'altra.

Il cielo, in questa mattina d'autunno ormai inoltrato, è colmo di acqua con le sue nuvole scure pronte a distendersi e ricoprire tutta la città. In pochi minuti si crea nel cielo un'enorme tavolozza con svariate tonalità di grigio che si scontrano tra loro creando un gioco di colori che mi ricorda semplicemente lei. Credo di essermi appena resa conto di amare follemente l'autunno.

Sono già passate diverse ore da quando ho iniziato il mio turno in ospedale oggi, ho cercato di rimanere molto più in disparte come avevo promesso ad Elisa, infatti sono passata solo per un fugace controllo trovando Elena finalmente addormentata, credo ormai stremata da tutte le energie sprecate.
Oggi quest'ultima dovrebbe finalmente essere dimessa per sua fortuna, così potrà tornare a riprendersi la sua vita in mano passo per passo.


Durante la mia pausa pranzo mi precipito a prendere un panino con tonno ed insalata da mangiare sulle panchine che danno verso il parcheggio, adoro quest'aria fresca impertinente, pronta a scompigliarmi i capelli spettinando i pensieri che troppo premono le contro le mie tempie.


«Non mi merito più neanche un saluto?» La voce di Laura irrompe nella mia testa, sbucando dal nulla proprio davanti a me.
«Ei ma tu che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?» Sconvolta dalla sua visita, mi alzo correndo a darle un bacio sulla guancia, palesando questo sentimento di mancanza nei suoi riguardi che non posso nascondere.
«Abbiamo avuto un'assemblea, siamo tornati prima ed ho deciso di passare da qui. Sono giorni che non ti fai sentire, comincio davvero a preoccuparmi.»

Ci sediamo entrambe sulla panchina in cui ero adagiata prima del suo arrivo, addento lentamente il mio panino cercando di trovare le parole giuste per spiegarle quello che sta succedendo negli ultimi giorni.

«Allora, vuoi dirmi che ti prende?» Mi accarezza la gamba che ho accavallato sopra l'altra.
«Non è successo niente. Sono solo terribilmente stressata da tutto questo, questa città non mi lascia un attimo per respirare.»
«Beh è strano, non dovresti sentirti meglio ora che Elena è fuori pericolo o mi sbaglio?» Mi chiede attentamente, con un tono delicato ma preciso.
«Ma sì, certo. Semplicemente il lavoro è sempre troppo, più del normale. Lo sai...»
«Allora prenditi una pausa, finalmente le cose ormai sono tornate quasi alla normalità. Ti puoi permettere questa benedetta vacanza adesso no? Anche se non parti, anche se resti qui a casa un paio di giorni a rilassarti un po' sul divano e a rimetterti in forze, sarà comunque benefico per te.»

Mia cognata punta i suoi occhioni verdi dritti verso i miei, sperando in una mia risposta positiva almeno stavolta. Sono mesi che lei e Diego cercano invano di convincermi a staccare un po' la spina dal lavoro e da tutto il resto.

«Potresti almeno dirmi che ci penserai su, no?»
«Sì! Sì certo, ti prometto che ci penserò davvero stavolta. Anzi, hai proprio ragione, chiederò un paio di giorni al direttore al più presto.» Ha ragione, ormai la mole in ospedale non è più consistente come fino ad una settimana fa, potrei davvero optare per un po' di riposo finalmente.

Non ci sono più stati attacchi da parte del clan, che al momento sembra quasi del tutto destabilizzato ed a corto di uomini, Giorgio qualche giorno fa mi ha aggiornata dicendomi che la maggior parte dei loro pezzi grossi adesso si trovano rinchiusi nelle carceri di massima sicurezza del Paese.
Manca davvero poco ormai per poter dire che la guerra sia davvero finita.

Peccato solo che Elena non ricordi della nostra promessa fatta l'ultima volta in cui eravamo noi due, che non ricordi nulla di me. Peccato che nei suoi ricordi ormai non ci sia completamente traccia di me e questo non può far altro che accrescere il mio senso di nostalgia.

«Elena?»

Di colpo la voce familiare di Laura mi riporta alla realtà, si alza di scatto raggiungendo la corvina che si trova ad una manciata di metri da noi accompagnata da sua sorella, intente ad andare finalmente a casa.

Non faccio in tempo a fermarla che si fionda su Elena stringendola in un grosso abbraccio, nel quale quest'ultima non sa neanche dove poter appigliarsi, presa letteralmente alla sprovvista dalla situazione generale.

L'isola senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora