Capitolo 28: Bel sorriso

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Tutto mi sarei aspettata, fuorché lei.

Elena dà una pacca sulla spalla alla guardia e di scatto fissa il punto in cui mi trovo io, cambiando espressione non appena riconosce la mia sagoma.

Ci guardiamo per lunghissimi istanti in silenzio, entrambe disarmate.

«Pensavo dormissi ormai.»

Mi guarda avanzando un passo verso il portoncino sorridendomi impacciata, dio quanto è bella.

«Pensavi bene, ma avevo bisogno di un po' d'aria. Tu non dormi mai, invece?» Le sorrido nel modo più irrazionale che ho, avvicinandomi alla porta del cancello di casa mia.

«Ho finito da poco il mio turno in realtà e avevo bisogno di un po' d'aria anch'io.»
«Curioso direi.»

«Che intendi?» Si avvicina anche lei alla mia porta, poggiando i gomiti sull'inferriata.
«Cerchi un po' d'aria proprio qui di fronte casa mia?» Provo ad intonare queste parole nel modo più delicato possibile, non voglio che risultino un'accusa, spero solo di non farla ritrarre ancora a riccio.

«Semplicemente mi sento meglio sapendo che qui le cose siano sotto controllo, di tanto in tanto mi faccio una chiacchierata con questi due ragazzoni in gamba, per vedere come te la passi.»

Li indica roteando gli occhi verso i due uomini che adesso sono più defilati per permetterci un po' di privacy. Mi imbarazzo di colpo nel sentirla così premurosa nei miei riguardi, defilata ma sempre presente, senza che io me ne fossi mai accorta. 

«Per questo sapevi che qualche giorno fa ho dato di matto in spiaggia, eh?» Chiedo con un filo di imbarazzo, avvicinandomi ancora di più per non essere sentita da nessun altro.

«Intendi quando mi hai, dolcemente, mandata a fanculo?» Aspettava da giorni di potermi rinfacciare questa cosa e finalmente ci è riuscita in pieno sorridendo compiaciuta. Le sue iridi si dilatano, posso vederla visibilmente più rilassata mentre aspetta una mia risposta.

Riesco a percepirla visibilmente più a suo agio adesso. «Dai su, ti sto solo prendendo un po' in giro, sei così bella quando arrossisci.»

Avvampo completamente, altro che arrossire, distolgo subito lo sguardo dal suo cercando un diversivo che possa catturare la mia attenzione, ma per mia fortuna lei torna subito seria e continua a parlare: «In realtà quel giorno mi trovavo da quelle parti a fare la ronda, quando ti ho vista correre via come un fulmine verso casa.
Mi è bastato poco per sapere cosa ti fosse preso.» Scandisce le ultime parole indicando con la testa i due uomini, spiegandomi tacitamente.

«Elena io...»
«Puoi farmi il favore di starmi a sentire per una volta, magari in silenzio?»

Divise ancora una volta da una porta, allunga la mano verso di me carezzandomi la guancia sinistra, il mio corpo risponde al suo tocco senza che io possa gestirlo. Il contatto improvviso della sua mano gelida contro la mia pelle calda mi provoca un brivido lungo tutta la schiena che mi costringe a scrollare via i muscoli.

«Guarda che tu puoi avere tutta la paura che provi, nessuno ti giudicherà per questo, non scappare da quello che senti. Io capisco che questa sia una situazione del tutto surreale e spaventosa, ma tu non devi giustificarti con nessuno. Sappi soltanto che stiamo facendo di tutto per tenere te e la tua famiglia lontani dai guai, voi siete solo vittime di un sistema malato. Se solo potessi cambiare le cose, lo avrei già fatto da tempo credimi.» 


«Elena mi dispiace davvero di averti detto quelle cose l'altro giorno in ospedale, sono stata una stupida. Stavo scappando da tutto questo e non mi sono resa conto di averti fatto solo male, e non lo meritavi affatto.» Stringo la sua mano che ancora mi scalda la guancia.

Si tira su la schiena raddrizzando tutti i suoi muscoli, passandosi la lingua tra i denti mi fissa come solo lei sa fare quando vuole punzecchiarmi. «Lo so che ti manco, cosa credi.»

«Sei davvero una stupida,  guarda che io ero seria!» Rido di gusto a questa sua sicura affermazione, trovando meraviglioso il modo in cui mi stia tirando fuori dal mio imbarazzo con una semplice frase detta al momento giusto nel modo giusto. Sembra che mi conosca da sempre.
Decido dunque di stare al suo gioco e le regalo un piccolo colpetto sulla mano tesa ancora dalla mia parte.

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