Capitolo 13: Sorelle.

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Sembra fatto di proposito ma tutte le volte che mi armo di buona volontà per non pensare ad Elena, qualcosa subdolamente sbuca dal nulla riportandomi la sensazione dei suoi occhi addosso.

O forse qualcuno.  


Sono in spiaggia con Laura e mia madre tutte e tre intente a prendere finalmente un po' di colore, una palla finisce per colpire le mie gambe e mi trovo davanti una ragazza corvina con un costume verde smeraldo intenta a scusarsi e riprendersi la palla.

«Scusami, spero di non averti fatto male.» Ha un sorriso davvero contagioso, genuino ed audace, porta un paio di occhiali da sole scuri che le coprono gli occhi.

«N-no figurati, tieni.» Le dico porgendole la palla, lei mi sorride ancora e sgattaiola via con la palla al piede. La seguo con lo sguardo, rimanendo seduta sul mio telo, quella ragazza ha un qualcosa di particolare, mi ricorda qualcuno.

«Quindi quand'è che partite?» Mi rivolgo alle due donne vicino a me.
«Diego dice tra una settimana circa, dovrai ancora sopportarci un po' cara mia.»
«Vera, mi raccomando non farmi preoccupare mentre sarò via.» Mamma mi guarda con due occhioni dolci che mi fanno sorridere, ricordandomi di quanto gli occhi possano essere il migliore strumento per esprimere i propri sentimenti.


Laura mi fa cenno di voler fare un bagno, così ci dirigiamo insieme verso il mare lasciando la mamma a prendere il sole per bene.
Vicino la riva ritrovo la ragazza di prima, di nuovo senza palla che sbuffa divertita guardando dritto in mare un punto fisso.

Noto che la palla è finita lontana anche stavolta e qualcuno sicuramente gliela sta prendendo visto l'increspatura veloce e retta che si forma gradualmente sul pelo del mare.

«Non riesci proprio a tenertela vicino eh?» Le dico sorridendo una volta arrivate al suo fianco.
«Credimi ci provo, ma oltre ad essere maldestra io stessa, mia sorella non sa mai controllare la forza!»
«Posso comprendere i giochi tra fratelli.» Interviene Laura mentre si immerge davanti a noi.
«Non sembrate sorelle voi due però, dico bene?» Chiede la ragazza incuriosita.

«È mia cognata, e credo che meglio di me nessuno sa quanto due fratelli possano essere tremendi con una palla in mano. L'ultima volta mi hanno distrutto un vaso giocando in giardino.» Ridiamo tutte e tre e ci presentiamo cordialmente, il suo nome è Eva.

Presa dalle chiacchiere fraterne non faccio in tempo a notare che una sagoma femminile con la tanto ricercata palla in mano sbuca alle spalle di Laura dal mare.

Eva corre verso di lei strappandole via con una smorfia buffa la palla, ma la donna rimane stupita quanto me mentre i nostri occhi si riconoscono una volta incontrati.

Elena, ancora una volta, irrompe nella mia vita senza preavviso, stavolta per caso senza dover dare alcuna colpa ai nostri lavori.

«El, ti presento... aspetta un attimo, vi conosciate già o sbaglio sorella?» La più piccola la strattona un attimo divertita per farla ricomporre.
Elena sposta gli occhi da me salutando con un docile sorriso Laura, e poi torna a guardarmi.

«Ciao ragazze. Eva.» Le fa un breve cenno con il capo come a dirle di spostarsi da dove ci troviamo noi per continuare a giocare, come sempre preferisce la praticità alle parole e anche al bon ton direi.

La ragazza alza gli occhiali da sole sulla nuca per guardare Elena, con mio stupore noto che non ha i suoi stessi occhi grigi ma sono di un verde acceso con delle piccole striature gialle, anche il suo è un mix di colori che si sposano perfettamente.

«Ook, andiamo allora, prova a prendermi dai. Ciao ragazze, ci si vede in giro!»
Ci saluta con un grosso sorriso e corre dalla parte opposta cercando sua sorella voltandosi di tanto in tanto. Quest'ultima non tarda troppo nello scattare verso di lei dopo un piccolo accenno di sorriso nei nostri confronti.

Si muove velocemente, agile come ben ricordavo mostrando il suo corpo tonico e costellato qua e là tra segni di cicatrici e tatuaggi su schiena e fianco. Starà sicuramente mettendo la pomata che le ho prescritto l'ultima volta perché il segno fresco sulla pancia è molto meno evidente adesso.

Una cosa però non è mutata per niente neanche adesso. Il modo in cui mi sento spogliare dai suoi sguardi severi, tutte le volte che mi ritrovo fuori dal mio safe place: l'ospedale.
   
«Vuoi stare ancora lì imbambolata o ti tuffi con me?» Riemergo all'improvviso dal mio stato di trance ed assecondo mia cognata tuffandoci velocemente nell'acqua gelida.

«Non sapevo neanche che avesse una sorella.» Dico a Laura dopo aver fatto un paio di bracciate fino alla prima boa arancione.

«Vera tesoro, tu non sai praticamente niente di quella donna, e il vostro rapporto difficilmente è possibile identificarlo come vero e proprio rapporto. Vi respingete a vicenda e quando riuscite ad essere un po' più vicine, qualcosa scatta e tutto si dissolve riportandovi punto e a capo.»

Cerco con lo sguardo quegli occhi grigi nelle vicinanze ma senza alcun successo.

Le due sorelle viste insieme fanno sicuramente un certo effetto, entrambe bellissime anche se la più piccola mi è sembrata molto più loquace ed intraprendente, sembra molto più estroversa di Elena. Forse per la giovane età, o forse per caratteri diametralmente opposti.
****

«Quindi non puoi mancare. Non mi interessa, non ti ascolto più. Metti quel cavolo di vestito e vieni con noi. Vera? Ora.»

Laura mi sta sgridando come una mamma, stasera ci sarà una festa che tutta l'isola aspetta da mesi. Tutta, tranne me, che voglio solo andare a dormire.

«Ma non so neanche chi sia questo Dj di cui parli Lau!»
«Tuo fratello ed io ti uccidiamo se non ti spicci, guarda che bello questo vestito ti starà una favola e poi ci divertiremo promesso!»

Credo che sia meglio assecondarla, hanno già organizzato una bella comitiva di cui io al massimo conosco tre o quattro nomi, dei quali saprei riconoscere forse solo due visi. Indosso un abito blu elettrico e la seguo in auto dopo appena venti minuti.

Non capisco perché ma Diego prende una strada diversa da quella che dovrebbe seguire per andare in quel locale sul mare in cui siamo stati quando ho conosciuto Giulia.

Due istanti dopo riconosco subito una donna bionda uscire dal portone dell'hotel davanti al quale ci siamo accostati.

«Dio santo Vera! È passato quanto, un anno dall'ultima volta?» Scendo di corsa abbracciando Sara, una delle mie più care amiche da sempre dai tempi del liceo.

«Ma cosa ci fai qui, che sorpresa! Che bello rivederti Sara.» Ci stringiamo forte e ci spostiamo in auto. Dopo un paio di convenevoli, durante i quali mi racconta che si fermerà qui solo per cinque giorni visto che la casa di moda per la quale lavora sta facendo dei piccoli lavori di ristrutturazione, arriviamo al locale pronti a divertirci come i vecchi tempi tutti insieme.

Eravamo sempre io e lei, il solito duo che tra ottimi voti e risate stupiva tutti dato che non eravamo lo stereotipo delle secchione dedite soltanto agli studi, anzi durante le lezioni amavamo parlare senza sosta. Nel complesso però, sapevamo tenere un buon comportamento senza mai sfociare nella maleducazione.

Sara è molto più esuberante di me, in me ha sempre tirato fuori la parte più selvaggia ed intraprendente che non sapevo neanche di possedere.

«... insomma ho capito che non faceva per me, così l'ho lasciato, e questo è tutto. Ora sono in vacanza per cinque giorni prima di tornare dentro la mia cara, cupa, grigia Milano.» Mi aggiorna brevemente sul suo ultimo ex fidanzato, appena travolto e lasciato dall'uragano di donna che mi ritrovo a fianco.

«Tu invece, c'è nulla o nessuno che io debba sapere? Eh alt. Non dirmi che lavori e che non hai tempo per nulla perché ti ho sempre dovuto trovare le ragazze io.»

Dio quanto è vero. Non ho mai avuto il coraggio di aprirmi per fare il primo passo, ed effettivamente era lei a riuscire a spingermi verso qualcuna che mi interessava o a farlo notare alla diretta interessata.

«Sara credimi, adesso la tua vecchia amica è molto più spinta.» Dice Laura stuzzicandomi, e Sara invece si porta platealmente la mano davanti la bocca fingendo stupore e approvazione. «Quindi fai strage di cuori adesso eh?? Effettivamente con quel culetto che ti ritrovi tesoro non posso  mica biasimarli!»

«Dio santo smettetela di farmi diventare un peperone. Io vado a bere!» Rispondo scherzando alle due e mi sposto verso il bar in cerca di alcol per reggere alla serata impegnativa che si prospetta. La comitiva si sta riunendo e io non conosco quasi nessuno, peggio di ciò che mi aspettavo sinceramente, l'unico viso a me familiare è Alberto.

Fatico un po' per arrivare al bancone e la fila sembra immensa, a quanto pare aveva ragione Laura, questa serata era attesa davvero da tutta la città.

«Ciao! Ci si rivede!» Eva sta aspettando il suo drink proprio come me ed indossa un vestito giallo svolazzante sotto e trasparente nella parte superiore che non lascia molto spazio alla fantasia.
Devo riconoscere che ha un fisico davvero incantevole, sicuramente meno tonico e slanciato della sorella più grande ma altrettanto attraente e formoso.

«Ciao Eva, sei da sola?» le chiedo dopo aver controllato furtivamente alle sue spalle.

«Sì! Ma non dirlo a mia sorella se la vedi, non vuole che io sia qui!» Ride come una ragazzina che fa i dispetti ai genitori sgattaiolando di notte a loro insaputa.

Prendiamo i nostri cocktails e ci spostiamo verso gli altri, dato che è sola le ho chiesto di aggregarsi a noi per passare la serata.

Qualche breve presentazione di gruppo seguiti da sguardi inquisitori di Laura e Sara e come se non bastasse mio fratello che mi guarda ammiccando sperando che Eva sia in una mia possibile "conquista" della serata.

Mentre ballo con Eva e Laura, Sara è sparita intenta a rimorchiare più uomini possibili come suo solito. Io invece con la mente divago un attimo ad immaginare Elena mentre sgrida la sorella, con fare noioso ed anche abbastanza pedante. Almeno mi rendo conto che non è strana solo nei miei confronti.

«Come mai tua sorella non vuole che tu sia qui?» Le chiedo alzando la voce cercando di farmi sentire mentre continuo a muovermi a tempo con la musica.
«È la solita poliziotta rompi palle, vede il pericolo ovunque!»

Sara è tornata raggiante per chissà quale conquista, una volta arrivata in mezzo a noi mi prende e mi fa volteggiare in pista. Sono contenta si stia divertendo anche se credo che abbia esagerato un po' con l'alcol dato che comincia a non avere molto controllo dei propri movimenti.

Tra pochi istanti scatterà la mezzanotte, ed a quanto ho potuto capire lo "special guest" (come lo chiama Diego da una settimana) inizierà la sua performance proprio per quell'orario, così tutta la comitiva, Eva compresa, si sposta il più possibile a ridosso delle transenne sotto il palco.

Il Dj si fa attendere solo una manciata di minuti per aumentare la tensione di noi spettatori ed infine entra, accompagnato da suoni assordanti e fumi bianchi sparsi nell'aria. La folla è impazzita letteralmente al suo ingresso, e anche io inizio a lasciarmi andare entusiasta.

«È mia sorella, devo rispondere cazzo.»
Eva regge in mano il suo telefono, il display è illuminato con il volto di Elena stampato sopra mentre il caos più totale si dirama in tutta la discoteca. Lei riesce a prendere la chiamata mentre il fuoco corre velocemente lungo la pista dietro di noi.

In un attimo le grida di gioia, spensieratezza ed anche ebbrezza si trasformano in urla di terrore e dolore.

Dopo un boato, seguito da un'esplosione che colpì il bar vicino, stanno tutti scappando da tutte le parti in cerca dell'uscita più vicina. La musica cessa rapidamente ed uno strano silenzio angosciante investe tutti i presenti.

Mentre corro verso un posto sicuro, scorgo diversi corpi inermi senza vita giacenti a terra. Chiunque abbia fatto tutto ciò, è colpevole, anche stasera, di troppe morti. Diego velocemente mi scambia un'occhiata di intesa e comincia a spingerci verso un punto da lui individuato

Eva rimane un attimo imbambolata con il telefono sospeso in aria e la chiamata aperta, si sente una voce roca urlare: "EVA CAZZO, DIMMI CHE STAI BENE!!". La ragazza non sembra riuscire a rispondere così la strattono e la porto con me verso l'uscita.

Una volta fuori dal locale la sua testa è ancora persa chissà in quale altro mondo, ha smesso di parlare e non muove neanche un muscolo facciale. A differenza di Elena non sembra saper gestire queste situazioni complicate. Ecco un'altra grande differenza tra le due sorelle, tra i due antipodi.

Le sirene della polizia sono proprio qui, le sentiamo avvicinarsi rapidamente, seguite da ambulanze e vigili del fuoco.

Noi tutti per fortuna siamo quasi interamente senza graffi, solo un paio della comitiva a me sconosciuta riporta dei tagli lievi sulle braccia.

La polizia sembra aver trovato altre bombe inesplose e le ha disinnescate tutte in pochi minuti con l'aiuto degli artificieri.
Dall'ingresso della discoteca proviene una nube scura, dalla quale sbuca Elena, annerita sia dal fumo che dalla rabbia.

Si dirige verso Eva con lunghi passi, e un'espressione carica come un elettrodo in volto, mutevole ed ingestibile come sempre.

«Ti avevo supplicata di non andare in posti affollati.» Inizia a parlare ma il suo tono muta notevolmente diventando sempre più pacato e docile. «...per un attimo ho davvero avuto paura di perderti.»

Le due sorelle si stringono dolcemente, anche se Eva ha ancora la stessa espressione vacua e cupa di prima, come se davanti ai suoi occhi ci fosse qualcos'altro.

«Si può sapere cosa è successo?» Diego ancora stordito con Laura sottobraccio, parla con un agente di polizia ad un paio di passi da me e Sara.

«Scusate signori, se qualcuno di voi è rimasto ferito da quella parte trovate diverse ambulanze. Purtroppo è stato un atto terroristico del clan, un evento assolutamente premeditato purtroppo.»

****

Arrivata a casa, la notizia è ormai divulgata in tutti i canali tv, giornali e rete.
  
A quanto pare il clan, adesso con a capo Maurizio, fratello di Maria Marciano, sta cercando in tutti i modi di ottenere vendetta e disseminare paura.

Ancora una volta riaffiora in me l'immagine vivida di Elena distrutta in volto a rendere difficile il mio sonno.






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