Capitolo 12: Fuochi d'artificio

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Prima di arrivare al lavoro, sono passata a prendere l'auto dal meccanico così finalmente non dovrò sciogliermi al sole per andare in ospedale.

Il mio fisico reclama decine di ore di riposo e come se non bastasse ieri sera ci ho messo davvero tanto per addormentarmi dopo le mie ricerche al pc.

Il tetro ospedale oggi è invaso da gente sofferente, manca solo mezz'ora alla mia pausa e mi sembra quasi un obiettivo irraggiungibile.
Le mie gambe mi accompagnano a stento mentre faccio il solito giro tra sala rianimazione e pronto soccorso.

Senza neanche accorgermi dell'andamento rapido delle lancette dell'orologio, la mia giornata passa quasi interamente in sala operatoria, con brevi soste solo per arrivare alla macchina del caffè.

Mezz'ora.

Mezz'ora di libertà al giorno mi sembra davvero insufficiente ormai. Non ho il tempo di fare un pasto completo, né modo di stendere due minuti le gambe.
Decido di bere una bibita fresca fingendomi una turista perduta, distesa sulla panchina sotto l'aria fresca di un albero con la pancia scoperta cercando vanamente di abbronzarmi.

«Dottoressa, vedo che se la gode proprio la sua pausa.»
Salto in aria alzando lo sguardo dietro la mia nuca, dove trovo Elena compiaciuta appoggiata alla sua Alfa Romeo blu.

Ha uno sguardo radioso, non so come faccia a smuovere i miei ormoni semplicemente arcando un sopracciglio.
«Perché sei qui?»
«Sto aspettando Giorgio. E tu invece, come stai?»
Giorgio, giusto. Le chiacchiere da finta amica però, può anche risparmiarsele a questo punto, non me ne faccio proprio nulla.
«Bene. Digli di stare a riposo, ciao Elena.»

Non le lascio tempo per reagire o per commentare in qualche modo, non voglio neanche il suo sguardo grigio addosso. Così entro immediatamente in ospedale senza voltarmi, lasciando alle mie spalle la donna che incasina la mia mente.

***

Sto aspettando mamma e papà per portarli da Diego, stasera ci sarà la famosa grigliata e ho deciso di parlare con Giulia riguardo ai miei non-sentimenti nei suoi confronti, è la scelta migliore da fare.

«Amore mio come sei bella! Ti trovo più in forma sai?» Dice compiaciuta mia mamma stringendomi forte qualche istante per lasciarmi senza fiato. Mamma e papà sono abbronzati notevolmente, solari, con l'aria di chi ha appena finito una piacevole vacanza.

Li trovo così belli e spensierati oggi, vorrei tanto essere come loro, complici di una vita consumata insieme.
Mentre guido nei cinque minuti di viaggio mi raccontano delle chiese barocche che hanno visitato nello scorso week-end entusiasti come due ragazzini alla prima gita scolastica. Posso ufficialmente dire che hanno visto più cose loro in un paio di settimane che io in due anni.

Le strade sono costellate da uomini poco raccomandabili che girano con fare sospetto, come a sorvegliare tutto in attesa di qualcosa.
Ho i brividi solo a guardarli, so che ognuno di loro molto probabilmente nei prossimi giorni me lo ritroverò in sala operatoria.

Siamo arrivati a casa di Diego, ha una villetta a schiera con un giardino immenso dove i suoi due labrador hanno tutto lo spazio per muoversi. Mamma e papà scendono dall'auto dirigendosi, rispettivamente, una da Laura in cucina e l'altro in veranda ad aiutare Diego con la legna per il fuoco.

«Ecco le birre! Le metto al fresco!» Esclamo salutando i padroni di casa e cominciando a giocare con i cani.

«Tesoro, guarda che ho preso! Le tue bistecche preferite!» Esclama Diego mentre comincia ad accendere la brace con papà e Alberto che saluto con un grosso bacio in guancia.
Do una furtiva occhiata a Laura e lei sembra subito intuire il mio intento di parlar un attimo da sole, tanto da portarmi in cucina con la scusa di prendere il resto della carne. «Alberto ha detto che Giulia farà un po' più tardi, ha lezione fino alle venti.» Mi avvisa.
  
«Ah, d'accordo. Beh, credo che dovrò dirle che non sono interessata come lei, non è giusto continuare questa cosa.» Mi guarda come a colpevolizzarmi e non posso che riderle in faccia, so precisamente cosa vuole dirmi.

«È inutile che mi guardi così! Tu sei passata da "non sono fan di Elena" a "però non è stato giusto baciare un'altra davanti a lei il giorno dopo" Come se io la avessi vista! Dico bene?» Come a conferma delle mie parole scoppia a ridere prendendomi il viso tra le mani.
«Non è colpa mia ok? Sarà che sono particolarmente empatica e che mi piacciono le storie d'amore tormentose, ma secondo me le interessi davvero.»

«Non posso stare così, immobile, ad aspettare che lei faccia pace con il cervello. E quando, e se, deciderà di provarci davvero, essere pronta a fare come desidera.»

Sa benissimo che ho ragione infatti non commenta, si limita a sbuffare prendendo la carne dal frigo. «Comunque volevo dirti anche un'altra cosa, ho davvero paura sai? Nei giorni scorsi la polizia ha ucciso...»

«Maria Marciano! Ho sentito! I miei alunni ne parlano tutto il tempo, so che è stata il capo di quel famigerato clan!» Mi interrompe presa dall'adrenalina o forse dalla paura. Papà è dietro di noi e non so bene quanto e cosa abbia ascoltato, ma adesso ci fissa con fare preoccupato.

«Ho sentito parlare di lei, mi sono informato nei mesi passati per tutti questi scontri di cui vi sentivo parlare al telefono. È stata una donna davvero spietata. Dei vecchi colleghi di tua madre, che vivono qui in pensione, ci hanno raccontato cose alquanto difficili anche solo da immaginare.» Papà riesce a parlare con una voce ferma nonostante la paura visibile nei suoi occhi.

«Sì, i suoi affari erano davvero subdoli. O meglio, lo sono ancora perché a quanto pare il suo clan sta portando egregiamente avanti il lavoro lasciato. Quello che volevo dirvi è proprio questo: si stanno smuovendo le acque dopo la sua morte, e restare qui è molto pericoloso. Tu e mamma dovreste tornare a casa fino a che le cose non si sistemino papà.» Tremo quasi, ho una grande paura di perderli, che qualcosa possa accadere loro.

«Vedremo con tua madre quale sarà la migliore decisione cara, non preoccuparti.» Mi sorride e porta con noi le bottiglie fresche dagli altri per cominciare la serata.
Cerco di ignorare le mie paure, di fingere che tutto vada bene nonostante i rumori assordanti che ci sono in lontananza.

Suoni acuti che si infrangono nell'aria, seguiti da brevi bagliore di luce.
Consapevole però, che nonostante la somiglianza con i fuochi d'artificio, nessuno sta festeggiando qualcosa.

Fuochi di rabbia: spari.

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