Capitolo 18: Cambio di rotta.

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La sveglia non è mai stata una tortura così angosciante come stamattina.
Mi fiondo con la velocità di una tartaruga con le zampe anchilosate dentro la doccia, cercando di riattivare il mio corpo con della sana acqua gelida.

Asciugo i capelli arricciandoli un po' proprio come mi consiglierebbe mio fratello, indosso una camicia leggera verde acqua e un jeans chiaro ed attillato, mi guardo allo specchio per controllare di non aver dimenticato nulla e sono quasi fisicamente pronta per un'altra giornata lavorativa.

Prendo la mia borsa e scendo le scale di corsa, afferro una mela al volo e mi ritrovo un attimo immobile davanti alla porta a fissare un bigliettino incastrato sotto di essa.

Vediamoci alle 22.00, davanti la chiesa.

Ripiego il bigliettino e lo metto in tasca, confusa da quelle parole.
Non sarebbe la prima volta che Elena utilizzi questi metodi, mi stupisce solo che stavolta sia battuta al computer e non a mano, si sarà trovata in ufficio e lo avrà stampato.


Che io sappia non ho altri spasimanti, faccio un attimo mente locale e realizzo che finalmente potrò parlarle, o meglio potrò sentire cosa ha da dirmi.
Mia cara Vera, si prospetta una lunga giornata anche oggi.

Il tragitto verso il lavoro diventa un misto di pensieri speranzosi e colpi bassi che la mia mente si auto infligge per non rimanere illusa dalle circostanze ancora una volta. Non sarebbe la prima volta che Elena si ritraesse indietro dopo aver fatto un minuscolo passo verso di me.

Ma è davvero possibile che lo faccia di nuovo? Adesso dopo un incontro ravvicinato, un regalo ed una frase quasi che allude ad un complimento? Non voglio pensarci troppo, voglio riuscire ad affrontarla senza esitazioni né imbarazzi stasera.

Oggi il mio infernale turno finirà proprio mezz'oretta prima dell'orario apposto sul biglietto per mia fortuna o sfortuna, questo è ancora da decidere.

Ancora una volta, ancora un'altra emergenza, l'ennesima corsa in sala operatoria seguita da cuori scalpitanti che cercano solo di sopravvivere lottando contro l'oblio della morte.

Non ho completamente idea di chi possa essere l'uomo sotto i ferri, non ho neanche avuto il tempo di vedere arrivare i parenti affranti, e questa è la migliore cosa per un medico che, senza influenze soggettive, vuole soltanto compiere al meglio il suo lavoro.

Dopo un paio di ore, non con poche difficoltà, riusciamo a salvare l'uomo che sembra adesso riprendere il regolare andamento dei battiti cardiaci, e comincia la maratona dei suoi parenti felici verso di lui.

Luigi ed io siamo seduti in una sala privata sorseggiando del caffè acerbo e rovente, Luisa irrompe nella stanza anch'essa distrutta dall'operazione appena conclusa.
Sorrido alla rossa che si imbarazza un attimo nel vedermi e balbetta un complimento rivolto a tutti noi.

Non è poi così male Luisa, ha un carattere eccessivamente sbarazzino è vero, ma ultimamente ho imparato a riscoprire i suoi modi di fare tra un caffè e l'altro. Non so cosa le sia preso nelle settimane precedenti, ma sono felice che entrambe abbiamo accantonato la faccenda in fretta.
Ammiro molto il suo modo di essere, è sempre pronta a prendere tutto con leggerezza mostrando un sorriso in ogni situazione, e forse è proprio questa la migliore dote che una dottoressa del pronto soccorso possa avere.

Noto con piacere di avere davanti a me due dei migliori dottori che ogni giorno rendono l'aria meno pesante qui dentro.

«Avete visto i nuovi panini del bar? Credo che ne mangerò almeno tre, tra poco.» Confessa Luigi sfilandosi il camice.
«Certo abituato a quello che ingurgiti di solito anche il Mc Donald's potrebbe sembrarti un ristorante pluri stellato!» Lo prende in giro Luisa, e ci dirigiamo tutti e tre strisciando quasi i piedi al bar di sotto.

«Devo ammettere che questo sembra buono dottore.» Ammetto guardando con aria rassegnata la rossa al mio fianco, che sorride e squadra il mio piatto. «Ok, ok, dobbiamo organizzare una bella cena a casa mia, cucino io, e sfido chiunque a dire di nuovo che questi cosi siano cibo vero!»


«Non sarò mica io a perdermi una cena con due belle donne e buon cibo, sia chiaro!» Interviene Luigi facendo ridere di gusto sia me che Luisa, la loro compagnia è davvero piacevole, mi sembra oltretutto di aver lavorato con due perfetti sconosciuti fino ad oggi.

Sono entrambi delle belle sorprese: Luigi, il solito piacione un po' troppo dongiovanni, ma con un cuore d'oro è nato e cresciuto in questa città e non ha intenzione di cambiarla per nulla al mondo; Luisa è qui dal primo anno di università invece e non sembra intenzionata neanche lei ormai a volersi spostare.

Contrariamente da ciò che credevo, non ha la testa ad uscire e frequentare decine di persone ogni mese, piuttosto è molto più attenta alla ricerca della felicità, con o senza una persona stabile al suo fianco.

A quanto pare sono due perfette controfigure dei personaggi che vestono ogni giorno, mi spiace non averli scoperti prima.

Dopo una decina di minuti li saluto concedendomi un po' di tempo solo per me nel mio studio, do un'occhiata al cellulare: scorgo con piacere di avere ancora un quarto d'ora abbondante di pausa.

Lau:
Un altro biglietto? Questa donna è dannatamente misteriosa...mi piace!! Scrivimi i dettagli quando avrete finito!

Ricevo questo messaggio da Laura dopo averle brevemente spiegato la storia del bigliettino, parlarne a qualcuno mi ha resa particolarmente agitata come se prima di palesarlo il "problema" non esistesse realmente.

Stavo per mandare un messaggio anche a Sara che alla fine decido invece di chiamare, che dopo aver saputo di Elena ha cominciato a formulare una raffica di raccomandazioni su cosa Vera non deve fare, come se avesse stilato una fitta e infinita lista mentalmente a riguardo.

Loro la fanno facilissima, come se anche stavolta fossi solo io il problema per far sbocciare o meno un ipotetico qualcosa, in realtà nessuna delle due ha idea di come sia fatta Elena, ed a dire il vero neanche io.

Ragion per cui vorrei che stasera ci sia la svolta che aspetto, vorrei capire altro su di lei, oltre al suo irresistibile e dannato carattere.
Suona così strano che ogni mia disapprovazione nei suoi confronti, alla fine risulti quasi un complimento...

****
Appena salita in auto do un'occhiata allo specchietto retrovisore per un'ultima revisione al mio aspetto, passo un filo di rossetto per sistemare il tutto e metto in moto l'auto, la chiesa si trova a dieci minuti dall'ospedale e la strada sembra abbastanza sgombera stasera. Dallo specchio vedo scintillare il riflesso della sua collana, come a volersi far sentire. Alla radio ho sentito di un altro scontro a fuoco con il clan, stavolta però causato dalla polizia.

La zona limitrofa alla chiesa è interamente al buio, non vi sono né fari né lampioni accesi, e comincio a pensare che in fatto di gusti quella donna non ci sappia proprio fare, forse il regalo è stato solamente un caso isolato.

Accosto, ma preferiscono non scendere dalla macchina spegnendo il motore ma tenendo le luci accese.
Non appena arriverà potremmo parlare in auto dato che questo non sembra proprio un posto troppo sicuro per incontrarsi di notte.

Beh, proprio come immaginavo, sono già le 22.14 e di lei non c'è nessuna traccia. Ci avrà magari ripensato? Non sarebbe così strano da parte sua, emblematica donna instabile.
L'ennesimo cambio di rotta, un altro modo poco carino dei suoi.

Stavolta ha fatto tutto lei però, non le ho chiesto nulla né i giorni passati né oggi e che senso avrebbe, dunque, lasciarmi qui così?
Ho l'impressione che non avrò mai una risposta a tutte queste domande, ma io adesso nonostante tutti i miei sforzi per provarci comincio davvero ad essere stufa di lei.

Ormai sono le dieci e mezza, accendo il quadrante dell'auto e caccio via l'ultima speranza di rivederla quando il vuoto totale si materializza sulla strada tanto quanto dentro la mia mente.
Stavolta, per la prima volta da quando la conosco, non sono arrabbiata.

Mi sento completamente svuotata e rassegnata, come se tutto questo lo avessi inconsapevolmente previsto già nella mia mente. È tipico di lei, non fai in tempo ad abituarti ad un gesto inaspettato e dolce, che la trovi sempre pronta a spazzare tutto via, incurante dei sentimenti degli altri.
Lascia solo un vuoto, una scia grigia come i suoi occhi che trafiggono la mia schiena.

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