Capitolo 6: Siamo pari.

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Sono passati tre giorni dal compleanno di papà, e finalmente sono libera, chiamo subito la mamma e la avviso che tra cinque minuti sono da lei.

«Amore che bello qui, il mare è proprio splendido, l'estate è ormai vicinissima.» Io e mamma siamo andate in spiaggia, il mare è limpido e l'aria è già abbastanza calda.

«Sì, ti va un gelato? Quella gelateria lì di fronte ha dei gusti veramente ottimi, ogni tanto tornando a casa ceno con un bel cono. » Annuisce entusiasta ed io vado a prendere due coni, caffè e nocciola per me, cioccolato e stracciatella per lei.

Ci sediamo sul muretto davanti al mare mangiando compiaciute i nostri gelati, lasciandoci scappare qualche gemito di gioia e bontà di tanto in tanto.

Sono passati tanti anni dall'ultima volta che io e mamma siamo riuscite a passare del tempo per noi, non riesco neanche a ricordarmi esattamente l'occasione. Quando ero piccola era sempre impegnata con il lavoro, donna emancipata in carriera che passava più tempo in tribunale che con la famiglia.

Certo era proprio un'ottima avvocato e su questo non ci piove ma fortunatamente per noi sapeva essere anche una donna, una moglie ed una mamma altrettanto meravigliosa. Quei pochi momenti che riuscivo a rubarle mi riempivano il cuore anche in vista delle sue tante assenze come quasi a volerne farne il pieno.
 

«Quelle fossette lì hanno fatto sempre impazzire il tuo papà, ti si formano tutte le volte che la tua mente divaga allontanandoti dalla realtà. Qualcosa non va tesoro?» Interrompe i miei pensieri mentre mi pulisce il mento che ovviamente si è sporcato mangiando il gelato, sono proprio un disastro.

«Stavo pensando a quando ero piccola mentre aspettavo che tornassi a casa così da raccontarti tutti i miei problemi esistenziali da ragazzina ma tu con la tua calma e pacatezza sviavi ogni mio dubbio rassicurandomi sempre. A volte vorrei la tua calma mamma. »

«Tesoro mio, questo lo hai preso da tuo padre. Tu sei sempre stata più una con la testa tra le nuvole. Penso che anche tu, a modo tuo, hai ereditato da tuo papà il gene dell'inguaribile "fanciullino" solo che sei donna e ti sai destreggiare meglio di papà e Diego!»

Rido di cuore a quelle frasi, è proprio vero, sono un'eterna, goffa bambina. Mi stranisce sempre vedermi professionale e composta sotto il camice, quasi non sembro io, è la bellezza del mio lavoro.

«A proposito di inguaribili adolescenti e di grandi amori. Non mi hai ancora detto se c'è qualche donna che ha rapito il tuo cuore in questi ultimi mesi. Sei grande ormai, l'ultima fidanzata è stata secoli fa, è passato così tanto tempo tesoro...» La interrompo sbuffando qua e la, non mi andava ancora quel discorso.

Se solo lei sapesse che l'unica donna a cui ho chiesto di uscire ha un carattere incredibilmente fastidioso!

«Mamma, ti ho già detto che non ho tempo ok? E poi non la cerco neanche una compagna...» Davvero?

«Certo, sia mai ferire di nuovo il tuo cuore...» Oddio. Lo fa sempre!! Guardala: calma e pacata ma trafigge peggio di una lama!
«Oook, comunque c'è qualcuno che mi fa la corte non ti credere!» Dico tirandomela un po' per sdrammatizzare.
«Beh sei una gran bella gnocca non era quella la mia preoccupazione! Dico solo che fai di tutto per evitare di soffrire ancora. E appunto, allontani chiunque ci provi. Mettiti in gioco ogni tanto dottoressa.»

Finisce quella frase alzandosi, mi porge una mano sorridendo e ci dirigiamo in auto verso casa. Non ho voglia neanche di replicare.

Il tragitto è scorrevole, silenzioso ma pieno di parole sottese mentre canticchiamo con l'autoradio in sottofondo. L'aria è arida quasi non si respira, fermo l'auto al semaforo rosso davanti la casa dove qualche sera fa degli uomini si stavano picchiando, mi passa per la mente una sensazione strana, quasi come un dejavu.

D'un tratto esce da un recinto un'auto a tutta velocità che mi prende in pieno il parabrezza.
Dio che botta! Guardo subito al mio fianco: mamma sta bene è solo sconvolta dall'urto, per fortuna entrambe indossiamo la cintura di sicurezza.
Un uomo è alla guida di quella vettura, riesco a guardarlo negli occhi marroni mentre estrae una pistola e la punta velocemente verso di me.

L'isola senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora