Capitolo 10: Fumo negli occhi.

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Ancor prima di aprire gli occhi allungo una mano per cercare il corpo della bellissima donna con cui ho dormito. Stranamente non trovo nessuno a riempire il palmo della mia mano ed il lenzuolo è molto fresco, sintomo che non è scaldato da un po'.

Apro subito gli occhi ma non vedo nessuno, Elena non è qui.
Faccio una veloce ricognizione della stanza con lo sguardo e scendo al piano di sotto dove noto subito che i suoi vestiti non ci sono più, vicino la porta d'ingresso c'è un biglietto ripiegato.


Ho avuto un'emergenza.
Mi spiace, ma non aspettarti di più da me.
Io non posso darti altro, davvero.
Scusami.


Non so se ridere o inveire contro di me, perché in fondo dal primo momento avevo notato che qualcosa non andasse in lei e mi sono ostinata a provarci. Forse ha fatto bene ad andare via così, senza neanche farsi sentire.

Un'altra stupida frase inutile da ribattere non mi andava, meglio adesso del resto. Non posso comunque pensare di essermi illusa davvero ieri sera, o forse farei meglio a dire stanotte, poco fa. I suoi capelli che mi solleticavano le spalle mentre mi stringeva a se, mi avevano fatto credere in qualcosa di più, magari una svolta.

Riesco a distinguere note di dissonanza anche stavolta nei suoi gesti, fino a qualche ora fa era stretta al mio corpo come se fosse l'unico rifugio in cui i suoi pensieri non potessero arrivare adesso invece mi resta un biglietto senza arte né parte e un grande senso di umiliazione ad invadermi l'anima.

Per fortuna prima o poi gli occhi li apriamo tutti, e i nostri pensieri con i loro diritti di sequela, non ci lasciano mai in pace ricordandoci che non andranno via fino a quando non saremo noi a mettere un po' di chiarezza ai nostri oblii.

Vado dritta in doccia a darmi una ripulita, decido di pensare ad altro  dando maggiore importanza al mio aspetto fisico che trascuro troppo ultimamente.

Penso a mio fratello che da sempre mi preferisce quando porto i capelli più mossi, secondo lui mi fanno più attraente e sensuale.

Decido di accontentarlo e boccolo dopo boccolo mi rendo conto che non ha poi tutti i torti.
Sarò anche imbranata ed impacciata, però in quanto a bellezza non penso che qualcuno abbia da ribattere, ad eccezione del mio imbarazzo con cui devo sempre fare i conti.

La mia acconciatura adesso è pronta, i capelli biondi e mossi ricadono allegri sulla mia schiena, un filo di rossetto di un tono tenue mi rende le labbra più grandi.

Oggi fa davvero caldo, ormai l'estate è arrivata richiamando con se tutte le sue peculiarità ed io posso finalmente indossare un vestito blu con una scollatura a barca che ho preso con Laura qualche settimana fa.

Mentre mi dimeno a cucinare i pancakes, ricevo una chiamata di Diego, euforico come sempre.
«Amore buongiorno! Dormito bene?» Amo la sua voce, irradia dentro me un sano buon umore.
«Sì, non vedevo l'ora di sentirti sai? Ho voglia di uscire!» Dico fermamente, e sento la risata fragorosa dall'altro capo del telefono.

«Dio Vera! Ho forse creato un mostro?! Ma comunque per tua fortuna ti chiamavo per chiederti se stasera vuoi unirti con noi a ballare! »
«Finisco alle 21! Ci sto, dove?»

«Tu pensa a prepararti e farti bella, alle 22.30 passiamo noi a prenderti.»
«Perfetto, non vedo l'ora. Ahh, quanto amo l'estate!» Ammetto io ed il suo tono cambiare maliziosamente.

«E poi... C'è una persona che vorrei presentarti sai?»
«E chi sarebbe?» Chiedo infastidita ma con un pizzico di curiosità.
«È la sorella del mio amico Alberto, è una tipa ok l'ho già vista qualche volta. Ah, è bellissima se te lo stai chiedendo, TRANQUIIIILLA!» Ride come un bambino malvagio e mi lascio scappare un rimprovero neanche troppo sentito. Chi se ne frega, ho bisogno di uscire!

«Ci vediamo stasera scemo!» Chiudiamo in fretta la chiamata, ho già finito di mangiare, raccolgo il mio laptop e vado a fare una passeggiata in spiaggia dato che ho qualche ora prima dell'inizio del turno.

La spiaggia è davvero incantevole qui, a volte mi chiedo come io abbia fatto a passare quasi tutta la vita senza il fruscio del mare e i chicchi di sabbia dentro le scarpe, che anche se inizialmente sono un po' fastidiosi poi non riesci a fare a meno di giocarci e passarli tra le dita ripetutamente.

L'isola senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora