Capitolo 11: Un mare in tempesta.

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Sono le otto in punto, io e Laura siamo al bar all'angolo della strada per fare colazione insieme dato che entrambe oggi iniziamo a lavorare alle dieci, lei tra una settimana va in ferie finalmente, le mancano solo gli ultimi scrutini.

Non ho più avuto modo di parlare con lei da quando quattro giorni fa siamo state in discoteca, avrei voluto scriverle ma le mie giornate sono state davvero piene a lavoro con turni abbastanza scomodi.

«Due cappuccini e due cornetti alla crema, grazie.» Dice gentilmente lei alla cameriera che si sposta con grazia tra i tavoli quasi tutti occupati. Il bar è molto carino, ha una bella veduta sul mare ed oggi la brezza fresca non guasta per nulla.

«Hai più sentito Giulia da domenica sera?» È così seria e non ne comprendo molto il motivo.
«Mm no, non le ho dato il numero. Casomai la vedrò alla grigliata.»

Arriva la cameriera con le nostre colazioni, la ringraziamo garbatamente e addentiamo i nostri cornetti.

«Lau.»
«Sì?»
«C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi?» Domando guardandola dritta negli occhi.
«Veramente sì.» Era ora!
«Non so se hai notato l'altra sera, quando siamo andati in quel locale dopo la discoteca. C'era Elena...» Ho cercato di dimenticare quegli occhi che mi fissavano mentre mi allontanavo in auto.

Occhi che, come sempre, non mi lasciano mai capire le emozioni che provano.

«Beh, me ne sono accorta solo quando stavamo già andando via in auto, sì.» Ammetto facendo spallucce come se non me ne importasse.
«Quando eravamo dentro io la avevo già vista, non ha fatto altro che fissarti per tutto il tempo. Poi tu e Giulia...beh lo sai.»

«Perché non mi hai detto nulla?!» Sono davvero senza parole!

«Che cosa avresti fatto in quelle condizioni? Sono sicura che avresti dato di matto o cercato di farla ingelosire.» Dice secca, non ha torto però, anche se non riesco a sentirmi meglio.
«Voglio solo dire...so che hai detto di non volerne più sapere e hai ragione, lo capisco, però, quando ti ha vista ho notato un sorriso autentico quasi speranzoso, ma quando tu e Giulia vi siete baciate non ho potuto non vedere i suoi occhi diventare...non so neanche come definirli. Un mare in tempesta!»

Percepisco quasi un lieve senso di dolore, come se avessi ferito me stessa sapendo esattamente di che sguardo stesse parlando Laura.

«Sono andata da lei.» Dice improvvisamente dileguando ogni mio pensiero.
«TU COSA?!»
«Calma. Avevo bisogno di parlare con questa donna che tanto ti rende matta.» La fisso, non ho nulla da dirle, così lei continua.

«Abbiamo parlato poco, più che altro rispondeva con mono sillabi senza staccare gli occhi da te. Le ho detto che sapevo del biglietto e lei mi ha risposto semplicemente: "Spero che quella lì la faccia stare bene." Ho provato a chiederle il perché delle sue azioni, perché sembra che tu le piaccia sul serio ma non riesce a farsi avanti.»

«Laura, io non so che dirti... Giulia sicuramente è davvero carina, e credo anche di essermi approfittata un po' della situazione l'altra sera. Ogni volta che mi baciava io pensavo ai suoi occhi, so che non è stato carino ma non sono riuscita a dirle di smettere. Ero arrabbiata, ed anche molto ubriaca.»

Finiamo la colazione in silenzio, nessuna delle due sa o vuole ribattere ancora. Sappiamo entrambe che non siamo noi a poter dare una vera soluzione a tutto ciò.

«Ti chiamo io se so qualcosa per la grigliata di domani ok?» Ci separiamo con un caloroso abbraccio sentito da entrambe, ed io la ringrazio perché so che in fondo si è comportata davvero come una sorella.

***

L'ospedale è il miglior posto in cui rifugiarsi quando ci si vuole liberare la mente dalle proprie paranoie.

C'è sempre qualcuno di cui occuparsi dimenticando i tuoi futili problemi.
Penso molto a ciò che ho appena saputo, e cerco di metabolizzare tutto il più in fretta possibile per non rimuginarci troppo durante il mio turno.

So che dovrebbe essere normale per una dottoressa che lavora in pronto soccorso, ma in questa città, ci si abitua alle sirene fin troppo facilmente.

Ad ogni ora del giorno e della notte la quiete è interrotta da sirene in lontananza che si avvicinano con prepotenza e indifferenza.
È come se nessuno volesse fare troppo caso a ciò che succede lì fuori, tutto è lasciato all'inerzia del disordine.

L'isola senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora