Capitolo 16: Incanto

444 33 9
                                    



Queste mura non mi sono mai sembrate così opprimenti prima d'ora, oggi il tempo si ostina a non passare con il veloce e consueto meccanismo, protraendosi più del dovuto e rendendo complessa anche la più banale delle mie azioni.

Stamattina ci ho messo un po' prima di riprendermi dalla sbornia di ieri sera e soprattutto è stato ancora più difficile togliermi dalla mente l'immagine di Elena, riflessa attraverso lo specchio, che sfiorava il mio corpo con desiderio. Riguardo quest'ultimo evento, prima di uscire da casa ne ho parlato brevemente al telefono con Laura, che pretende di essere tenuta aggiornata neanche se si parlasse della sua serie televisiva preferita.

Dopo una veloce colazione al bar con Sara che, come suo solito molto curiosa ed attenta ai gossip, mi chiedeva chi avessi visto a fine serata da essere così sconvolta, sono riuscita a sgattaiolare al lavoro senza rilasciare troppe informazioni a riguardo.

In fin dei conti al momento non so bene neanche io come affrontare l'argomento con qualcuno che non sia Laura, non so come descrivere la donna che ultimamente non fa altro che dirigere le mie emozioni con un semplice sguardo, come un direttore d'orchestra sa fare con la sua fedele bacchetta.

Sono appena uscita dalla sala operatoria stremata da un lungo intervento in cui, dopo innumerevoli sforzi, io e la mia squadra siamo riusciti a salvare una donna arrivata al pronto soccorso con un'enorme ferita alla schiena.

Una volta ripreso i sensi la paziente ha affermato senza troppa convinzione di essersi accidentalmente ferita cadendo in giardino in mezzo ad arbusti e arnesi vari, ma a giudicare dal taglio netto e dallo sguardo severo del marito il tutto fa supporre altro. Ogni volta che metto piede fuori di qui scene raccapriccianti di questo genere mi si presentano davanti gli occhi, ed ormai osservo violenza e soprusi quasi con aberrante naturalezza.

Questo sentimento non fa che plasmare il mio carattere, che prima di arrivare in questa città era drasticamente sensibile, riuscivo a piangere ad ogni scena cruenta di un film mentre adesso guardo queste situazioni senza sentirmi troppo spossata. Ah, che strana sensazione notare che la vita riesca a cambiarci nel profondo, lentamente ma non troppo.

Mi do una veloce occhiata allo specchio rammaricandomi mentalmente della mia stessa figura riflessa, a confronto con quella di ieri sera con addosso quel vestito incantevole. Prendo la borsa e sono pronta per raggiungere la mia famiglia, mi compiaccio tacitamente dell'orario modesto in cui questo venerdì io sia riuscita a finire il mio turno e tornare alla vita normale.

La mia auto è parcheggiata in fondo al viale alberato, apro lo sportello e mi siedo goffamente sul sedile lanciando un respiro liberatorio e sprofondando la nuca sul poggiatesta. Do uno sguardo furtivo alla mia roba per accettarmi di avere tutto con me, così infilo e roteo la chiave nel cruscotto facendo illuminare lievemente il parabrezza permettendomi di notare un oggetto che subito attira la mia attenzione proprio all'altezza del mio mento, di fronte a me.

Scendo dall'auto e mi allungo per prendere una piccola busta posta sotto il tergicristalli dal lato del guidatore, risalgo in auto e la apro trovandovi un bigliettino con una calligrafia che riconosco subito senza bisogno di alcuna firma da parte del mittente.

Posso anche non sapere nulla di te,
ma sono certa che ti starà un incanto.

Solo adesso mi rendo conto che dentro la busta c'è anche una collana dorata, una catenina molto aggraziata con un ciondolo dalla forma orizzontale a zigzag e un rombo piatto posto in una delle due estremità. Non ne ho mai vista una del genere, non so se sia un simbolo o se abbia un qualche significato particolare, la tengo un attimo sul palmo della mano per ammirare la bellezza di quel piccolo oggetto tanto strano quanto incantevole.

Per essere emblematica e strana devo ammettere che ha davvero bei gusti, non so come comportarmi a riguardo, rimango eterni istanti in bilico decidendomi se posarla in borsa o continuare a fissarla senza sosta, alla fine prevarica l'istinto di indossarla immediatamente.
È stato un gesto davvero inaspettato, non avrei mai immaginato un regalo da parte sua né un bigliettino del genere dopo l'ultimo che ho trovato in casa mia quasi un mese fa.

Schivando le emozioni ormai impavide dentro di me, accendo la macchina e comincio a fare strada verso casa di mio fratello. Ci sono poche luci stasera, niente di strano ovviamente, ma c'è un silenzio al quale non sono più molto abituata da quando vivo in questa città.

Niente sirene, niente urla, nessun rumore sospetto.
Un gesto inaspettato. Una collana e un biglietto
.
Che tutte queste novità insieme siano un caso?

Casa di Diego è proprio dietro l'angolo, rallento un attimo intenta a fissare le onde che si increspano sulle rocce e ripenso a qualche giorno fa quando vidi Elena in spiaggia che faceva di tutto per ignorare la mia presenza. Adesso sono qui, davanti la stessa spiaggia con un biglietto ed una ciondolo al collo da parte sua.

Questa donna cambia idea repentinamente ed io non ho il tempo né il modo di stare al suo passo, ma la vera questione è un'altra, siamo sicuri che sia proprio quello che voglio?
Fingo di non dar peso a quei pensieri anche se un istinto mi consiglia sempre di evitare di fidarmi troppo di Elena, perché qualcosa presto arriverà pronta per farmi ricredere e sono sicura che mi rimarrebbe solo un pugno di sabbia e l'ennesima delusione.

Raggiungo la mia famiglia, Sara compresa, abbracciandoli uno per uno come se non li vedessi da secoli e mi verso un bicchiere di vino rosso che trovo sul tavolino già aperto, lasciando sprofondare il mio corpo sul divano con un rumoroso tonfo. Papà segue il mio consiglio e mi raggiunge immediatamente con un calice in mano pieno di quel liquido fruttato.

«Com'è andata al lavoro tesoro?» Mi chiede dolcemente mentre appoggio la testa nell'incavo della sua spalla.
«Il solito papà, ormai ho dimenticato il significato del termine noia in questo ospedale.» Soffoco la frase senza abbandonare quella posizione che tanto mi ispira un forte senso di familiarità e sicurezza.

Lascio che il suono della sua voce, narrante riflessioni sulla vita da medico, mi culli senza dar troppo importanza alle sue stesse parole, mentre osservo Laura e Sara confabulare a bassa voce qualcosa sedute sul divano di fronte al nostro.
Sorridono vagamente divertite indicandomi e sbattono i calici in aria mimando un "Scommettiamo" silenzioso sperando forse che io non le veda.

«Ei voi due! Che state facendo eh?» Chiedo divertita sollevandomi un attimo da papà.
«Niente dottoressa! Va tutto bene, non ha bisogno di allarmarsi!» Mi schernisce Sara.
«E allora perché mi guardate così, si può sapere?»
«Nulla, nulla. Bella collana tesoro.» Irrompe Laura con un sorriso sghembo. «Chi te l'ha regalata? Sei stata tutto il giorno in ospedale, no?» Continua lei.
«È stato un regalo di... un paziente!» Cerco di fingere come meglio posso ma l'unica cosa che guadagno è l'attenzione divertita di tutti i presenti, come se non bastasse coronano il tutto le mie gote ormai incondizionatamente rosse.

«Ehi, hai finalmente rimorchiato sorella??»
«Dio, ci mancavi solo tu. Comunque mi è piaciuta e l'ho indossata, tutto qui. Niente di speciale.»
«Sarà. Ma è davvero bella ed elegante, non troppo appariscente ma non passa inosservata, chiunque te l'abbia regalata deve averti inquadrata proprio bene. Chissà poi, che significato avrà quel ciondolo.» Ammette mia cognata spalleggiata da Sara, che ormai non si trattiene più dalle allusioni a diverse fantomatiche donne.

L'affermazione precedente di Laura però, sembra quasi un beffardo scherzo pensando al messaggio sul bigliettino annesso, all'improvviso mi sento invasa dalla voglia di parlare con Elena, di chiederle così tanto che non penso basti una giornata intera per soddisfare le mie curiosità.

Per fortuna irrompe mia mamma cambiando direzione alle conversazioni per me un po' scomode ed io mentalmente la ringrazio con tutta me stessa.

Dopo un paio di bicchieri e risate sparse, finalmente le mie guance hanno trovato pace.
La serata giunge al termine presto anche stasera per me, che ormai stremata mi dirigo a casa reclamando il mio letto come un'ossessa.

L'isola senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora