Capitolo 8: Resta con me!

512 35 9
                                    

Il sole comincia a farsi sentire prepotentemente entrando dalla mia finestra ed obbligandomi ad aprire gli occhi ancora riluttanti a causa della mancanza di sonno della notte appena trascorsa.

Avevo un giorno per riposare ed ovviamente non potevo far altro che sprecare la mia occasione no? Bella mossa davvero Vera.

La mia notte è stata disturbata più volte da due occhi insistenti, occhi che non sembrano sapere  con certezza  quale emozione esprimere, è come se assegnasse la ricerca delle sue espressioni ad una roulette russa per lasciare la decisione al fato.

Decido di alzarmi per fare colazione con due toast e un po' di buona musica per sovrastare ogni pensiero e/o suono esterno. Guardo il led del mio cellulare lampeggiare, segno che ho delle notifiche e  di fatti trovo diverse chiamate e messaggi provenienti rispettivamente da Laura, mamma, Diego ed anche un paio di colleghi che non trovano alcune cartelle cliniche.

Comincio a digitare per rispondere velocemente a tutti tramite messaggi, tranne a Laura, che invece, decido di chiamare subito.

«Amore mio!» Wow, appena due squilli ed ha già preso la chiamata!
«Tesoro, buongiorno! Mamma e papà sono andati a fare un weekend fuori porta, tu invece cosa fai?»
«Ho appena sistemato casa mia cara dormigliona, dato che tuo fratello non staccherà prima delle sette di sera. Hai programmi per oggi? »
«Veramente sì, mi andrebbe di prendere un po' di sole al mare. Ti va di venire con me?»
«Ah! Mi sembra proprio un'ottima idea!! Andiamo su, ci vediamo alla spiaggetta tra quindici minuti.»

Riattacchiamo velocemente il tempo di cambiarci entrambe e di mettere un paio di tovaglie dentro le borse ed il gioco è fatto, posso dirigermi già in spiaggia.
Mentre cammino per strada mi rendo sempre più conto di quanto questa città viva una realtà completamente distolta da civiltà e normalità.

La più completa anarchia è diffusa e visibile sotto ogni suo aspetto, la strada è costellata di rifiuti e vetri rotti come se fosse sempre reduce da un rave party diabolico.

Riesco anche a notare degli uomini che strattonano una donna e la paura mi assale sempre più in questi casi, tentata dal correre a gambe levate o dal gettarmi in mezzo come se avessi le capacità per fermarli.

Più vedo queste scene e più comprendo che, forse, quando lavoro sono fortunata a non essere in giro a diventare la prossima plausibile vittima di queste violenze improvvise dettate ormai, non più solo da alcol e droghe, ma da una mentalità contorta e modificata culturalmente.Per fortuna la spiaggetta è vicina e la raggiungo con velocità mentre noto l'auto di Laura accostare vicino a me.

«Ei eccoti! Ho portato due panini, nel caso volessi mangiare dopo.» Sentenzia come ad indicare contestualmente il mio recente dimagrimento.
«Ottimo dai!» Cerco di mantenere alta la sua euforia e la trascino giù per la spiaggia quasi con forza. «Ho proprio voglia di fare un bagno!»

Ci stendiamo sulle tovaglie pronte a riempirci corpo e mente, rispettivamente di crema protettiva e di pettegolezzi sui passanti come due adolescenti.
Dopo svariati commenti sui costumi delle altre bagnanti e la moda di quest'estate, ecco che Laura scandisce la voce come ad evidenziare un cambiamento di argomento in uno più serio.

«Allora, hai più rivisto quella?» Sì, lo so che ieri sera non vedevo l'ora di parlare con lei della poliziotta, ma adesso non so neanche dove sia finito tutto quell'entusiasmo.
«Elena...» Quasi a ricordarle il nome di "quella". «Sì beh, proprio ieri sera.» Ammetto con amarezza.
«E questo tono che significherebbe? Dimmi che non ti ha trattata di nuovo male perché giuro che stavolta mi vedrà arrivare direttamente al dipartimento!» È così seria che potrebbe spaventare quasi anche me, ma purtroppo è bassa e tenera a tal punto da non terrorizzare neanche un chihuahua.

«Veramente... Sono stata io a risponderle male stavolta. È stata molto gentile con me, forse per la prima volta. Mi ha chiesto scusa per l'auto come se fosse colpa sua e mi ha anche accompagnata a casa visto che avrei dovuto prendere un taxi.»

L'isola senza nomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora