7 - Carter

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<Finalmente a casa> sospiro appoggiando il borsone con tutte le mie cose a terra, la osservo e non potrei essere più felice di essere qua. Questo appartamento mi costa una piccola fortuna ma é proprio come lo volevo, un piccolo loft a Brooklyn, quasi tutto open space, tranne il bagno ovviamente e la camera che é separata dal resto della casa da una porta scorrevole. É tutto come l'avevo lasciato, certo, non é che sia stato via anni ma non me la ricordavo così bella e pulita. Forse Britt ha mandato le sue donne delle pulizie a dare una sistemata, il pensiero che qualcuno sia entrato qui senza il mio permesso un po' mi infastidisce ma so che l'ha fatto senza malizia, spero. Prima di fare qualsiasi altra cosa decido di farmi una doccia, ne ho bisogno per lavarmi via tutto, dall'odore dell'ospedale che mi sento addosso ai pensieri che non mi abbandonano dal discorso di Grace di ieri notte. Mi spoglio e butto tutto dentro la lavatrice, la farò partire più tardi, non mi piace tenere i vestiti sporchi dentro il cesto della biancheria, poi puzza tutta casa. Sono stanco, ho bisogno di una bella dormita, per fortuna ho preso un taxi per tornare, la moto é abbastanza distrutta ed ora l'hanno presa in custodia, nei prossimi giorni la porterò da un meccanico amico di J. Entro in doccia e faccio partire il getto, bollente la voglio. Mi lavo ogni centimetro di pelle, i capelli due volte, dopo venti minuti esco da quel paradiso e mi avvolgo un asciugamano in vita, mi passo velocemente i capelli con un altro asciugamano ed esco dal bagno seguito da una nuvola di vapore. Mi butto nel letto e chiudo gli occhi. Grace. Vedo lei. Sento lei che mi accarezza, perché non l'ho fermata? Perché? Mi mancava il suo tocco? NO, era per non mandare all'aria il piano e farmi scoprire sveglio? SI. Deve essere per forza così, lei é morta per me. Forse. Oh fanculo, Carter, stai ritornando il rammollito di un tempo, tira fuori le palle cazzo. É vero, la mia coscienza ha ragione, ripenso a tutto il male che mi ha fatto e le sue scuse che fino ad un secondo fa avrei perdonato ritornano ad essere solo il niente per le mie orecchie. Mi tranquillizzo all'istante.

Sento suonare il campanello, deve essere Jordi, gli avevo chiesto se poteva andare a farmi la spesa, mi fa male ancora un po' la gamba e non volevo affaticarmi più del dovuto. Mi alzo dal mio letto super morbido e comodo e mi metto boxer, pantaloni grigi della tuta e maglietta bianca a maniche corte, é fine agosto e il sole inizia a scaldare un po' meno. Come previsto é lui, con due sacchi pieni di roba, lo lascio entrare e lo saluto con un veloce abbraccio e una pacca sulla spalla. J mi sorride e appoggia le borse sul bancone della cucina, so che c'é qualcosa sotto perché quando sorride in quel modo, un po' malizioso vuol dire che sicuramente ha visto delle tipe fighe e forse se le é pure fatte. Ma cazzo era al supermercato, é così multitasking il mio amico? Prima che possa chiederglielo mi precede

<Carter, Carter, Carter, mi avevi detto che Grace era figa ma così? Dio mio amico, é una bomba sexy, e quella Lucy poi, ma non la prendeva sempre in giro? Mi sembravano amiche, vabbè stavo dicendo, due bombe sexy al supermercato > guardo Jordan, proprio come immaginavo ha visto due tipe, ma non due tipe qualsiasi e una di loro é Grace. Perché deve sempre essere in mezzo alle palle? Mi irrita sta cosa.

<E sai che cazzo me ne frega di loro, ti rispondo io, niente> rispondo scontroso al mio amico

<Dai C, non credevo ti desse fastidio che la nominassi, e poi sei stato tu il primo a dirmi che era figa, scusa ho capito male > mi sento un po' in colpa per aver risposto così a J, dopotutto non mi dovrebbe dar fastidio sentirla nominare ma da quando l'ho vista in ospedale e mi sono "ricordato" che esiste ed é ancora viva sebbene lei per me non esista più mi ha fatto un certo effetto, devo ancora capire di che tipo però.

<No, scusa tu amico, é che é successa una cosa ieri notte, con lei e non riesco a smettere di pensarci, poi quando ci riesco arrivi tu e la prima parola che nomini é il suo fottuto nome, é come se mi perseguitasse, non sapevo fosse a New York, se l'avessi saputo di sicuro non mi sarei trasferito qua. Che nervoso cazzo.>

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