10 - Grace

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Fisso il menù appeso in alto dietro al bancone ancora indecisa su cosa prendere. Da una parte c'é il semplice cappuccino con il cacao spolverato sopra e dall'altra, invece, il frullato alle banane, cioccolato e burro di arachidi. Devo solo capire in che mood sono oggi e poi scegliere di conseguenza. Alla fine opto per la seconda opzione e dopo aver pagato vado a sedermi al tavolo dove Lucy mi sta aspettando.

<Ci hai messo una vita a scegliere > mi fa notare <Secondo me la cameriera avrà pensato che avevi qualche problemino mentale >

<Non essere così tragica, guarda che scegliere cosa prendere é sempre una operazione delicata. Una scelta troppo affrettata potrebbe farmi prendere una cosa che in realtà non voglio e questo mi porterebbe a lamentarmi tutto il tempo per non aver scelto qualcos'altro > le dico mentre prendo una salvietta dal porta salviette appoggiato sul tavolo. Non capisco chi abbia ideato questo tipo di carta, é del tutto inutile. Non asciuga se per sbaglio rovesci il succo sul tavolo in preda a un attacco di troppo entusiasmo e soprattutto non pulisce bene le dita o la bocca dopo che magari hai mangiato una brioche ripiena di crema, con il rischio di uscire dal bar con i baffi di crema gialla.

<Prima o poi mi farai uscire pazza > mi dice Lucy mettendosi a ridere.

Qualche minuto dopo arrivano le nostre ordinazioni e sono felice della scelta che ho fatto. Adoro il burro di arachidi e mi piace molto l'abbinamento con il cioccolato e la banana.

Sono quasi a metà del mio bicchiere quando Lucy comincia a parlare.

<Sai che ieri mi sono sporcata i pantaloni, in discoteca intendo> chiarisce notando la mia faccia confusa <mi é arrivato addosso uno schizzo di sangue e dopo pure un drink blu, qualche scemo che non riusciva a tenere il bicchiere dritto me lo ha rovesciato addosso> continua lei pulendosi la bocca con uno dei tovaglioli che ho tanto criticato prima. Ieri avevo la testa da un'altra parte, non mi ero nemmeno accorta che i suoi pantaloni non erano più bianchi.

<Ecco ora lo sai anche tu: mai andare ad una festa con qualsiasi cosa di bianco. Mai! Una volta una ragazzina del primo anno per sbaglio mi é venuta addosso spalmandomi il suo bel rossetto rosso sulla manica del vestito che avevo. Non ha fatto una bella fine> dico tirando sù l'ultimo sorso di frullato. Io e Brittany l'avevamo costretta a prendere il suo rossetto e a spalmarlo anche sui suoi di vestiti, tanto per farle capire che quello che aveva fatto a me non era stato per nulla carino. Ora se provo a pensare a tutto quello che facevo ai tempi del liceo rabbrividisco. Ero davvero cattiva, non mi stupisco che molti decidessero di cambiare direzione quando ci vedevano. Ovviamente nel mio percorso di conversione mi sono scusata anche con lei. Le ho regalato un nuovo maglione, simile a quello che le avevo fatto rovinare.

<Pianeta Terra chiama Grace! Oh ben tornata dal tuo viaggio sulla Luna, volo piacevole?> Lucy mi risveglia dai miei pensieri < oggi continui a farti trasportare dai pensieri. Ne vuoi parlare? Di quello che é successo ieri intendo > mi domanda la mia amica. Il ricordo della festa di ieri si catapulta immediatamente nella mia testa.

Lo vedo scappare in bagno mentre con la mano si tiene il naso sanguinante per cercare di non fare un macello per terra. Devo seguirlo per aiutarlo in qualche modo.

Ora sono in bagno sola con lui. Non so con quale coraggio io mi sia messa a pulirgli il naso sporco di sangue. Forse tutta questa forza me l'ha dato lo shot di tequila che ho buttato giù prima della rissa, o forse la mia sindrome da crocerossina che mi fa correre dove vedo che c'é bisogno di cure.

Lui si lascia curare e io gliene sono grata. Lo preferisco di gran lunga quando é in qualche modo gentile nei miei confronti. Odio quando mi respinge, fa male. Noto che mi guarda, a dirla tutta non ha mai smesso di fissarmi mentre lo curavo. All'inizio era abbastanza snervante ma poi mi sono abituata e alla fine é diventato quasi piacevole. Lo guardo anch'io. Il suo sguardo si intreccia con il mio. Come due calamite ci avviciniamo lentamente. Ora siamo a tre centimetri di distanza. Se qualcuno mi spingesse da dietro probabilmente le nostre labbra si toccherebbero. Non voglio tirarmi indietro, se lo vuole deve farlo lui. Poi però vedo che il suo sguardo cambia diventa di nuovo lo sguardo di odio che ormai ho imparato a conoscere. Mi leva le mani che gli avevo appoggiato sul viso e mi dice parole fredde, piene di rancore.

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