Capitolo 59

3.8K 148 27
                                    

Emma
Quando apro gli occhi, la prima cosa che vedo sono le doghe del letto di Marine sopra di me.
Tutte posizionate una dopo l'altra con la medesima distanza, tutto preciso ed ordinato.
È la prima volta che mi sveglio in un posto diverso dalla mia solita e noiosa camera da letto, la prima volta in cui ho faticato davvero tanto per addormentarmi, la prima volta in cui non mi importava se l'ansia del buio mi fosse venuta a cercare. Non mi importava se non sarei riuscita a chiudere occhio o se questa mattina avrei avuto due occhiaie da far paura, non mi importava nemmeno il pensiero di dover essere perfetta agli occhi degli altri.
La sera è passata in fretta, anche perché dopo aver cenato e chiacchierato un po' con le ragazze, sono subito tornata in camera per cercare di studiare le nozioni che ci hanno assegnato ieri.
Altro che anni per impararle.
Da quanto ieri mi è stato raccontato, Johanna ha studiato da sempre medicina...pare che volesse fare il chirurgo, poi però la morte della madre in un incidente le ha bloccato tutti i sogni ma per scelta propria.
Marine, invece, è un po' uno spirito libero.
Uno di quelli che non riesci mai a tenere sotto chiave o sotto osservazione, uno di quelli che non trovi mai nel posto dove lo hai lasciato qualche secondo prima, sempre pronto a scappare e a correre, sempre destinato a qualcosa di unico e raro, sempre pronto a sorridere anche se qualcosa non va.
Durante la cena, l'ho anche scoperta a lanciare occhiate furtive al sergente Blue, pare che l'abbia colpita e a detta sua non succede spesso.
Anzi, pare che non abbia mai avuto un ragazzo in vita sua e su questo siamo uguali.
Le sono piaciuti ragazzi che però le hanno sempre fatto capire quanto fosse dietro rispetto alle altre, le hanno sempre fatto capire quanto lei fosse diversa rispetto a chi differenza sua potesse essere in grado di mangiarsi il mondo.
Alle scuole medie è stata spesso vittima di bullismo e non la biasimo se adesso non vuole farsi mettere i piedi in testa da nessuno, nemmeno da se stessa.
Ci sono così tante persone, con così tanti problemi che a volte penso che le mie disavventure non siano niente in confronto. A volte penso che mi sono pianto addosso per anni senza un vero motivo, senza la consapevolezza che fuori il mondo, fuori la mia gabbia di mura, fuori le parole dei miei genitori...fuori da tutto quello, il mondo è solo un oceano.

Guardo la sveglia posta sul comodino alla mia sinistra e segna le sei e quattro minuti; tra mezz'ora devo trovarmi fuori come ci hanno detto e poi inizia la nuova giornata intensa.
Mi metto a sedere sul letto e mi ricordo solo adesso di trovarmi da sola, Marine ha iniziato molto presto e penso già che il sergente Blue la stia facendo soffrire parecchio.
Mi stiracchio per bene e poso i piedi per terra, sentendo subito una scia di brividi salire fino al collo.
<Non credo che mi ci abituerò mai>, sussurro alzandomi per prendere la divisa posta ai piedi del letto per poi indossarla lentamente.
Quando vedo il telefono sul comodino sono tentata nel chiamare mia mamma, almeno per sapere se le manco o se papà sta bene; ma sono sicura che non risponderebbe a nessuna delle mie domande, anzi, inizierebbe a dirmi qualcosa di terribile solo per farmi sentire piccola e far aumentare quell'ego che nessuno riesce mai a buttare giù.

La mensa è piena come sempre, mi incammino lentamente verso il tavolo del buffet dove dietro di esso si trova una donna che ieri non c'era.
È leggermente baffuta e le guance rosse e piene le conferiscono un'aria dolce e curiosa.
I capelli tinti di viola chiaro sono legati in una coda bassa, mentre sul naso sono posati un paio di occhiali molto sottili e neri.
<Sei nuova?>, mi domanda quando afferro una tazza con del caffè caldo.
Annuisco e guardo il suo sorriso aprirsi sulle labbra mentre io la guardo come un alieno.
Devo cercare di togliermi questa espressione dal viso, non farò mai amicizia con nessuno.
<Prendi anche un muffin, non credo che il caffè basti>, mi consiglia tendendomi un dolce con le gocce di cioccolato che ha un aspetto divino.
<Grazie>, mormoro prendendolo e voltandomi per individuare un tavolo libero in cui prendere posto.
<Buongiorno>, sento una voce vicino al mio corpo e scuoto il capo quando mi accorgo che sono troppo concentrata sulla sala.
Giro di poco il viso e vedo una chioma di capelli arancioni sbucare da sopra una tazza di colore verde scuro.
<Buongiorno>, sussurro portando alle labbra la tazza per poter riscaldarmi con il liquido scuro.
<Il tavolo sulla destra, all'angolo...non si siede mai nessuno lì>, dice poi sorridendomi ed alzando le spalle.
Inquadro la zona e in effetti noto che è vuoto.
Gli sorrido quanto più gentilmente possibile e poi mi dirigo verso esso dove prendo posto ed inizio a fare colazione nel silenzio del mio mondo anche se tutto intorno a me fa rumore.
Osservo tutti in questa sala, tutti che sorridono e che parlano con la persona vicina o quella di fronte.
Dalla porta principale entra il sergente Blue seguito dal sergente Brown.
Sembrano molto simili come persone, anche se uno dei due è più sulle sue. Non so come siano al di fuori dell'orario di lavoro, non so che vita fanno o che vita hanno, quale sia il loro passato.

Un pezzo di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora