Capitolo 89

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Connor
<Come va con Emma?>, mi chiede Blue mentre ritorniamo alla base dopo una giornata di perlustrazione.
<Bene, credo>, rispondo posando il braccio sul finestrino mentre guardo il cielo che oggi è fin troppo sereno. Il sole riscalda i corpi che fino a qualche ora fa erano immersi nel gelo.
<Credi?>, continua mentre ripenso alla sera precedente sul tetto e a quello che ho provato quando era immersa nei suoi ansimi.
Non so se quello che stiamo facendo sia giusto, non so se legarsi in modo così profondo sia qualcosa di accettabile in un posto come questo...non voglio nemmeno che lei si leghi a me senza che io le possa dare qualche sicurezza, il fatto è non riesco a starle lontano, non riesco a non accorgermi di lei.
<A volte penso alle occhiate della madre, a quando sono andato da lei e mi ha trattato come se valessi zero...almeno per sua figlia>, dico sbuffando passandomi le dita sugli occhi come se non riuscissi a tenerli aperti. Non ho dormito granché.
<Che poi non è nemmeno la vera madre>, mormoro guardando Blue ingranare la terza.
<Cosa?!>, domanda voltandosi verso di me con gli occhi sbarrati e con la bocca aperta.
<Non me ne ha parlato bene, ma non è questo il punto>, preciso agitando la mano sinistra in aria come per scacciare questo argomento che mi lega anche un po' a lei.
<E il punto qual è esattamente? Senti, ho visto come la guardi, come la segui con lo sguardo quando si allena, ti ho visto nervoso quando sei tornato perché lei non c'era>, insiste ed io so che ha ragione.
<Non dico che non provo niente per lei o che non mi piaccia, dico solo che forse sarebbe meglio mettere qualche passo di distanza tra di noi>, spiego mentre la testa inizia a scoppiarmi per i troppi pensieri.
<Mi sembra di rivedere me qualche mese fa, anche io pensavo che qui non si potesse avere nessun tipo di rapporto ed invece guardami...Marine è la cosa più bella che mi è capitata in questo mondo e spero di portarla via da qui un giorno e darle quello che merita>, parla con una strana intonazione nella voce.
Lo si sente che è innamorato, gli si legge negli occhi, si capisce dalla voce.
<Mi stai dicendo che devo buttarmi senza nessun rimorso o problema?>, chiedo quasi come volerne conferma da lui.
<Ti sto dicendo soltanto che se quella ragazza ti piace, perché mandarla via senza nessun motivo?>, risponde lanciandomi uno sguardo prima che la radio sul cruscotto inizi a fare qualche rumore come se si stesse collegando con noi.

La afferro e premo il tasto sulla destra.
<Connor alla base, cosa succede?>, chiedo posando la radio sulle gambe mentre Blue come guidato da un sesto senso inizia ad accelerare.
<Sergente...c'è il caos qui!>, urla il ragazzo dall'altra parte mentre mi stacco con la schiena dal sedile e guardo la radio come se potesse teletrasportarmi già sul posto.
<Cosa è successo?>, domando ancora con ansia e con la paura nella voce.
Il pensiero va subito ad Emma e spero davvero che stia bene.
<Due bombe...il poligono è distrutto, completamente...c'erano delle reclute dentro, il tetto è crollato>, spiega urlando mentre qualche rumore sullo sfondo mi fa capire che la situazione è grave.
<Merda...>, sussurro lasciando che la radio cada ai miei piedi pensando a tutti i possibili disastri che possano accadere; tra cui vedere il corpo di Emma sepolto dalle macerie di un edificio.
<Afferra la radio>, mi ordina Blue dandomi una pacca sulla spalla.
Faccio come dice e gliela passo preso dal panico di poterla perdere ancora prima che possa averla avuta.
<Blue alla base, rispondete>, dice continuando a correre per la terra che ancora ci allontana dalla struttura.
Anche a questa velocità, ci vorrà un'ora per arrivare e spero solo che non sia troppo tardi.
<È crollato tutto, macerie ovunque, corpi sepolti...>, continua ad urlare la voce dall'altra parte.
<Iniziate a togliere le macerie e...e pregate che...che non ci siano morti>, mormora posando la testa sullo schienale.
<Stanno bene vero?>, mi domanda poi.
Annuisco e penso di essere positivo.

Marine
Gli occhi fanno difficoltà ad aprirsi, respirare sembra quasi impossibile sotto questa valanga di polvere e di cemento. La testa fa male, credo di non riuscire a muovere un solo muscolo incastrata tra il pavimento ed il tetto che ormai è praticamente caduto.
<Aiu...aiuto...>, boccheggio chiudendo la mano a pugno non volendomi arrendere.
Non voglio morire sotto queste macerie e soprattutto non voglio lasciarmi andare adesso che penso di essere stata fortunata nel non essere stata schiacciata completamente.
Cerco di capire in che stato sono, e se riesco a muovere le gambe e le mani penso che siano libere.
L'ultima cosa che ricordo è che eravamo qui, al poligono, stavamo effettuando degli spari e poi Emma si è fermata d'un tratto...mi ha guardata con gli occhi spalancati e con paura, quasi come se lo avesse capito da allora che stava per accadere qualcosa.
Tutto è successo in un secondo: lo scoppio, il crollo, la polvere, il suono fischiante nelle orecchie.
Poco prima che tutto crollasse, un millesimo di secondo prima dello scoppio, Emma mi spinge verso la porta.
Ho urlato un forte "no" capendo quale fosse la sua intenzione, ma ciò non è bastato poi così tanto...siamo state sommerse entrambe insieme a tutti gli altri.

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