Capitolo 63

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Emma
Quando i pensieri ti affollano la mente, non riesci a dormire, non riesci a chiudere per un attimo gli occhi e lasciar che il sonno venga a prenderti.
Non ce la fai a restare ferma sotto le coperte calde e non ce la fai nemmeno a rilassarti dopo una giornata pesante in cui sentirti urlare nelle orecchie è l'unica cosa che ti fa sforzare i muscoli.
Gli allenamenti si sono intensificati, passo molto tempo al poligono per migliorare la mira anche se su quello devo ancora lavorarci parecchio; il nuoto mi piace, anche se non so a cosa ci serva esattamente...credo per attivare ogni muscolo corporeo e non lasciarne nemmeno uno in stato di fermo.
Inutile negare che la corsa ed il percorso ad ostacoli sono diventati la cosa più divertente ed è come se fossero la mia valvola di sfogo.
Trascorro anche del tempo in palestra, quando non c'è nessuno e quando sono completamente da sola senza occhi che ti puntano.
Il comandante penso che abbia qualcosa in mente, perché da qualche giorno ci osserva in modo strano, ci osserva come se dovesse prendere un'altra decisione, come se noi nuovi arrivati, fossimo le sue cavie da laboratorio per qualcosa di più grande.
È anche vero, però, che i sergenti sono sempre alle nostre spalle.
Ah, pare che tra Marine e Blue le cose vadano bene...se così si può dire eh.
Lui non è un ragazzo molto incline ai sentimenti, si è giudicato un corpo senza un'anima e un po' mi ha fatto pena, mi è dispiaciuto vedere Marine raccontarmelo con un viso triste e sapere anche che non si arrenderà solo perché lui crede di non riuscire a provare qualcosa.
Pare che non voglia aprirsi con nessuna persona in questo posto, tranne che con Connor ed il sergente Scott che abbiamo scoperto di chiamarsi Carl.
Insomma, qui la vita scorre in modo diverso rispetto ad altri posti ed è proprio per questo che non riesco a capire perché i miei non mi abbiano ancora chiamata.

Mi alzo dal letto ed infilo gli scarponi solo per proteggere i piedi dal pavimento freddo.
Prendo una felpa dall'armadio e la indosso, tirando sopra la testa il cappuccio.
In modo silenzioso esco dalla camera e chiudo la porta con estrema lentezza.
Il corridoio è completamente vuoto, senza un rumore, tanto da far paura.
Guardo alle mie spalle ed ho la sensazione che si stia rimpicciolendo, ma so che sono solo strani effetti ottici.
Cammino verso la porta e quando mi trovo nella sala circolare, esco completamente fuori.
L'aria non è poi così fredda e la luna, che si intravede tra le nuvole piene di grigio, illumina quel poco che qui è visibile. Illumina solo una piccola parte di terreno.
Abbasso la felpa sulle gambe nude e mi siedo sul primo scalino della piccola scala.
Di solito dormo in mutande, con una canottiera larga e niente più.
Non mi piace sentirmi piena di cose quando poi mi copro con il piumone. Mi sento soffocare.

Poso il viso sulle ginocchia che avvicino al busto e le racchiudo tra le braccia, osservo l'area davanti a me e mi chiedo cosa ci sia oltre il cancello, cosa ci possa essere oltre questi alberi che ci fanno da scudo.

Drizzo le orecchie quando sento passo veloci venire nella mia direzione.
Li sento sempre più forti e veloci.
Il modo con cui i piedi battono sul terreno, mi dà la sensazione che la persona in questione sia arrabbiata.
Sono pronta ad alzarmi quando vedo una figura venire da destra con lo sguardo basso e le braccia piegate a metà busto...ma poi riconosco i capelli e le spalle, le braccia muscolose ed il mento quasi disegnato con una matita.
Mi rilasso sapendo che è lui e non qualcun altro.
Continua a correre con il capo chino e non riesco a capire se abbia gli occhi chiusi o aperti, sembra sfinito, stanco, arrabbiato; credo che stia portando i suoi muscoli al massimo della sopportazione.

Quando è quasi nella mia stessa traiettoria, afferro un piccolo sassolino davanti ai miei piedi e lo lancio con tutta la forza che ho nella sua direzione facendo attenzione a non colpirlo però.
Il sasso tocca terra e lui si blocca all'improvviso: il respiro veloce e pesante, la fronte sudata, la pelle del viso arrossata per lo sforzo, le braccia posate sulle ginocchia col corpo piegato in avanti, le spalle curve, le gambe tese e gli occhi puntati verso di me.
Le labbra socchiuse per riprendere fiato e le sopracciglia corrucciate.
Le pupille marroni puntate nelle mie, la forma degli occhi che si espande e la luna che sembra adesso stia illuminando solo lui.

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