Capitolo 60

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Emma
Non avevo mai sentito di una festa in una base militare, non sapevo neppure che i soldati in questo posto si potessero divertire. A quanto pare mi sbagliavo.
Johanna ci ha spiegato che queste feste avvengono solo in assenza del comandante, e da ciò deduco che lui non ne sappia nulla.

Guardo Marine scegliere cosa indossare da ormai mezz'ora e non capisco perché ci impieghi così tanto, alla fine non mi pare che sia una festa esclusiva. È solo una serata per staccare dal lavoro della mattina o dell'intera settimana. Pensare solo al lavoro e agli allenamenti farebbe diventare matto qualsiasi persona, anche la più stabile.
<Non so cosa mettere>, mormora per l'ennesima volta prendendo tra le mani un pantalone nero con qualche strappo sulle ginocchia per poi buttarlo sul letto.
<Davvero dici? Hai tanta di quella roba in quell'armadio>, ribatto infilando la salopette in jeans che mi aveva regalato mia mamma e non so per quale motivo non abbia pensato di comprarmi uno di quei vestiti luccicanti che si vedono a quelle cene che si tenevano spesso e a cui ero costretta ad andare.
<Voglio qualcosa di diverso>, mugugna con le mani tra i capelli e a me fa sorridere la scena. È così minuta, eppure non si vergogna di mostrare la vera sé che si comporta ancora da adolescente.
<Tipo?>, chiedo aggiustando la maglia a maniche corte bianca dentro la salopette per poi voltarmi verso di lei che mi guarda con le labbra socchiuse.
<Wow...ti sta davvero bene, eppure è una semplice salopette>, dice e non so se fosse un complimento o meno dato che poi posa una mano sotto al mento e punta lo sguardo su un punto indefinito.
<Grazie...tu non hai deciso ancora? Posso aiutarti, se vuoi>, propongo guardando tutti i vestiti sparsi sul mio letto.
<Mi saresti d'aiuto>, mi supplica sedendosi sul pavimento freddo.
Guardo l'ammasso di vestiti e tra questi, vedo una maglietta con le maniche a sbuffo nera che starebbe davvero bene con una gonna corta che ho portato con me. Non so perché l'ho messa in valigia, ma pensavo che avrei avuto l'occasione di indossarla anche se per me è un po' troppo corta.
<Indossa questa>, le dico lanciandole la maglia in pieno viso senza che lei abbia i riflessi veloci da afferrarla.
<Porgermela no?>, brontola osservandola come si osserva un esperimento di scienza finito male.
<Non brontolare, ho qualcosa per te da mettere sotto>, ribatto prima che possa affibbiare a quella maglia un aggettivo poco carino.
Apro l'anta della mia parte dell'armadio e sapendo perfettamente dove ho conservato tutto in perfetto ordine, trovo subito la gonna che rigiro tra le mani e sento subito il tessuto morbido sotto i polpastrelli.
<Io aspetto...>, sussurra Marine alle mie spalle e sorrido.
<Questa>, affermo voltandomi mostrandole la gonna che lei all'inizio guarda con occhi storti ma che poi osserva con più attenzione e quello sulle sue labbra mi sembra un sorriso.
<Davvero me la presteresti?>, mi domanda alzandosi e venendo verso di me.
Annuisco lanciandogliela e lei questa volta la afferra.
<Che amica, perché lanci le cose?>, chiede poi sbuffando ed iniziando a togliere i pantaloni che indossa per provare la gonna.
<Mi piace>, rispondo alzando le spalle per poi prendere da sotto il letto le scarpe bianche e rosse.
<È bellissima, grazie...ci divertiremo questa sera>, afferma facendo una giravolta su se stessa e credo di averti intravisto le sue mutande bianche.
<Fossi in te non farei la giravolta>, le spiego ridendo alzandomi in piedi per pensare ai capelli su sui non decido di fare granché anche perché ho l'intenzione di tornare presto in camera. Domani non abbiamo giornata libera e non voglio essere stanca.
Ho una classifica da vincere, non voglio essere prima ma nemmeno ultima se per questo.

Qualcuno bussa alla porta e quando Marine mi guarda, io scrollo le spalle per farle capire che non so chi possa essere.
<Avanti>, dice poi la ragazza.
La porta si apre e Johanna fa sbucare la sua testa all'interno.
<Siete pronte?>, ci domanda entrando poi dentro e mostrando i suoi pantaloni neri in pelle che le fasciano le gambe lunghe con sopra un top che le scopre leggermente la pancia mostrando l'ombelico.
I capelli, invece, sono lasciati al caso.
<Quasi, devo solo legare i capelli e poi credo che possiamo andare>, risponde Marine anche per me.
Afferro due ciocche da entrambi i lati del viso e li lego sul dietro con un fiocco in tessuto rosso, lasciandoli sciolti lungo le spalle.
Mi sembra che possa andare bene.
<Emma, sembri una di quelle ragazze di città>, mormora Johanna facendomi subito saettare lo sguardo sulla sua figura.
Faccio solo un piccolo cenno nella sua direzione e poi vengo letteralmente catapultata fuori dalla stanza senza aver avuto il tempo di prendere il cellulare che ormai non uso nemmeno più.
Non ho nessuno da chiamare e nessuno chiama me.

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