Capitolo 41

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Maggy
<Starai bene, hai solo un'infiammazione allo stomaco>, affermo rassicurando la piccola bambina di dieci anni sdraiata sul lettino.
<Va bene, grazie>, dice sorridendo.
<Se vuoi più tardi posso portarti un gelato, Cassidy>, continuo andando verso la porta della sua stanza dove al di fuori si trovano i suoi genitori.
<Al pistacchio?>, domanda unendo le mani.
<Affare fatto>, rispondo sorridendo ed uscendo.

Il telefono nel camice inizia a squillare, lo afferro e leggo il nome di Sofia.
<Maggy>, mi chiama la capo infermiera Carmen.
È una donna sulla cinquantina.
Alta, capelli tendenti al grigio e occhi scuri come la pece.
Più volte, con altre colleghe, le abbiamo suggerito di tingersi i capelli; ma lei ha detto subito di no.
"Sono i segni dell'età", ha detto vantandosi dei suoi cinquanta anni suonati. E devo dire portati molto bene. Ha un suo fascino, e credo che non dipenda dall'età.
<Dimmi Carmen>, rispondo andando verso di lei togliendo dal collo lo stetoscopio.
<Puoi fare un vaccino al bambino che si trova nella stanza 4?>, domanda camminando al mio fianco.
<Lo sai che i bambini sono il mio punto debole>, rispondo sorridendo.
<Tra mezz'ora abbiamo la pausa, non dimenticarla>, mi avvisa sapendo già che potrei saltarla come ho già fatto parecchie volte nelle ultime quattro settimane.
Ho superato tutto.
Lo stupro.
La sterilità permanente.
Il tenente.
Ho superato quella piccola cotta che avevo nei suoi confronti. Ho superato tante cose in questo mese e lo devo solo al mio nuovo lavoro.
Mi piace...mi piace stare a contatto con le persone, mi piace farle stare bene, mi piace alleviare i loro dolori, vederli meno sofferenti.

In questo mese di cose ne sono successe: ho sentito spessissimo Noah e le ragazze. Sembra che per loro la vita non sia cambiata affatto, tutto alla base è rimasto uguale come l'ho lasciato.
O non proprio uguale: la nuova infermiera, Lena, se la cava abbastanza bene. Sofia la fa rigare dritto anche se non credo che ce ne sia bisogno. Sa fare il suo lavoro, è questo è l'importante.
Sempre la mia amica, ha intrapreso una relazione con un soldato arrivato da poco e pare che la cosa vada a gonfie vele. Ally ha deciso che per adesso l'amore non fa per lei, ha deciso di dedicarsi anima e corpo al suo lavoro. Noah e Kayty hanno attraversato una settimana un po' burrascosa data dall'insicurezza della ragazza non convinta che una relazione a distanza sia migliore di non vedersi proprio. Ma adesso è tutto risolto.
Lukas e Cody sono usciti allo scoperto e lui farà conoscere il suo fidanzato ai suoi genitori nel periodo natalizio. 
E poi c'è Thomas. Il ragazzo che mi ha lasciato andare via con l'amaro in bocca. Il ragazzo che immagino ancora fermo sulla porta e che mi saluta. Un saluto che non ha voluto darmi prima. Un saluto che rimane tale.
Nei primi giorni qui a Los Angeles, avevo pensato più volte di cercarlo. Ma a che pro? Ho detto sia a Noah che alle ragazze di non dirmi più nulla che lo riguardasse, non per il non interesse ma perché sapere ogni cosa di lui mi avrebbe fatto solo rimuginare e non mi avrebbe permesso di andare avanti.
Non ho saputo più nulla di lui, di come stesse o di come andasse il lavoro. Nulla. Il niente.
Io non ho cercato lui e lui non ha cercato me.
E non so perché speravo che mi avrebbe scritto, che mi avrebbe cercato insomma. Una speranza che è morta dopo la prima settimana.

<Sei tu il bambino che deve fare il vaccino?>, domando entrando nella stanza.
Trovo un bambino che avrà circa dieci anni che guarda con interesse uno dei disegni appesi alla parete.
E quando vedo un bambino, rivedo subito Connor. Ho chiesto a Noah se poteva farmi sapere qualcosa su di lui, ma ha detto che chiedere informazioni era difficile. Ci avrebbe provato lo stesso però.
<Si>, rispondo voltandosi verso di me e andando a sedersi su una sedia.
<E hai paura?>, chiedo ancora preparando la piccola siringa.
<No, non è il mio primo vaccino>, risponde sicuro di sé.
<Se fai un disegno anche tu, possiamo appenderlo se vuoi>, affermo seguendo il suo sguardo ed iniettando il vaccino.
<Davvero?>, domanda sorpreso.
<Davvero davvero>, rispondo sorridendo.
<Posso venire anche se non devo fare il vaccino?>, chiede scendendo dal lettino dopo avergli messo un piccolo cerotto.
<Si, chiedi di Maggy e verrò da te>, rispondo togliendo i guanti.
Annuisce.

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