Emma
Solitudine.
Quella sensazione di vuoto che ti avvolge quando non vedi nessuno attorno, o quando tu non vuoi che nessuno ti stia intorno.
Si dice che la più grande paura di qualcuno sia rimanere da soli: non avere nessuno accanto con cui poter parlare, con cui poter ridere, con cui poter semplicemente confrontarsi e vedersi diversi.
La maggior parte delle persone ti dirà che la solitudine fa male, che ti fa sentire perso, che ti fa davvero capire quanto sia bello essere in compagnia.
Diciamo che tutti prima o poi attraversano questa fase, tutti la conoscono...chi più e chi meno.
Chi con la solitudine ci ha convissuto per anni e chi, invece, solo qualche giorno.
Alla fine, stare da soli non è poi un male: ti aiuta a lavorare su se stesso, ti aiuta a selezionare le persone e dire che al giorno d'oggi questo serve, ti aiuta a capire anche chi vuole davvero restarti accanto a guardarti mentre te ne stai sul letto con le cuffie nelle orecchie, la musica che ti invade e lo sguardo verso il soffitto...che non ti dirà nulla, ma è come se ti desse pace.<Emma>.
La voce di Marine arriva piano questa volta.
Pare che voglia testare il terreno, come se volesse capire se mi sono rotta a pezzi o se invece ancora resisto.
<Perché non vieni un po' fuori?>, mi chiede sedendosi sul mio letto mentre mi giro su un fianco e mi copro fino al naso.Ieri ho provato a chiamare i miei genitori, un'altra volta.
Non hanno risposto.
Ho richiamato e la segreteria mi ha lasciato in questo stato; non che dovessi aspettarmi il mondo da loro, ma sono pur sempre loro figlia.
Non hanno mai chiamato, mai un messaggio, mai una piccola traccia del fatto che mancassi loro.
Mai un piccolo gesto d'affetto, mai un piccolo sorriso che mi facesse capire che per loro qualcosa conto, che sono più importante della gente.
Ne ho sofferto e ne soffro ancora adesso.
Voglio bene loro, sono i miei genitori e spesso li ho anche giustificati, ho sempre cercato una scusa per il loro comportamento, ho sempre pensato che dietro quella maschera di acciaio ci sia qualcosa di bello.
Ho sempre immaginato che prima che nascessi, loro fossero diversi: camminate al sole, sorrisi, pizza al mare, film la sera in compagnia, abbracci e baci voluti e non di circostanza.La mia fantasia è volata tante volte, ma non è mai atterrata nello stesso punto della realtà.
<Non puoi restare qui a letto per sempre>, mormora agitandomi posando una mano sul mio fianco.
<Eh invece si>, borbotto con la voce sommessa dalle coperte.
<Non devi farti influenzare dai loro comportamenti>, afferma prendendo il lembo della coperta e lo porta verso di sé.
<Perché non sono come gli altri? Perché non...non mi vogliono bene?>, chiedo con la speranza di ricevere una risposta che non sia la solita.
Una risposta che non sia di circostanza.
<Magari avevano altri progetti per te, volevano che magari tu prendessi la loro stessa strada, che diventassi come volevano loro>, spiega Marine ricevendo la mia completa attenzione.
<Ma non sempre questo è possibile, non si aspettavano che tu facessi un cambiamento così radicale, e magari si sono sentiti un po' perdenti>, continua mentre io mi siedo e sposto dietro la spalla i capelli lunghi.
<Non mi hanno mai chiesto cosa volessi fare da grande, quali sogni avessi...>, mormoro vedendo il telefono sul comodino che non emette nessun tipo di suono o luce.
<Non tutti i genitori sono in grado di essere genitori, non tutti si comportano allo stesso modo...e da quanto ho capito, i tuoi sono persone che vogliono avere il controllo su tutto>, conclude ed io annuisco alzandomi e sgranchendomi la schiena abituata alla solita posizione da circa quattro ore.
<Vieni alla festa?>, chiede poi cambiando discorso.
<No, penso che andrò in mensa a mangiare qualcosa e poi tornerò a letto>, rispondo infilando gli scarponi che però non lego.
<Ti prometto che non cadrai in piscina>, mormora affiancandomi cercando di convincermi.
<Non ho voglia di divertirmi>, ribatto guardando l'ora sull'orologio.
Sono quasi le nove e mezza.
<Non ti farebbe male una birra>, afferma poi la bionda facendomi sorridere.
<Non mi piace>, dico alzando le spalle osservando la sua faccia prendere la forma di una smorfia.
<Metti qualcosa di carino e vieni con me>, mi ordina alzandosi in piedi e portando le mani sui fianchi.
<Perché devo mettere qualcosa di carino?>, chiedo ridendo mentre lei è già andata ad aprire l'armadio per scegliere qualcosa da indossare.
<Perché magari farai colpo su qualcuno>, risponde ovvia.
<Io vado a mangiare, ci vediamo più tardi>, la avverto andando verso la porta.
<Ricordati di cambiarti>, grida quando sono già nel corridoio.
È chiaro che non mi cambierò.
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Un pezzo di noi
RomanceCosa succede quando un'anima forte e determinata ne incontra un'altra dura e avvolta dal dolore? Cosa succede quando due occhi si incontrano e decidono di seguirsi per sempre? Quando i sentimenti entrano in gioco in un posto dove essi fanno solo pa...