Capitolo 9

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Thomas
Ally e Priscilla si stanno occupando della matta che ha insistito così tanto per venire con noi in missione.
Non so ancora cosa l'abbia spinta a correre da Noah.
Se solo mi avesse ascoltato.
<Spiegami cosa è successo esattamente>, mi ordina il colonnello nel suo ufficio.
<Sua figlia non mi ha ascoltato, ha fatto di testa sua>, inizio a dire.
<Le avevo detto di rimanere nascosta, di non muoversi, ma lei mi ha ascoltato? Ovviamente no>, continuo iniziando ad incazzarmi.
<Questo è successo perché ha accettato di farla venire con voi>, replica lui mentre si siede dietro la scrivania.
<Questo è successo perché sua figlia non ascolta nessuno>, insisto io.
<Quando l'ho vista muoversi verso Noah, le ho ordinato di tornare indietro ma mi ha ignorato>, spiego mentre cammino avanti e dietro per il suo ufficio.
<Non doveva lasciarla sola, aveva promesso maledizione>, urla lui sbattendo una mano sul tavolo.
<Ho cercato di non farla avvicinare più del dovuto, ma lei ha dovuto fare l'eroina>, sbotto alla fine.
<Vado da mia figlia>, afferma lui alzandosi e andando verso l'infermeria.
Sono ancora sporco di sangue e l'odore inizia a farsi troppo forte per me.
Merda.
Esco da quell'ufficio sbattendo la porta più del dovuto. Arrivo in cortile e vado verso il campo di allenamento.
Inizio a correre, ho bisogno di sfogarmi, di togliermi questo peso di dosso.
Ho bisogno di superare tutto, di ricordare solo le cose belle, di non pensare al sangue, al corpo inerme. Ho bisogno di ricordarlo sorridente.
Vedere quella ragazza inerme, vedere quel sangue che adesso è sulle mie mani, vedere come lottava per non far vedere che soffriva.
Mi ha ricordato me stesso.
Lotto, lotto contro me stesso per non soffrire.
Che di sangue e morte ne ho visti abbastanza, che di un cuore che smette di battere e di un corpo freddo ne ho sentito la debolezza.
Continuo a correre per non so quanto tempo, le gambe fanno male e il respiro è troppo debole e forzato.

<Sapevo di trovarti qui>, afferma una voce familiare alle mie spalle.
Noah.
<Sta bene, si sveglierà presto>, spiega lui facendo riferimento alla ragazza.
<Non te l'ho chiesto>, replico in tono aspro.
<Ma stavi pensando a quello che è successo>, dice lui alzando le spalle.
<Mi è tornato in mente Matt>, ammetto quasi come se parlarne mi fosse di sollievo.
<Lo so, nei tuoi occhi ho visto la stessa paura di quella notte>, sussurra lui mentre inizia a camminare verso l'entrata principale della base.
<Mi manca, vorrei che fosse qui>, continuo con voce spezzata.
<È ancora qui>, replica lui abbracciandomi.
Lo stringo a me come la cosa più cara che ho. Ed è così.
<Perché adesso non vai a darti una pulita eh? Puzzi fratellone>, scherza lui sciogliendo l'abbraccio.
<Riposa un po' ok? Io torno da Maggy>, mi avverte lui mentre io mi dirigo verso gli alloggi.

Dormire.
E chi riesce a dormire.
Sotto la doccia, insapono le mani più e più volte. Ho la sensazione che quel sangue sia ancora sulle mie mani. Come se non volesse andarsene.
E vedo ancora i suoi occhi mentre mi avverte di stare per svenire. Lei che ci consolava, lei che con una pallottola nella coscia ci diceva che non sarebbe morta.
Il telefono dalla camera inizia a squillare.
Metto un asciugamano intorno alla vita e vado a prenderlo.
<Papà>, rispondo.
<Thommy come stai? Noah mi ha appena chiamato>, dice lui in tono apprensivo.
<Sto bene, per fortuna non è successo nulla>, sbuffo sedendomi sul letto.
<Sei sicuro?>, domanda lui ancora.
<Papà, mi è tornato in mente Matt..lo sai che mi manca>, ammetto passandomi una mano sulla fronte e sui capelli che poi porto indietro.
<Devi superarlo Thommy, lui ci sarà sempre. Sarebbe fiero di te>, dice lui mentre sento la mamma che sussurra qualcosa.
Sempre la solita impicciona.
<Passami la mamma, so che è lì>, dico quasi sorridendo.
<Tesoro mio, come sta Maggy?>, chiede lei mentre sento che mastica qualcosa.
Noah le avrà raccontato tutto da perfetto pettegolo.
<Da quello che mi ha detto Noah, starà bene>, rispondo andando in bagno e iniziando a lavare i denti.
<È vero che lo ha salvato?>, chiede ancora lei.
Lo ha salvato..se lei, non si fosse buttata di corsa a quest'ora quella pallottola sarebbe potuta essere destinata a mio fratello.
<È corsa verso di lui quando ha visto che qualcuno lo aveva puntato con un laser>, spiego mentre guardo il mio volto allo specchio.
Sembro un altro.
Non sembro lo stesso ragazzo che ero appena sono arrivato qui.
<È stata coraggiosa>, afferma lei e posso già vederla sorridere.
<È stata stupida mamma>, la correggo io mentre chiudo il rubinetto.
<Sempre il solito burbero, come tuo padre. Santo cielo ragazzo mio>, sbuffa lei.
<Adesso devo andare mamma, vado a dormire adesso. Buonanotte>. Chiudo il telefono e mi metto sotto le coperte.
Dovevo stare vicino a Matt quella notte, dovevo stare sempre con lui.
Dovevo.
Adesso non posso più.

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