Capitolo 36

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Maggy
"I documenti li avrà solo se li firma qui".

È questo il messaggio che ricevo da Thomas e al quale non rispondo.
Non può permettersi di ascoltare le mie conversazioni private con Noah e poi aspettarsi che io non mi arrabbi.
Non può pretendere di avere tutto quello che vuole solo con uno schiocco di dita.
E non può nemmeno pretendere che tutti siano lì sempre pronti a dire di sì a qualsiasi sua domanda o ordine.
I documenti può inviarmeli tramite e-mail.
Sarebbe tutto più facile e meno complicato.
Ho deciso che non voglio tornare in quel posto.
Non voglio rivedere ogni giorno quel posto che mi ha tolto l'unica cosa di cui non potrei mai fare a meno, i bambini.
Fin da quando ero piccola, ho sempre immaginato come sarebbe stato avere dei figli, dei piccoli me che avrebbero migliorato le giornate.
Ho sempre immaginato come sarebbe stato tornare a casa dopo una giornata di lavoro e vederli giocare, sorridere, e perché no anche litigare.
Nei negozi, mi recavo sempre nel reparto dei bebè; è sempre stato come un istinto che mi guidava in quella direzione. E ho un debole per i bambini.
Per me sono la cosa più bella del mondo.
Vedere come dall'amore di due persone, nascano altre persone che ti ameranno ancora di più.
E tu li amerai anche.
E li difenderai.
Perché sono la cosa più preziosa per te.
Ed è anche una delle poche cose che la vita mi ha negato.

<Tesoro>, mi chiama mia mamma mentre cerco di seguire un film alla tv. Ma la mia testa è altrove.
<Dimmi mamma>, rispondo guardandola.
I capelli sono legati in una coda mentre i vestiti sono quelli di una donna pronta a passare una sana serata in famiglia.
<Hai già fatto domanda in qualche ospedale?>, mi domanda sedendosi vicino a me e prendendo dal tavolino di fronte la ciotola di pop corno che ho preparato prima.
<Ci penserò domani mattina, oggi ho avuto molte cose per la testa>, rispondo prendendo una manciata di pop corn.
Alla tv tramettono per la centesima volta "Bravetown". E ogni volta che lo vedo, mi piace più delle volte scorse.
<Puoi prenderti anche un periodo di pausa, una settimana o un mese per rimettere a posto le idee>, mi consiglia la donna accanto alzando leggermente il volume della tv.
<Sarebbe peggio mamma e poi...non è morto nessuno. Ho solo ricevuto una brutta notizia>, mugugno con la bocca piena.
Se solo non fosse la notizia più brutta della mia vita.
<Non devi fingere con me, ti ho sentito piangere tante volte oggi...era il tuo sogno nel cassetto quello di avere dei figli>, afferma lei facendomi sollevare lo sguardo verso il suo.
<Passerà mamma...ho il mio lavoro, la mia famiglia. Sono fortunata già così>, dico convinta.
Per curare le ferite basta solo del tempo, basta solo saperlo affrontare, basta solo prendersi cura di sé.
<Credi che sia una buona idea lasciare la base?>, mi domanda poi come per essere sicura della decisione presa.
<Si mamma, non ho le forze per tornare in quel posto>, rispondo sbloccando il telefono fermo ancora su quel misero messaggio.
Io non voglio più tornare alla base e lui cosa fa? Ovviamente mi dice che se voglio il trasferimento devo firmarli lì.

Mi alzo dal divano ed uscendo dal salotto, mi dirigo nel piccolo giardino. Mi siedo sulla dondola e con i piedi mi aiuto a dondolare.
Pigio sulla piccola icona a forma di cellulare e avvio la chiamata.
<Pronto>, dice con voce fredda e distaccata.
<Ho letto il suo messaggio e...e non credo che sia una buona idea venire fin lì solo per una firma>, spiego subito prima che la conversazione slitti verso un'altra direzione.
<Le fa così schifo qui da non poter venire per un giorno?>, mi domanda stizzito.
<Lo sa perché non voglio metterci piede>, replico continuando a dondolarmi.
<Venga qui, deve solo firmarli perché sono già pronti>, continua lui ignorando la mia richiesta come tutte le altre.
<Può mandarmeli tramite e-mail>, cerco di convincerlo come meglio posso.
<Perfetto, allora...>, dice lui ma un rumore di sottofondo lo fa tacere.
<Che diavolo ci fa lei qui? Se ne vada>, sbraita lui e sono costretta ad allontanare il telefono dall'orecchio.
<Mi scusi, ho sbagliato stanza>, si scusa una voce.
La voce di una donna.
<Merda...vuole andarsene o no? Sarei potuto essere nudo cazzo>, continua Thomas ed io ascolto curiosa la conversazione tra i due.
Lei deve essere la nuova infermiera di cui mi ha parlato Noah.
<Beh, se vuole...>, replica lei facendo intendere che se lo sarebbe portato a letto volentieri.
Alzo gli occhi al cielo e faccio una smorfia.
Gatta morta.
<Chiuda quella porta maledizione, devo cambiarmi e stia tranquilla...se ne andrà presto da qui>, la ammonisce lui con tono di voce superiore.
E per una volta sono felice che sia stato così freddo.
Un momento.
Deve cambiarsi.
Quindi adesso è mezzo nudo?
<Signorina...?>, mi chiama lui.
<Ci sono>, affermo stendendomi sulla dondola.
<La aspetto allora>, afferma prima di chiudere la chiamata.
Poggio il telefono sul petto e continuo a stringerlo nelle mani.
Thomas era mezzo nudo ed io stavo parlando con lui al telefono.
Ricapitoliamo: stavo parlando con Thomas che nel frattempo era mezzo nudo.
Sono accaldata.

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