Emma
La piscina è come sempre immersa nel buio, non si vede nulla ma si sentono solo le bracciate che l'uomo effettua con velocità.
Cercando di usare la mia memoria visiva, muovo i piedi molto lentamente non volendo fare un bagno.
<Connor>, sussurro fermandomi non avendo il coraggio di fare un altro passo avanti.
Le sue braccia si fermano e sento il suo respiro farsi pesante, come se volesse riprendere fiato velocemente.
<Emma...?>, mormora in una domanda.
Nessuno vede niente, e forse adesso che ci penso avrei dovuto accendere la luce.
<Si>, sussurro ancora con le mani dietro la schiena e con gli occhi aperti che saettano da tutte le parti ma che non riescono a distinguere nulla.
Nemmeno l'acqua.<Mi vuoi accecare?>, domando quando l'uomo mi punta contro la torcia del suo telefono.
Continua a puntarla contro di me, e adesso non vedo non per il buio ma per la troppa luce.
<Spostala>, mormoro con le mani che mi coprono il viso.
Posa il telefono sui suoi vestiti che si trovano vicino al bordo e riesco finalmente a vederlo.
I capelli sono bagnati, pieni di acqua che cade sotto forma di goccia dalle sue punte, le labbra sono rosse e carnose, gli occhi scuri sono un po' rossi e credo che li abbia tenuti aperti sotto acqua.
Le braccia muscolose si reggono al bordo ed il resto non riesco ad inquadrarlo.
La luce gli illumina solo metà del viso e nemmeno completamente, ma lo vedo.
<Che ci fai qui?>, chiede posando il mento sulle braccia.
<Ho sentito Carl e Blue che parlavano di alcuni bambini>, rispondo avvicinandomi quanto basta per far sì che i suoi occhi siano su di me.
<E...?>, mugugna guardandomi dal basso con le ciglia bagnate che sembrano essere più lunghe.
<Sono vivi, sono vivi vero?>, dico piegandomi sulle ginocchia su cui poso le mani.
<Ho cercato di dirtelo tante volte, ma tu non mi lasciavi parlare>, risponde in tono di difesa.
<Scusami, ma avresti dovuto interrompermi e dirlo>, ribatto corrugando le sopracciglia.
<Non corrugare le sopracciglia, non è colpa mia se adesso parli come una radio>, replica staccandosi dal bordo per immergersi.
Mi lascia senza possibilità di dire la mia, anche se non ha tutti i torti.
Non l'ho mai lasciato parlare, o l'ho interrotto io o l'ha fatto qualcun altro.
In realtà la frase che ha appena detto non la prendo come una critica, lui non sa che parlare per me è come un muro da superare, non sa che il silenzio è come la mia seconda casa, non sa che non sentivo la mia voce per settimane.Tolgo gli scarponi e faccio qualche piega ai pantaloni per poter immergere le gambe in acqua senza che essi si bagnino.
L'acqua è calda, e capisco perché viene sempre qui...è rilassante.
Nuota da una parte all'altra e poche volte riemerge per riprendere fiato; se io venissi in piscina credo che rimarrei stesa sulla superficie senza muovere un muscolo...così si stanca soltanto.
<Pensavo scappassi come fai sempre>, afferma distraendomi dal guardare l'acqua che quasi mi aveva ipnotizzato.
Porta i capelli sulla testa, scuote il viso e toglie l'acqua in eccesso dagli occhi.
Le braccia sono parallele all'acqua mentre i piedi si muovono in profondità.
<Non scappo>, mi difendo sapendo perfettamente a quale serata fa riferimento e mento. Mento perché ha ragione.
<Mh...diciamo che te la dai a gambe ogni volta>, continua serio mentre a me nasce un piccolo sorriso che però tento di nascondere.
<E diciamo anche che sei testarda e cocciuta>, dice elencando aggettivi che non mi si sono mai stati dati ma che in questo posto ho sviluppato.
Mi sta mettendo di fronte ai miei cambiamenti senza nemmeno saperlo.
<Non fai mai quello che ti si viene detto, quindi sei indisciplinata>, mormora producendo un suono con le labbra attraverso la lingua.
Le braccia si muovono poco, il tanto che basta per farlo rimanere a galla.
<E sei tornata muta>, conclude alzando gli occhi al soffitto e alzando un angolo delle labbra.
<Ti sto ascoltando, invece>, mormoro muovendo le gambe in acqua e chiudendo gli occhi.
<Quindi oltre ad essere una radio, sei anche una di quelle che se ne sta in macchina ad ascoltare parole inutili di persone che non conosce solo per far passare il tempo>, spiega con un esempio che mi fa storcere il naso.
<Non amo le parole inutili, se così fossero state me ne sarei andata o come dici tu, sarei scappata>, preciso alzando le spalle e stringendo con le mani il bordo della piscina.
<Vuoi dirmi che in auto non ascolti mai la radio?>, domanda portando l'argomento su un'altra via.
<Ti dico che in auto c'era solo il silenzio, eppure eravamo sempre in tre>, rispondo sapendo che non può capirmi o che forse può intuire ma non vuole rispondere.
<Hai mai provato a rompere il silenzio?>, chiede avvicinandosi al bordo senza però uscire.
Scuoto il capo piegato verso il basso e respiro a fondo il profumo dell'acqua.
<Vuoi tuffarti?>, domanda posando una mano sulla mia caviglia. La racchiude e la stringe dolcemente.
Cerco di incrociare i piedi in modo che la sua mano lasci il contatto con la mia pelle ma ciò non avviene.
Rimane lì.
<Non ho la tuta>, rispondo con voce bassa riferendomi alla tuta che indossiamo quando eseguiamo l'allenamento qui.
<Ti pare che io l'abbia adesso? Sono in boxer e dire che avrei voluto tuffarmi nudo>, mormora ed io mi sento in imbarazzo.
<Ma adesso che ci penso, è meglio averli tenuti>, conclude muovendo il pollice sulla mia caviglia avanti e dietro.
Il tono è serio, sempre velato anche se quello che dice pare essere scherzoso ed ironico.
<Allora? Ci stai pensando troppo>, commenta posizionandosi davanti a me e posando l'altra mano a metà gamba così da sostenersi.
Lo guardo in viso e gli occhi sono ancora un po' rossi.
<Devi pensare velocemente, così finirai per pentirti di tutto>, continua tendendomi una mano da cui cadono goccioline.
<Ok, ma voltati>, mormoro guardando la sua mano raggrinzita.
<Mi devo spogliare>, preciso sollevando gli occhi nei suoi che sono grandi.
<Oh...si, certo>, balbetta passandosi una mano tra i capelli per poi darmi le spalle.
Mi sollevo iniziando a slacciare la cintura per poi aprire il bottone dei pantaloni che calo lungo le gambe.
Tolgo la giacca dalle spalle e poi elimino anche la t-Shirt rimanendo in intimo nero in pizzo.
Il reggiseno a balconcino spero che non cadi in acqua e spero davvero che Connor non abbassi gli occhi e mi metta in imbarazzo.
<Posso voltarmi?>, domanda mentre mi risiedo sul bordo freddo che mi provoca dei brividi per poi calarmi lentamente in acqua.
<Si>, rispondo portando i capelli dietro le spalle per non farli galleggiare sul davanti.
Come speravo, i suoi occhi non si abbassano, ma rimangono puntati sul mio viso.
<Non ci voleva molto, visto?>, mormora muovendo le braccia quanto basta per galleggiare.
Annuisco e la voglia di scappare non è mica poca, mi sto già pentendo di essere in piscina con lui.
Mi pentirei di qualsiasi persona in generale.
<Facciamo qualche bracciata?>, chiede immergendo la testa per poi aprire subito le pozze scure.
<In teoria si viene in piscina per rilassarsi>, affermo nuotando un po' qui e là giusto per far riscaldare i muscoli.
<In pratica qui è tutto un allenamento>, precisa affiancandomi sulla destra.
<Per te lo è>, continuo poggiando una mano sul bordo opposto a quello di prima.
<Ok, stenditi sulla superficie>, dico staccandomi dal bordo per raggiungerlo.
<Mh?>, mormora corrucciando le labbra.
<Stenditi dai>, ripeto gesticolando.
<Vuoi affogarmi, lo so...farmela pagare per tutte le corse che ti ho fatto fare>, mugugna posizionandosi nella famosa posa a "morto".
Le mani sono chiuse lungo i fianchi e le gambe anch'esse chiuse lo destabilizzano.
<Non sono così cattiva>, ribatto sfiorandogli un polso che subito si stacca dal suo bacino e che galleggia più liberamente.
<Ma sei cattiva>, sussurra con gli occhi chiusi ma che fremono di vedere il posto che lo circondano.
<Rilassati, sei come un pezzo di legno>, ribatto dandogli piccoli schiaffi sulle braccia.
<Mi sto rilassando>, mugugna con il sentore di un sorriso sulle labbra.
<Mentre sono così scapperai, vero?>, chiede afferrando una delle mie mani quasi come ad aggrapparsi.
<Sono tentata>, rispondo ridendo sentendo la mia voce fare da eco in questo spazio.
<Chissà perché me lo aspettavo da te>, ride aprendo gli occhi guardandomi.
Le nostre mani sono ancora unite, ma nessuno dei due muove la propria. Non sono intrecciate, si tengono soltanto.
<Mi sono rilassato abbastanza per oggi>, afferma tornando in posizione eretta e piega la testa di lato per togliere l'acqua entrata nelle orecchie.
<Allora...signorina Leer>, mormora nuotando verso il bordo dove posa entrambe le braccia.
<Mi dica sergente Connor>, rispondo a tono rimanendo alle sue spalle, al centro della piscina.
<Cosa ti ha portato qui?>, chiede non voltandosi.
<La voglia di aiutare qualcuno, aiutare anche me stessa...forse>, dico immergendo la testa in acqua solo per evitare di sentire altre domande.
Nuoto fino al bordo dove si trova lui e non si gira a guardarmi quando lo affianco.
<E tu? Cosa ti ha portato qui?>, chiedo osservando il suo profilo bagnato.
Piccole gocce d'acqua che scendono dai capelli e che segnano scie lungo tutto il viso fino a perdersi nella curva del mento.
<Mio padre...mi raccontava storie, mi faceva vedere foto, mi faceva addormentare con la sua voce che mi parlava delle sue avventure>, risponde con la voce roca dovuta alla posizione.
<Sei uguale a lui>, affermo imitando la sua posizione e chiudendo gli occhi.
<Non abbiamo nulla di uguale>, ribatte sentendo uno dei suoi piedi che sfiora il mio.
<Avete la stessa mimica facciale, ti muovi come lui, gesticoli come lui, avete lo stesso modo di mettere le mani in tasca, hai i suoi stessi occhi>, specifico sentendo l'acqua calda rilassarmi e sciogliermi ogni muscolo contratto.
Quando una goccia arriva fino alle labbra, la raccolgo con la lingua...poco sano.
<Non abbiamo gli stessi occhi, lui non è m...>, mormora interrompendosi da solo questa volta.
<Avete lo stesso sguardo, stessa intensità>, preciso picchiettando le dita sul bordo con un ritmo costante.
<Da come parli sembra che tu mi abbia osservato>, dice con tono ironico.
Sento la superficie bagnata muoversi troppo al mio fianco: apro gli occhi e vedo il suo corpo voltarsi completamente così da potermi guardare bene.
<Osservo tutti in realtà, parlo poco ma metto in azione gli occhi>, mormoro prendendomi la testa tra le mani.
<Fammi un esempio>, ordina quasi come se ne volesse la conferma.
Sorrido e penso a tutte le cose strane che ho visto in questi giorni, una più dell'altra.
<Il comandante gioca sempre con un fazzoletto bianco in mano, solo il mercoledì ne usa uno rosso...Carl tende a grattarsi sempre l'orecchio quando qualcuno gli pone delle domande>, dico sentendo i brividi salirmi lungo la schiena.
Non è lui.
Non è a causa sua.
<Che occhi...>, sussurra grattandosi la fronte per poi passare la mano su tutto il suo petto.
<Non hai un buon rapporto con i tuoi...l'altra volta ho sentito la telefonata per sbaglio e...>, sussurra cambiando discorso completamente.
<Non c'è un rapporto>, affermo alzando le spalle quasi come se non me ne importasse.
<Non volevano che venissi qui?>, chiede mantenendosi al bordo solo con una mano.
Le sue braccia sono forti, e la pelle sembra essere liscia e calda. Brilla con la poca luce della torcia.
<Anche mia mamma ha fatto storie all'inizio, ma poi si è abituata...più o meno>, continua come se il problema per loro fosse solo questo posto.
<Credo sia meglio uscire adesso>, mormoro scuotendo il capo facendogli capire che parlare di loro non mi fa piacere.
I suoi occhi annuiscono e si volta, mi dà le spalle.
<Hai freddo?>, domanda mentre apro le mani sul bordo e con una spinta riesco a sedermi su di esso.
Prendo la t-Shirt nera e la indosso, con il tessuto che si attacca alla pelle.
<No>, rispondo schizzandogli un po' d'acqua con i piedi.
Si volta subito osservandomi dal basso.
Gli occhi sono una delle cose che più mi interessano in una persona, e non so cosa possa pensare la gente guardando i miei.
<Hai le labbra viola>, mormora sedendosi anche lui sul bordo.
A qualche centimetro di distanza, giusto per lasciarmi il mio spazio.
Lego i capelli in uno chignon alto e gioco con un anello che porto all'indice e che metto solo quando non effettuo allenamenti.
Le sue spalle sono leggermente curvate in avanti, segno che è rilassato; le braccia lasciate cadere sulle cosce toniche e muscolose ed i piedi che si muovono in acqua. Il corpo ricoperto interamente di gocce che cadono o strisciano su di esso.
<Mi succede quando resto troppo tempo in acqua>.
Vedo che si alza in piedi e prende in una mano i vestiti per poi fermarsi a guardarmi.
<Signorina Leer...mi ha fatto piacere parlare con lei, buonanotte>, mormora piegandosi sulle ginocchia tendendomi una mano.
<Piacere mio sergente>, rispondo non afferrando la mano e piegando la testa di lato.
<Giusto...>, sussurra guardando la sua mano come se fosse a lui estranea.
Si alza e cammina lentamente verso la porta: osservo le spalle enormi, le gambe, le braccia...semplicemente lo osservo.
<Domani si torna a lavorare sul serio>, dice prima di chiudere la porta e lasciarmi da sola.
<Non vedo l'ora>.
Mi tuffo in acqua e penso alla serata.
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Un pezzo di noi
RomantikCosa succede quando un'anima forte e determinata ne incontra un'altra dura e avvolta dal dolore? Cosa succede quando due occhi si incontrano e decidono di seguirsi per sempre? Quando i sentimenti entrano in gioco in un posto dove essi fanno solo pa...