Capitolo 96

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Tre anni dopo...

Emma
<Sicura di stare bene?>, chiede Marine mentre poso una mano sul tavolo della sua cucina.
<Si, solo un capogiro>, rispondo sedendomi prima che mi ritrovi con il sedere per terra.
È da giorni che mi sento così, da giorni che mi sento stanca e prova di forze.
<Mh...forse mangi troppo poco, o mangi male>, continua.
Si dirige ad uno degli sportelli della credenza e prende da esso la scatola delle tisane, me ne starà per preparare una.
<Non credo, mangio quello che ho sempre mangiato>, borbotto prendendomi la testa tra le mani. Massaggio le tempie e aspetto che anche questo mal di testa passi prima che mi metta ad urlare per il nervosismo. Forse devo fare una visita, fare le analisi e capire cosa ho, penso che sia l'unico modo per capire perché non riesco nemmeno a reggermi in piedi a volte.
<Può essere anche lo stress del trasloco>, dice Marine tendendomi una tazza calda di colore rosso.

Insieme a Connor abbiamo deciso di cambiare casa nell'ultimo mese, le cose da fare sono state davvero tante. Negli ultimi anni sono state tante le cose che sono cambiate: sono diventata amministratore delegato del suo reparto, ciò vuol dire che sono quasi il suo capo. Lui continua ad addestrare le reclute e a volte mi piace andare sul posto ed osservarlo mentre indica agli allievi quali sono le cose più semplici e quali bisogna sempre tenere a mente.
Da quando siamo andati a convivere tutto ha preso un senso, non ci siamo mai lasciati, non abbiamo più passato una notte separati. Anche dopo una litigata, non abbiamo mai deciso di prenderci una pausa.
Non abbiamo nemmeno lontanamente pensato che separarci fosse un buon motivo per poi ritornare insieme.
Abbiamo deciso di cambiare casa, sia perché negli ultimi anni abbiamo viaggiato molto e abbiamo preferito lo stile minimal, e poi si è parlato di famiglia.

<Può essere...>, sussurro sentendo una strana sensazione nello stomaco.
Porto la mano sulla fronte e la sento fredda, respiro a fondo, e non so con quale forza mi alzo dalla sedia e corro in bagno.
Apro la porta con forza e mi accascio sul water.
<Sei sicura che sia solo stress?>, domanda Marine mentre mi tiene i capelli e mi accarezza la schiena.
<Devo fare una visita per capire cosa ho>, mugugno sentendo nuovamente quella sensazione.
<Non ci vuole un genio per capire cosa hai>, afferma la bionda mente mi rialzo e sciacquo le labbra con acqua fredda e poi spremo un po' del suo dentifricio sul dito e lo strofino sui denti e sulla lingua.
<E cosa ho?>, chiedo con il dentifricio che strabocca.
Che scena disgustosa.
<Hai avuto un ritardo?>, mi chiede poggiandosi al muro vicino al lavello.
Elimino il dentifricio e la guardo come se fosse pazza.
Non starà pensando a quello.
Ditemi che non sta pensando a quello.
<No, sai che il mio ciclo non è mai regolare>, spiego uscendo dal bagno con lei alle mie spalle.
<Lo so, ma che ritardo hai adesso? Di quanti giorni?>, continua ed io mi fermo nel salotto sedendomi sul grande divano bianco panna.
<Due settimane...? Facciamo tre>, rispondo sfiorandomi per sbaglio il ventre.
Lo osservo e mi immagino con un enorme pancione, mi immagino con la vita diversa, completamente.
Il mio corpo diverso.
E mi immagino il viso di Connor se ciò dovesse essere vero e non solo una supposizione.
<Abbiamo bisogno di un test, adesso, urgentemente>, esulta Marine correndo verso l'entrata per infilare le scarpe e le chiavi della macchina.
<Puoi calmarti un attimo? Non credo di...di essere incinta>, mugugno anche con un po' di paura.
Le mani mi tremano e sto iniziando a sudare freddo, sto andando nel panico.
<Quante volte fate sesso tu e Connor?>, mi domanda ed io la guardo storta.
<Marine>, la richiamo mettendo le mani sui fianchi.
<È una cosa normale farlo, avanti, dimmelo...quante volte?>, ripete ed io alzo gli occhi al cielo.
<Spesso, diciamo quasi tutti i giorni>, rispondo guardando altrove.
<Siete attivissimi quindi>, sussurra infilando anche la giacca di jeans.
<Smettila>, ribatto aprendo la porta per seguirla non so ancora dove.
<So che prendi la pillola, ma hai mai saltato un giorno?>, domanda e questa volta è seria.
Scendiamo una rampa di scala per poi ritrovarci nei parcheggi.
Accende con il telecomando la sua auto e camminiamo verso di essa mentre con la mente cerco di ricordare tutte le volte che ho fatto sesso con Connor e anche il dopo.
<Può essere capitato, nemmeno lui me lo ricorda più>, mormoro arrivando finalmente al punto che forse Marine non ha tutti i torti.
<Andiamo in farmacia>.

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