capitolo 2

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pov. t/n

I mantelli verdi di quei soldati, la loro agilità di padronanza del dispositivo di manovrare tridimensionale, c'era qualcosa sotto, si capiva lontano un miglio che non erano della gendarmeria, dopo neanche una via di case si sarebbero attorcigliati tra i cavi del dispositivo.
Potrebbero essere ... no ... non può essere ... non possono essere loro.
Cercai di scacciare dalla mia mente quel pensiero orribile, ma senza successo, continuavo ad arrovellarmi sulle possibili cause della loro presenza lì sotto finché
Furlan: t/n procediamo con il piano B?
io: eh, si ma prima voglio accertarmi di una cosa
Isabel: cosa? *disse con fare interrogativo*
quasi non sentii neanche la sua domanda, stavo pensando a come placare i mille dubbi che mi si erano creati in testa quando; davanti a noi vidi uno dei tanti pilastri che sorreggevano il soffitto della città sotterranea
io: ragazzi lo vedete quel pilastro
*entrambi annuiscono*
io: adesso stiamo andando verso la fine della città, quindi faremo un' inversione a U attorno a quel pilastro per tornare indietro e forse riusciremo anche a seminarli.
Isabel: bene, facciamolo!
Furlan: si!
Ci avviciniamo al pilastro senza fare mosse che potrebbero fare intuire la nostra prossima azione, ormai ci stavano alle calcagna, non appena lo sorpassiamo lanciamo il rampino di sinistra nella direzione opposta a quella che stavamo percorrendo. Vidi che si erano sorpresi da quella mossa inaspettata ma riuscirono a copiarla e tornare dietro di noi, ma prima che questo accadesse cercai di scrutarli bene nel loro momento di vulnerabilità, e vidi l'ultima cosa che speravo di vedere, ma anche quella che pensavo avrei visto.
Sul retro dei loro mantelli c'era il simbolo delle ali della libertà, quello era proprio il corpo di ricerca. A quella visione mi si formò un groppo in gola e sentii mancare un battito al mio cuore, i miei amici non poterono che notarlo.
Isabel: ehi t/n stai bene? che succede?
Furlan: t/n, t/n!
La loro voce mi sblocco da quello stato di trance.
io: quelli non sono della gendarmeria
*feci una pausa per prendere fiato*
io: quelli sono ... del corpo di ricerca.
-Li vidi sbiancare alla mia affermazione
Isabel: no, aspetta ne sei sicura t/n!?
Furlan: se loro sono qui ... allora vuol dire che lo sanno?
Isabel girò la testa di scatto verso Furlan e poi si girò verso di me con la bocca semi aperta ancora sconvolta dalla notizia
io: NON SO SE LO SANNO! *urlai*
Mi misi una mano sulla bocca rendendomi conto di quello che avevo fatto, avevo urlato addosso ai miei amici che si stavano solo preoccupati per me. Anche se gli avevo appena urlato addosso loro mi mostrarono un piccolo sorriso che stava a significare "t/n non ti preoccupare, dacci un ordine" ormai a noi bastava uno sguardo o un espressione facciale per capirci, eravamo cresciuti insieme.
Afferrai il loro messaggio
io: ragazzi continua il piano B
*fecero un leggero cenno con il capo*
e subito sfrecciarono via uno a destra e l'altro a sinistra, ma c'era un problema i quattro che ci inseguivano non si divisero per andare a seguire i miei compagni, rimasero tutti dietro di me, mantenendo la loro formazione a rombo.
Ero sollevata i miei amici avrebbero potuto salvarsi, ma quella piccola luce di speranza si spense subito, vidi sbucare dalle finestre ormai rotte di alcuni palazzi abbandonati, di cui il sottosuolo era pieno, due soldati per direzione; Furlan e Isabel non erano al sicuro anzi avevano alle calcagna due soldati a testa e del corpo di ricerca per giunta.
io: merda...
*sussurrai*
Mi fido ciecamente di loro, ma conto due soldati del corpo di ricerca che combattono giganti di anche quindici metri, ero preoccupata. Ma se volevo andare ad aiutarli prima avrei dovuto sistemare quelli che mi stavano addosso.
Allora comincio a muovermi più velocemente usando più gas, e dandomi delle spinte con i piedi per farmi alzare di quota, e poi d'improvviso mi fiondo in un vicolo e poi in un altro e in un altro ancora facendo movimenti a zig zag per riuscire a seminarli, se mi fossi messa a combattere ci avrei messo più tempo per raggiungere i miei compagni.
Ormai conoscevo a memoria il labirinto di vicoli dei sotterranei quindi decisi di girare a sinistra, dove sapevo esserci un vicolo cieco con una casa abbandonata e priva di finestre, così ci sarei potuta entrare e fargli perdere definitivamente le mie tracce, ma poco prima di svoltare l'angolo, una fitta molto forte mi pervase il petto, il dolore è atroce, portai una mano al petto mentre ormai ero davanti al vicolo cieco, tolsi la mano e la guardai, niente sangue non mi avevano colpita, ma lo avrei preferito a questo.
Entrai dalla grande porta finestra, rimisi la mano sul petto all'altezza del cuore, come se appoggiarci la mano avrebbe lenito il dolore, un altra fitta, tossivo, respiravo a fatica, la vista si offuscava, il dolore non cessava, non riuscivo a reggermi in piedi, dovevo appoggiarmi a qualcosa, alzai lo sguardo e vidi la colonna portante della abitazione; mi diressi a passi lenti e pesanti verso quella che sembrava essere la mia unica ancora di salvezza.
Finalmente ci arrivai e ci appoggiai sopra una mano, era alla mia sinistra, a destra erano presenti altre grandi finestre, lì in quella posizione sarei stata visibile dall'esterno ma in questo momento ho un problema più grave.
Una terza fitta, strinsi il pugno sinistro poggiato sulla colonna scrostando un po' di intonaco, sentì un lieve rumore, ma non ci feci caso in quel momento non riuscivo a capire nemmeno se era un sogno e la realtà, le gambe cedettero, lentamente scivolai fino a cadere sulle ginocchia, stavo singhiozzando, non piangevo, boccheggiavo in cerca d'aria, tossivo, volevo solo che quel dolore straziante si fermasse. Fino a quando non sentì un altro rumore sembrava quasi un passo che si avvicinava a me, allora incuriosita mi girai e vidi, i quattro soldati incappucciati che mi seguivano che bloccavano quattro delle cinque finestre presidenti su quel piano; sgranai gli occhi, per fortuna il dolore comincio a placarsi, ma ero ancora un po' debole, mi alzai lentamente, nel mentre notai che uno di loro era qualche passo più avanti degli altri, probabilmente i rumori che avevo sentito erano i suoi passi, era molto alto e ben piazzato, mi alzai completamente, ed erano tutti davanti a me, che mi opprimevano ogni via di fuga.

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