capitolo 7

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pov. t/n

Erwin: CHE IL RECUPERO DI EREN ABBIA INIZIO!

Eravamo davanti al cancello che ci separava dal Wall Maria, dopo quell'urlo il cancello cominciò ad alzarsi, si sentiva il rumore delle grosse e spesse catene che reggevano la porta, tremare per lo sforzo di tirare sul quell'enorme portone. Diedi una veloce occhiata ai miei amici che erano seduti su di un carro accanto a me, che ricambiarono l'occhiata, ma la loro non era come la mia, la mia era preoccupata per le loro vite, mentre la loro era piena di gioia, speranza e curiosità, anche se essendo sincera incrociando il mio sguardo anche il loro si corrucciò leggermente per la preoccupazione e l'ansia.

Il portone era completamente alzato è una folata di vento ci investì, non riuscivo bene a vedere fuori dalle mura, essendo che mi trovavo circa al centro della formazione per essere protetta.
Erwin: AVANZATE!
E senza quasi neanche accorgermene ero sotto alle mura, ancora poche falcate e sarei riuscita a vedere quello che per molti anni avevano desiderato così ardentemente, ancora poche falcate e saremmo finalmente riusciti a vedere quello che le persone che vivevano in superficie avevano paura a vedere, ancora poche falcate e saremmo potuti essere finalmente liberi.

E quando quel momento arrivò, la
mia bocca si schiuse leggermente e le mie pupille si dilatarono, come se, se li avessi tenuti più aperti avrei potuto godere ancora di più di quel panorama mozzafiato, sul mio viso, comparve un espressione di puro stupore. Ero meravigliata, la luce più flebile del sole prima del tramonto, colpiva i nostri visi, illuminandoli di un colore caldo, le fronde verde scuro degli alberi si muovevano in simbiosi con il vento, così come quello che sembrava un morbido tappeto verde chiaro sotto di noi.
Isabel: ci siamo riusciti
*disse lei continuando a guardare avanti*
Io e Furlan la guardammo ancora stupiti
Isabel: finalmente il nostro sogno si è avverato
*disse guardandoci*
stava piangendo, un pianto silenzioso e delicato che esprimeva tutta la gioia di quell'indimenticabile momento.
io: si Isabel ci siamo riusciti
*la mia voce per la prima volta dopo molti anni tremava leggermente, in un modo quasi impercettibile*
*girai la testa verso destra, dove c'era il Capitano Levi*
Mi ero accorta che ci aveva osservato per tutto il tempo, con lo stesso sguardo che fece vedendoci uscire dalla città sotterranea, non so che dire, l'unica parola che riesco a trovare per descriverlo è nostalgico, come se anche lui avesse vissuto queste esperienze.

Galoppavano da un po' ormai, si era fatto più tardi e continuavamo a incontrare sempre più giganti, che cercavamo di evitare per non ingaggiare battaglia. Ma finalmente la vidimo, la piccola foresta di alberi giganti, era davanti a noi. Quando la vidi pensai solo che quei due bastardi erano proprio davanti a me di nuovo, finalmente avrei potuto vendicarmi. Senza accorgermene feci aumentare velocità al cavallo.
Levi: ehi, che ti prende. Non correre o rovinerai la formazione.
io: scusami ma sai li ci sono i due assassini che hanno ucciso tredici dei miei amici
*dissi continuando a guardare avanti, e con un pizzico di sarcasmo come usava fare lui con ogni frase che diceva*
Levi si affiancò a me
Levi: senti so che sei nuova e che sei nata e cresciuta sotto un tombino, ma io sono il tuo Capitano e mi devi rispetto.
I miei amici anche se distanti sentirono la nostra conversazione.

pov. Isabel

Oddio no, siamo nel corpo di ricerca da neanche un giorno e t/n sta già per uccidere qualcuno. Questo tizio non fa che punzecchiarla da quando ci ha visto, nessuno lo ha mai fatto, ho paura di quello che farà t/n.

Furlan: t/n aspetta ti prego, non farlo!
Isabel: stava solo scherzando! Giusto capitano?
*dissi guardandolo con un espressione supplichevole*
Ma stranamente t/n rimase in silenzio per un po' e non uccise nessuno, poi però.

pov. t/n

io: non so come crescano i bambini in superficie, a me è stato insegnato di portare rispetto alle persone più grandi e non di me, e per un lungo periodo della mia vita l'ho fatto, ho portato rispetto anche a dei luridi vermi che non si meritavano nemmeno di vivere, o di essere definite persone; così quando ho capito che quello che mi era stato insegnato non era completamente giusto, ho cambiato il mio punto di vista che ora è "porta rispetto a chi ti rispetta" quindi di sicuro non porto rispetto al primo che mi dice di farlo senza nemmeno avere la decenza di ricambiare.

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