capitolo 4

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pov. t/n

Dopo quella frase vidi sul suo volto stamparsi un sorrisetto compiaciuto, segno che il loro piano era stato un successo. Mi sentivo così patetica, ero riuscita a farmi catturare da dei soldati, davvero vergognoso. Però vedevo i miei compagni felici all'idea di lasciare questo posto, anche se saremmo entrati nel corpo di ricerca e che quindi non saremmo stati liberi come avevamo sempre sognato. Anche io ero felice di lasciare il sottosuolo ma solo in parte, non ho dei bei ricordi della superficie.
Ma a distogliermi dai miei pensieri il sopracciglione parlò
Erwin: avete detto che avete cinque dispositivi mi manovra tridimensionale in tutto, tre sono qui e gli altri due dove sono?
io: a casa nostra
*dissi aspra*
Erwin: bene allora portateci lì.
Mike mi strattonò per un braccio facendomi abbastanza male, mi tirò sù in piedi e mi slegò le catene alle caviglie per permettermi di camminare.
Un altro soldato prese Isabel per un braccio e la tirò su con violenza, lo guardai con uno sguardo che diceva: se provi a farlo di nuovo ti ammazzo.
Isabel: AHI!
Mi affrettai a raggiungerla per capire il motivo di quel gemito di dolore, e vidi che ai suoi piedi c'era una piccola pozza di sangue e c'è nera anche sul suo braccio, lo guardai e vidi una profonda ferita sul bordo dell'avambraccio sinistro, era una ferita precisa, sottile ma profonda, di sicuro era stata fatta da un coltello, vista la lunghezza dei taglio capii anche era stato uno dei soldati che la inseguiva con le lame dei dispositivo.
Per fortuna ci avevano messo le manette con le mani unite in avanti, estrassi la parte di camicia che tenevo nei pantaloni, e ne strappai un lungo pezzo, dovevo fermare almeno un po' l'emorragia, Isabel mi guardò un po' stranita ma poi capì, presi delicatamente il suo braccio per non farle male e cominciai ad avvolgere il lungo pezzo di stoffa con un po' di fatica perché avevo comunque le manette.
Isabel: t/n non dovevi...
io: si invece, è colpa mia *presi un respiro* scusate *dissi sottovoce*
Furlan si avvicinò anche se aveva visto e sentito tutto, mise una mano sulla mia spalla e quella di Isabel e disse
Furlan: t/n non è colpa tua il tuo piano era ottimo, dopotutto sapevamo che prima o poi sarebbe successo
*appena finì fece un piccolo sorriso*
che bastò per scaldarci il cuore, nel mentre avevo finito di fasciare il braccio di Isabel
Isabel: grazie t/n
feci un cenno con il capo per intendere un "di nulla"
Mi girai verso Erwin che disse
Erwin: allora, fateci strada.
io: si * dissi un po' rassegnata*
camminavamo con un soldato a destra e uno a sinistra, anche se eravamo ammanettati non si fidavano, beh ma non posso biasimarli e la cosa è reciproca.
Durante il tragitto nessuno fiatò.
Finalmente eravamo davanti a casa
io: è questa *dico indicando la casa alla mia destra*
si sorpresero alla vista della casa, perché era molto grande e tenuta bene, probabilmente pensavano vivessimo in una baracca perché siamo dei criminali, anche se i soldi guadagnati per comprarla non li avevamo guadagnati con le nostre truffe, ma in un altro modo.
Salì le scale che ci avrebbero condotto alla porta dell'abitazione, alla nostra sinistra c'era un muretto di mattoni come corrimano alto circa un metro, mi inginocchiai davanti al diciottesimo mattone della seconda fila ed estrassi il summenzionato mattone che dietro di sé nascondeva la chiave di ingresso.
Era rischioso uscire di casa con le chiavi, potevano sempre venire rubate in un combattimento, o potevamo perderle sbadatamente, quindi meglio nasconderle. Anche se penso che nessuno avrebbe il coraggio di entrare in casa nostra.
Appena aprii la porta mi girai e porsi le mani in avanti in segno di slegarle, e così fecero anche hai miei compagni, tanto non potevamo scappare avevano messo tre/quattro uomini a ogni ingresso.
La casa si presentava con all'ingresso sulla destra un grande salone con divanetti e poltrone di stoffa di un rosso sbiadito, ma tenuti bene, è un tavolino di legno scuro davanti a essi, sulla sinistra alla fine della grande stanza c'era una piccola isola di legno di quercia con degli sgabelli e dietro una grande mensola con qualsiasi tipo di alcolici e dei bicchieri, molto simile a quella che se trovava nei pub di zona.
Isabel ebbe un piccolo mancamento e si appoggiò al muro, la stoffa della camicia che le avevo avvolto al braccio era completamente zuppa di sangue, corsi verso di lei
io: oi Isabel vieni
era pallida, aveva perso molto sangue
lei annui ed io la portai a sedere su di uno degli sgabelli
io: Furlan stai lì con lei io prendo tutto il necessario
Furlan: certo.
Nel mentre io prendevo tutti gli strumenti il resto del corpo di ricerca si faceva spazio in casa nostra, si guardavano intorno abbastanza incuriositi. Appena tornai avevo in mano un kit per le suture, una bacinella, un telo pulito, medicinali e varie ampolle.
io: scusate ora devo medicare Isabel, voi fate quello che dovete fare, i dispositivi di manovra tridimensionale sono nella cantina a cui avete accesso scendendo per quelle scale *indicai le scale*, si trovano in un grande baule di legno di betulla.
Erwin: oh, va bene
Quel' "oh" mi fece capire che si sorprese del fatto che non opposi resistenza in nessun modo, ed anche i miei amici erano leggermente sorpresi, ma adesso questo non mi importava, non mi importava cosa potessero togliermi, in questo momento volevo solo che Isabel stesse meglio, così mi affrettai a raggiungerla
io: Furlan riempi una brocca d'acqua e portala qui
Furlan: arriva subito
*e corse subito a prendere quello che gli avevo chiesto*
Misi il telo pulito sul tavolo e ci poggiai sopra la bacinella ancora vuota, e a sinistra preparai tutto per l'imminente operazione
io: Isabel dimmi, ti gira la testa? hai la vista offuscata? mi senti bene?
*le feci tutte queste rimanendo come sempre molto tranquilla*
Isabel: un po', no e si ti sento bene
Furlan era arrivato
Furlan: ho preso l'acqua e ho portato anche una lampada ad olio.
io: grazie Furlan
Furlan: di nulla
Presi un panno pulito e lo immersi nell'acqua e lo strizzai, per poi passarlo su tutto l'avambraccio di Isabel per togliere il sangue e possibile polvere o sporcizia, per fare in modo che la ferita non si infetti.
ora che era pulito, presi una siringa e estrassi il liquido di un ampolla, è consecutivamente lo iniettai vicino alla ferita
io: questo è un lieve anestetico, scusa ma non ne ho di più forti
Isabel: tranquilla t/n va benissimo
Nel mentre preparavo l'ago e il filo i quattro soldati che credevo essere i sottoposti più vicini ad Erwin si presentarono.
X: ah comunque non ci siamo presentati, piacere io sono Hanji
*disse la castana con un piccolo sorriso*
Mike: io sono Mike
Levi: io sono il capitano Levi
*lo disse come se fosse stato uno sforzo enorme per lui rivolgere la parola ad una sporca abitante del sottosuolo, non mi aveva fatto una bella prima impressione*
io: piacere
*dissi con parecchio menefreghismo mentre mi avvicinavo alla luce per infilare il filo nell'ago*
io: comincio *dissi a Isabel*
*lei annuì*
così cominciai a suturare la sua ferita, ci avrei messo un po' era abbastanza lunga. Erano passati circa quindici minuti, e ogni tanto Isabel cacciava qualche sospiro e faceva delle smorfie di dolore seguite sempre da un mio "tutto bene?" o "ti fa male?" Ma in risposta ricevevo sempre un consenso a continuare. Nel frattempo i soldati erano risaliti dalla cantina con i dispositivi, e li avevano consegnati alla gendarmeria che dopo ciò se ne era andata. Dopo un po' sentivo il loro sguardi puntati su di me, come se mi stessete analizzando
io: sentite potete anche sedervi
Erwin: non c'è ne bisogno
io: mmh
Erwin: quindi sei anche un medico?
io: si, ma non ho la licenza, ho studiato ma ho imparato per la maggior parte facendo pratica.
Erwin: te lo ha insegnato qualcuno?
io: no, autodidatta
Hanji: davvero impressionante
*si avvicinò e si mise a controllare la sutura che stavo facendo*
Hanji: la sutura è perfetta
*feci un piccolo cenno con il capo che stava a significare un grazie*
In tutto ciò non smisi un attimo di operare.

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