pov. t/n
Al momento mi trovo nel Wall Sina, mi sto dirigendo alla vecchia casa di Polpo, e quella che era anche casa mia. Sono partita questa notte, poco dopo che Levi se ne era andato. Quello che ha detto mi ha come fatto scattare un interruttore, e ho capito cosa dovevo fare. Spero non si senta in colpa per questo, e spero che al quartier generale non si scateni il panico, per cercare di evitarlo ho scritto un messaggio, dove dicevo che sarei tornata presto e che non dovevano seguirmi, ma che stavo bene.
Indosso abiti civili per un abitante del Wall Sina, quindi ero abbastanza elegante, per non dare nell'occhio, se un soldato del corpo di ricerca si trova nel Wall Sina, o sono gli ultimi istanti del genere umano, o è stato convocato dal Governo Centrale.
Ho chiesto a dei venditori della zona delle informazioni sulla casa e ho saputo che è in vendita al momento, quando pensavo fosse morto deve averne comprata un altra sotto un nome falso, spero solo non sia tenuta sotto osservazione dai suoi uomini, ma visto quanto è ricco e quanto potere ha potrebbe essere.
Anche se sono passati anni e continuo a cercare di dimenticare quello che successe in quella casa, mi ricordo la strada a memoria per arrivarci, in qualunque angolo del Wall Sina mi trovassi a giocare con i miei amici e scoccavano le cinque del pomeriggio dovevo correre a casa, Polpo aveva indetto una sorta di coprifuoco, quindi con il tempo ho imparato tutte le strade, per tornare a casa, da quei tempi non è cambiato molto.
Era una bella casa, elegante e anche sfarzosa, aveva un grande giardino curato che la circondava completamente, si trovava in una zona abbastanza tranquilla, vicina ai campi, questo andava in mio vantaggio, se qualcuno ti pedina in una strada affollata potresti non accorgertene ma in strade poco affollate è più facile accorgersene.
Sto percorrendo il vialone che porta al cancello principale, ed è li che riaffiorano i ricordi, io che corro spensierata giocando con la servitù e i cuccioli che mi aveva regalato Polpo, ma anche io a quindici anni che venino trascinata a forza su quella stessa strada dai suoi scagnozzi per avere un "incontro" con Polpo.
Dopo la lunga via contornata a destra e sinistra da lunghi e sottili alberi scuri, si erge il possente edificio, la casa possedeva pressoché forme geometriche, aveva ampie finestre ed un grande terrazzo sul lato di destra, aveva un tetto spiovente e diversi pilastri in pietra che lo reggevano. La casa ha un classico color beige con motivi bordeaux che ricadevano lunghi sugli angoli.
Scavalco il cancello in ferro battuto e mi ritrovo nel grande giardino, è identico a come era un tempo, solo un po' più trasandato visto che non ci vive più nessuno.
Senza volerlo le mie gambe mi portano in diversi posti, come al tavolino dove preparavo il tè quando invitavo a casa i miei amichetti, oppure alla casetta sull'albero, dove mi rifugiavo quando mi arrabbiavo o ero triste, e ancora sotto l'immenso salice piangente, posizionato in una zona libera del giardino, adoravo sedermi sotto di esso, appoggiare la schiena sul ruvido tronco scuro e osservare le piccole foglioline allungate muoversi armoniosamente con il flebile vento primaverile. Rivedere quei luoghi provocò in me sentimenti contrastanti, perché per quanto da piccola mi divertivo qui, qui la mia vita è anche cambiata completamente ed in modo indelebile.
Decido di entrare in casa, la porta era chiusa a chiave, così rompo una delle finestre del salotto ed entro da lì. I ricordi sono così nitidi che mi sembra di vedermi correre giù per le scale e saltellare sul divano. Osservo i pochi mobili rimasti coperti da lunghe lenzuola, a sua volta rivestiti da uno spesso strato di polvere; salgo le scale che mi portano alla mia vecchia cameretta, sono davanti alla porta, non voglio aprirla ma lo faccio ugualmente, e come ricordavo dietro quella soglia c'era ancora il mio sangue attaccato per terra e sulle pareti, e in mezzo il tavolo per le torture. L'orologio a pendolo che era appeso ad un angolo della stanza, era fermo, lo era sempre stato, Polpo lo aveva messo lì perché quando mi tortura non voleva che sapessi quanti giorni passavo rinchiusa in quella stanza, il che è perfetto perché il tempo che passavo in quella stanza sembra non finire mai.
Uscì da lì e mi diressi nel luogo preciso in cui dovevo andare.
Nella camera di Polpo, dentro la cabina armadio, sotto la ventiduesima asse di legno, si trovava una scatolina in velluto blu con all'interno una chiave argentata, la presi e mi diressi nel seminterrato dove dentro alla quarta cassa di legno per grandezza in ordine decrescente, aprì il lucchetto che la chiudeva, e al suo interno trovai quello che stavo cercando, la bussola si Polpo. Ma non era una bussola normale, era truccata o per meglio dire era rotta ma in modo strategico, l'aveva modificata in modo che i poli fossero completamente sfalsati, ma non mi aveva mai detto come, per esempio il nord della sua bussola poteva puntare il verso sud o l'ovest, mentre il suo est poteva essere il vero nord.
Nell'ultimo incubo che ho avuto ho ricordato quello che mi disse Polpo
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SEGRETI [levi x reader]
FanfictionT/n la più famosa e ricercata leader di una banda di criminali nella città sotterranea, un giorno come di consueto stava facendo un lavoro per una fonte a lei sconosciuta, ma questa volta il suo piano per la prima volta troverà un ostacolo, questo o...
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