PARTE SECONDA - Capitolo 21

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IL MANICOMIO
-PARTE SECONDA-

Più che mai, quel lunedì, il clima era perfetto: perfettamente coerente con l'umore delle due ragazze. L'odore di pioggia, che Toni adorava tanto invadeva tutte le strade di Riverdale, fino al boschetto vicino. Le gocce, frequenti, ma sottili, cadevano irrefrenabili sull'asfalto rovinato fino a renderlo così bagnato da poter riflettere le luci della città. I tuoni si erano fatti sempre più forti e ripetitivi, fino a rimbombare nell'abitacolo dell'auto e, i lampi, non cadevano più in lontananza, ma sembravano sempre più vicini. Nel cielo del piccolo borgo non c'era più nemmeno un minimo accenno di estate: enormi nuvoloni densi e grigi lo occupavano fin dove l'occhio si perdeva e, la luce biancastra, tipica di quel clima, era insolitamente accecante. Il rumore delle gocce sulla capotta e sui vetri della jeep si stava facendo sempre più rumoroso e fastidioso, le spazzole erano alla velocità massima per spazzare via tutta quell'acqua e permettere a Cheryl di guidare al meglio.

Forse il rumore delle gocce non era così stressante come appariva nella loro testa, magari era solo il silenzio teso nella cabina della macchina a essere esageratamente rumoroso. Non parlarono per nulla durante il tragitto, come durante tutto il resto della mattinata, si erano semplicemente scambiate il solito "Buongiorno" formale, quanto freddo e si erano preparate. Toni sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare qualcosa, che la situazione non sarebbe potuta andare avanti in quella maniera a lungo, perché né lei, né Cheryl sarebbero riuscite ad affrontare tutto da sole. La rosa avrebbe voluto far sentire la più alta di nuovo bene, di nuovo al sicuro e a suo agio, come quando erano tornate dal manicomio, ma per quanta fosse la sua volontà, la situazione non era decisamente a suo favore. La più alta non le parlava da giorni, sembrava sempre sul punto di dare di stomaco, ogni volta che la vedeva e non pareva accennare al voler cambiare la situazione; come biasimarla dopo il suo - per altro poco cortese - rifiuto. A demoralizzarla maggiormente il fatto che Cheryl avesse smesso di magiare quasi completamente e che quasi scappasse via dal suo letto la notte, possibile che volesse evitare Toni fino a quel punto? La sua unica consolazione era che la rossa si pendeva ancora cura di lei e della sua ferita, ciò voleva dire che non la odiava completamente. O era solo gratitudine? Ogni volta che la Blossom vedeva la più bassa in difficoltà la aiutava, a sfilare un indumento o a raccogliere qualcosa; la aiutava, ma non le rivolgeva nemmeno un'occhiata. Si sentiva inevitabilmente in colpa per come aveva trattato la ragazza dai capelli rossi, ma era certa che, se avesse seguito il suo cuore e non la ragione, sarebbe rimasta ferita. Ferita proprio come lei stessa aveva ferito Cheryl.
Era effettivamente rimasto sorpresa quando, uscite di casa - in largo anticipo - le aveva chiesto di guidare. Naturalmente Toni aveva accettato, anche se, in quel momento, quasi si pentiva della sua scelta. Magari se stesse guidando il silenzio nell'abitacolo dell'auto non le peserebbe così tanto.

<<Posso?>> chiese timidamente alla più alta, concentrata sulla strada bagnata. Indicò il piccolo stereo, sperando che un po' di musica avrebbe risollevato la situazione. L'altra ragazza butto un'occhiata alla radio, riportando lo sguardo dritto davanti a sé subito dopo; con un, quasi impercettibile, cenno della testa annuì, dando il via libera a Toni, la quale tirò un sospirò di sollievo, felice di non dover più sentire solo il tintinnare della pioggia. Attivò il bluetooth della moderna radio nella jeep di Veronica e poi quello del suo cellulare, connettendo Spotify e facendo partire subito dopo la sua playlist preferita: un po' di semplice e tranquillo soft rock dal gusto rètro. Fortunatamente l'aria nell'abitacolo sembrò subito meno pesante, la rosa si limitò a rivolgersi verso il finestrino, canticchiando di tanto in tanto qualche motivetto delle canzoni. Guardò le gocce scendere velocemente sul vetro e il paesaggio scorrere altrettanto velocemente davanti ai suoi occhi; ciò non le impedì di percepire la tensione di Cheryl che aumentava sempre più, la pressione sull'acceleratore diminuire impercettibilmente di volta in volta, sperando di ritardare il più possibile l'arrivo a scuola. Senza nemmeno riflettere, poiché sapeva che, se avesse pensato ai pro e contro della sua decisione, avrebbe trovato molti più lati negativi - come era solita fare grazie al suo immenso cinismo - e non avrebbe aperto una conversazione con Cheryl nemmeno questa volta, si girò verso di lei. La sua pelle pallida come sempre, forse più del solito, pareva ancora più bianca grazie alla luce fredda di quel giorno; i suoi occhi grandi e castani leggermente infossati, le occhiaie che indossavano erano così profonde da rendere impossibile nasconderle; le labbra carnose, anche queste scolorite, non portavano nemmeno più uno strascico del solito rossetto rosso che era diventato quasi impossibile rimuovere del tutto; i capelli ramati, sciolti le ricadevano sulle spalle mossi, si abbinavano perfettamente a quella stagione alla pioggia e alle foglie dai toni caldi che cadevano giù dagli alberi in quel periodo. Nonostante la rossa fosse chiaramente poco in forma, manteneva la sua innegabile bellezza; ogni volta che Toni la guardava le sembrava diversa, dalla Cheryl sexy e accattivante, ma bellissima che aveva incontrato al prima volta, alla Cheryl dalla bellezza affascinante, ma misteriosa e altrettanto meravigliosa.
Quando la più bassa notò la Blossom rivolgerle un piccolo sguardo, con la coda dell'occhio, si rese conto di essersi soffermata più del dovuto ad ammirarla. Abbassò lo sguardo qualche secondo, per poi riportarlo sull'autista con un'espressione decisamente differente, non più vacua e sognante, ma seria: nascondeva un pizzico di curiosità.
<<Sei nervosa?>> chiese dolcemente alla rossa, ma senza girarci intorno, in maniera diretta, ma sinceramente interessata. La più alta parve sorpresa alla domanda e Toni avrebbe fatto di tutto per sapere cosa girasse nella sua mente in quel momento; la risposta non tardò ad arrivare, insieme a un'occhiata demoralizzata della rossa <<Tu non lo sei?>> chiese a sua volta riportando la sua attenzione all'asfalto. La più bassa abbassò lo sguardo con aria colpevole: tra tutti i modi in cui avrebbe potuto iniziare una conversazione aveva scelto uno dei peggiori chiedendo una cosa ovvia. Nonostante ciò non si arrese, con quella domanda aveva dimostrato interessa nei confronti dell'altra ragazza <<Sei sicura di voler andare prima a scuola? Se vuoi possiamo prima fare una denuncia ufficiale a FP e poi parlerà lui con la scuola>> Le due si erano accordate di parlare prima con il preside in maniera ufficiosa e poi con la polizia in maniera ufficiale, secondo Cheryl denunciare l'accaduto prima alla scuola sarebbe potuto essere un'ulteriore protezione da sua madre. <<Ormai siamo già quasi a scuola, non avrebbe senso cambiare idea>> rispose la rossa con un tono di voce indecifrabile che non lasciava trasparire alcuna emozione, ma la Serpent era certa che dentro di sé fosse estremamente spaventata e disorientata; a confermare la sua idea il modo in cui la rossa stringeva il cambio, facendo diventare le sue nocche sempre più pallide.
Dopo qualche secondo di silenzio Toni riportò lo sguardo sulla ragazza accanto a sé <<Stai tranquilla Cher>> quel soprannome scivolò dalle sue labbra con una tale scioltezza che la rosa non si accorse nemmeno di averlo pronunciato; la sua voce suonò estremamente calma e rilassata, così bassa da far sentire la rossa avvero al sicuro per un attimo. La Serpent portò la mano su quella di Cheryl; il contatto inaspettato tra la mano calda della più bassa e quella fredda della più alta la fece sobbalzare. Quando Toni, portando le dita sotto fra quelle dell'autista e tirandole leggermente, le fece allentare la presa sul cambio, si rese conto di quanto incontrollatamente lo stesse stringendo per provare a scaricare tutta la tensione che sentiva nel suo corpo; aveva sperato che guidare sarebbe stato un buon modo per rilassarsi e concentrarsi su altro, ma a quanto pare non era stato abbastanza. <<Rilassati, ci sono io, ci siamo tutti... Non ti lasceremo da sola nemmeno per un secondo se vorrai, ok?>> disse la rosa sinceramente, accarezzando il dorso della sua mano <<Te l'ho promesso, nessuno ti farà di nuovo del male.>> con concluse con convinzione il su discorso, ottenendo un'occhiata grata dalla rossa.
Dopo qualche minuto di silenzio, riempito dalla pioggia e dalla musica in sottofondo, Cheryl imboccò l'ingresso del parcheggio e accostò la jeep tra le fasce bianche, ma non accennava a voler uscire dall'auto. Erano decisamente in anticipo, poiché la colazione aveva impiegato loro decisamente meno del previsto - dato che la rossa non aveva mangiato nulla -
Spense il motore e riaccese la radio, che si era spenta automaticamente insieme al resto dell'auto e lasciò riprodurre la musica di Toni, abbassando di poco il volume dato che non era più coperto dal rombo del motore, ma solo dallo scosciare della pioggia.
<<Come va?>> chiese improvvisamente, girandosi leggermente sul sedile in modo da rivolgersi verso la rosa, la quale, non appena si accorse del suo gesto la imitò sistemandosi, con un po' di fatica, difronte a lei.
<<Come va cosa?>> chiese, assumendo quella solita espressione confusa, la quale aveva qualcosa di buffo - forse era la curava che assumeva il suo sopracciglio sinistro - <<L'addome intendo, ti fa molto male?>> nonostante il malinteso di quel sabato e tutto ciò che ne era conseguito, la rossa aveva continuato a medicare l'addome di Toni, disinfettando e pulendo la ferita, cambiandone la garza e assicurandosi che non si riaprisse e occupandosi del livido con qualcosa di ghiacciato - l'ultima volta usarono un pacco di patatine surgelate - sperando che in tal modo si sarebbe riassorbito più velocemente; i contorni di esso stavano assumendo un colorito verdognolo-giallastro, mentre il mezzo era ancora violaceo-bluastro.
<<Bhe...>> disse la rosa un po' sconfitta <<Va... Fa sempre male, forse il livido sta migliorando, sembra fare meno male, ma continuo a non riuscire a distinguere i dolori... >> proseguì accennando una risata, pensando a quanto ironica fosse quella situazione.
<<Forse saremmo dovute andare da un medico...>> esordì Cheryl dopo qualche secondo di riflessione, rendendosi conto, come d'improvviso, quale fosse la gravità effettiva delle ferite di Toni. Quella coltellata avrebbe potuto provocare dei danni seri, toccare qualche organo per esempio; il sul stesso calcio avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi di un livido bluastro e lei se ne rendeva conto solo ora, dopo un intero week end...
Inevitabilmente ripensò a quel sabato pomeriggio e al senso di terribile irrequietezza e dolore che aveva provato sentendo il freddo sulle sue labbra, provocato dall'assenza di quelle della rosa, che erano combaciate così bene con le sue da aver fermato il tempo per un po' nell'abitacolo della jeep. E inevitabilmente pensò anche a come, nonostante tutto, non riuscisse a non pensare alla ragazza rosa accanto a lei; e quel "nonostante tutto" celava così tanto da non poter essere espresso.
Toni rispose velocemente, senza pensare, in un modo che Cheryl poté definire quasi superficiale, nonostante immaginasse che, dietro la risposta fulminea della più bassa ci fosse, in realtà, un pensiero ben meditato <<Un medico è l'ultima cosa di cui ho bisogno e poi stai facendo un lavoro perfetto>> disse, ma quasi senza crederci davvero: si rendeva conto del fatto che la rossa stesse facendo effettivamente un lavoro egregio per curarla, ma contemporaneamente, più il tempo passava, più la paura aumentava, parimente alla consapevolezza che probabilmente non sarebbe mai tornata del tutto "normale". Capiva, anche grazie alla sua esperienza con i Serpents, che quelle ferite e quei lividi non si sarebbero rimarginati col tempo fino a scomparire; capiva che sarebbero rimasti, non solo in superficie, come delle cicatrici, ma anche dentro, incatenati per sempre ai suoi muscoli e ai suoi organi; capiva che, se non fosse intervenuto un medico, avrebbe sempre sentito fastidio, in ogni piccolo movimento e sforzo, anche quando agli occhi sarebbe apparso tutto perfetto. Ma sapeva dentro di sè che nessun medico l'avrebbe curata senza fare domande, domande che non avrebbero richiesto solo le giustificazioni di Toni, ma anche e soprattutto quelle di Cheryl, che in quel momento era legalmente scomparsa e moralmente indisposta a sopportare anche il peso del dolore della rosa. Era solo un piccolo prezzo da pagare per lei.
Quell'affermazione della rossa era un ultimo, quasi disperato, tentativo di indirizzare la rosa da un dottore, ma, in cuor suo, sapeva che era destinato a fallire; magari era la convinzione nel porre la domanda ad esserle mancata o forse il tono scoraggiato con cui l'aveva detta a decretare il fallimento della sua frase, quindi decise semplicemente di non aggiungere altro e rimanere in silenzio.

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