<<Torno subito Cher, chiamatemi per qualunque cosa>> la rossa, sentendo il suo nome, rivolse lo sguardo a Toni, la quale a sua volta le rivolse un piccolo, rassicurante sorriso; non ebbe nemmeno il tempo di ricambiare il saluto, poiché la rosa si era già allontanata da loro, quasi correndo. Gli occhi della Blossom rimasero incollati al dorso della Seprent, finché la sua visuale non venne occupata da Veronica. <<Terra chiama Cheryl! Ci sei?>> esclamò la mora. La rossa si svegliò da quella sorta di trance che l'aveva avvolta, puntando lo sguardo, leggermente infastidito sull'altra ragazza. Era riduttivo dire che fosse rimasta dispiaciuta del comportamento di Toni, la quale non solo non si era preoccupata di salutarla, ma sembrava averla scaricata alle altre due ragazze ed essere letteralmente fuggita da lei; Cheryl iniziava a essere davvero confusa dal comportamento dell'altra ragazza, che per altro, magari inconsciamente, non faceva altro che continuare a ferirla: un minuto prima si preoccupava di lei, sembrava leggerla come un libro, le sue paure, i suoi timori, si era accorta di come tenesse stretto il cambio -cosa che nemmeno la stessa Cheryl aveva notato- e lei ancora una volta si era lasciata rassicurare dalla rosa, affidandole la sua emotività, prendendo un altro pezzettino di se stessa e riponendolo al sicuro fra le mani scure e sottili di Toni. Il minuto dopo quella stessa persona, era fuggita via, scappando come si scappa dai problemi, lasciandola come si lascia qualcosa di rotto, come si butta via una cartaccia. Ed era proprio così che si sentiva ora: come un oggetto usato, come una penna scarica, come un vaso rotto di cui non si può fare nulla. Iniziò a rendersi conto di come quella situazione, quella convivenza, fisica ed emotiva, con la southsider non potesse durare. Cheryl le era grata, le era immensamente grata, le aveva restituito la libertà, senza addossarsi non poche conseguenze, ma non poteva continuare così e più i secondi scorrevano più sentiva come la sua situazione psicofisica si sgretolasse, non solo per colpa del manicomio, ma anche per colpa di Toni. Oltre tutto il male che doveva sopportare, oltre quel senso di irrequietezza interminabile, quel peso sul petto, quel pugno allo stomaco, quegli incubi che tormentavano anche il suo riposo, quel disgusto che provava per i buchi sulle sue gambe, per quei suoi polsi che erano stati stretti e forzati a fare ciò che non voleva, quei suoi occhi che non avevano potuto vedere, quelle sue mani che non avevano più potuto toccare, quelle sue orecchie che non erano più riuscite a sentire, quel suo cervello, quel suo dannato cervello che non era normale, che se solo fosse stato come tutti gli altri e non deviato le avrebbe risparmiato tutto quel dolore. Tutto quello era già troppo da sopportare, sempre che la rossa lo stesse davvero sopportando come credeva -stava iniziando a pensare che in realtà non stesse facendo altro che sprofondare lentamente-, non poteva occuparsi anche di quella situazione con la rosa, di come si sentisse inevitabilmente in debito con lei e come se non bastasse ci si metteva anche l'addome di quest'ultima che era distrutto, direttamente o indirettamente, poco importava, per colpa sua, ma soprattutto non poteva più sostenere quella sorta di tira e molla che si era creato fra le due. Quel fiume di pensieri, veloce e interminabile, si riavvolse velocemente come il nastro di una cassetta riducendosi fino a diventare minuscolo nei meandri della mente della Blossom. Assurdo come qualcosa di così complesso, quali le idee, potessero viaggiare con una tale velocità.
Si rivolse a Veronica provando a rendere il suo sguardo il meno infastidito possibile, in fin dei conti fingeva da una vita, non le sarebbe dovuto risultare così difficile. <<Ci sono, ci sono>> disse, fingendo di essere semplicemente incantata. La newyorkese avrebbe potuto fare un milione di battute in quel momento "Come darti torto, chi non fisserebbe il culo stupendo di Toni!" o magari un classicone del tipo "Chiudi la bocca che ci entrano le mosche", ma si trattenne limitandosi a un <<Andiamo all'armadietto?>>. La domanda però era chiaramente retorica dato che la mora si era già avviata. Cheryl non poté far altro che seguirla, ignorando tutti gli alunni che le stavano attorno, ma mantenendo lo sguardo alto e le spalle dritte, consapevole di non essere lei quella che doveva aver qualcosa di cui vergognarsi. <<Grazie per aver aspettato la risposta, Lodge>> disse con un pizzico di ironia, priva, tuttavia, di quel tono scontroso che la caratterizzava <<Non cambia molto, ma andiamo prima al mio, almeno prendo qualche libro o quaderno o qualunque cosa ci abbia lasciato>> Veronica, sentendo il tono ironico dell'amica, si rilassò appena: fino a quel momento non aveva avuto idea di come comportarsi con Cheryl e per una volta non perché era Cheryl. <<Ogni suo desiderio è un ordine per me, capitano Blossom>> disse con tono solenne, accompagnando le parole con una riverenza. <<Finalmente hai capito chi è superiore>> ribatté con tono superbo, ridacchiando, incredibilmente era riuscita a imporsi anche in quella conversazione. <<Per questa volta te la do vinta chérie>> rispose a sua volta la corvina, alzando gli occhi al cielo, ma ridendo anche lei. La rossa rivolse uno sguardo curioso alla newyorkese, il sopracciglio alzato e quel mezzo sorrisino, che caratterizzavano quella sua buffa espressione furbetta <<Chérie? Siamo romantiche V?>> Veronica non si fece sfuggire l'occasione di reggerle il gioco, per il suo umorismo quella situazione era oro colato; assunse una faccia a metà fra il colpevole e il provocante e rispose <<Beh, ora che so il tuo segreto, non ho certo intenzione di farmi sfuggire questa meravigliosa occasione>> <<Sicuramente non il matrimonio combinato che si aspettano i nostri genitori>> commentò la rossa. La corvina scoppiò a ridere con quell'espressione da "oh mio dio non ci avrei mai pensato", perché effettivamente non ci aveva mai pensato, ovviamente non a un matrimonio combinato fra loro due, probabilmente nemmeno la mente della strega più fantasiosa di Greendale ci sarebbe arrivata, piuttosto a quanto le due non fossero poi così diverse, effettivamente non aveva mai prestato la dovuta attenzione al modo in cui entrambe dovessero soddisfare delle aspettative altissime e non come tutti gli altri: voti alti, comportamento esemplare e così via; loro oltre questo, dovevano mandare avanti l'impero creato dai loro avi, sposarsi con uomini altrettanto ricchi e importanti e sperare in figli maschi. Il programma previsto per la loro vita sembrava provenire direttamente dal medioevo: per loro il tempo non era andato avanti come per tutti gli altri. <<Cosa ridete voi due?>> chiese Betty con tono curioso andando incontro alle due ragazze, lo zaino su entrambe le spalle con le cinghie rigorosamente tirate e alcuni quaderni stretti al petto. Salutò le due con un veloce e di routine bacio sulla guancia. <<Oh nulla di che B, io e Cheryl ci sposiamo, così le nostre famiglie avranno il matrimonio combinato che tanto desiderano>> rispose Veronica con tono ovvio, ridendo. <<Posso fare da testimone vero? Non mi perderei mai questo meraviglioso momento!>> esclamò, seguendo le due ragazze, senza, tuttavia, sapere dove stessero andando. <<Assolutamente no>> disse con tono serio Cheryl. Le due si voltarono verso di lei stranite dal suo tono, chiedendosi entrambe a cosa fosse dovuto, in fin dei conti si stavano divertendo, non era di certo un discorso serio. <<Beh scusa, che ti aspettavi?>> proseguì la rossa con la stessa impostazione della voce <<Devi portarmi all'altare, non penso che mio padre potrà>> concluse. <<Con piacere>> tutte e tre scoppiarono a ridere, Betty e Veronica particolarmente sorprese dall'autoironia della rossa.
STAI LEGGENDO
𝐈𝐋 𝐌𝐀𝐍𝐈𝐂𝐎𝐌𝐈𝐎
RomanceUn matrimonio nell'orrore. Una tragica vicenda segna la vita di due ragazze, legandole per sempre, nel bene e nel male. Il male chiama il male, attraendo a sé errori, pregiudizi e fraintendimenti, tirando fuori fantasmi del passato e scheletri nell...