Capitolo 23

193 16 4
                                    

Toni arrivò a passo sostenuto, quasi correndo, nel bagno che le era stato indicato, le lacrime ancora le rigavano il viso, lasciando delle striature sulle guance e creando zone più lucide di altre. Non appena entrò in bagno trovò le due ragazze, intente a guardare l'unica porta chiusa, ormai rinunciatarie al tentativo di provare a far proferir parole alla rossa. <<Che è successo?>> al contrario di quanto ci si potesse aspettare però, quella domanda, quasi sussurrata, non era scivolata fuori dalle labbra di Toni, ma da quelle di Veronica, che l'aveva preceduta sul tempo, non potendo non notare il viso gonfio della rosa. <<Nulla>> sussurrò velocemente la southsider come risposta, asciugandosi distrattamente gli occhi con il dorso della mano e posando l'alta sulla spalla della mora, accarezzandola leggermente e provando a rassicurarla. <<Allora, cos'è successo?>> questa volta fu la rosa a chiedere, con tono fermo -e non con quello tremante e insicuro che si era lasciata sfuggire nella conversazione con la newyorkese-, scandí bene le parole, alzando la voce in modo tale da essere sicura che anche Cheryl la sentisse. A prendere parola fu Betty, anche lei quasi con le lacrime agli occhi e una voce chiaramente rotta, intrisa di disperazione <<Non lo so, non lo so! Stava andando tutto bene, V ha proposto un caffè e Cheryl si è congelata. Non sai che faccia aveva Toni, sembrava aver visto il diavolo>> disse tutto d'un fiato, tanto che dovette fermarsi a metà e prendere un grande respiro <<e poi è scappata via, non so perché e adesso non si sente nemmeno un respiro>>. <<È vero>> proseguì Veronica, con tono grave, confermando la versione dell'amica, versione che, di primo acchito, sembrava deformata dall'irrazionalità della situazione <<è così silenziosa che, se non l'avessi vista entrare, dubiterei anche che sia qui... Magari è svenuta>> azzardò un'ipotesi. Toni ci riflettè qualche secondo <<No, non penso>> affermò poi con sicurezza <<Dubito possa aver perso i sensi con le gambe alzate>> concluse, facendo notare alle altre due ragazze il dettaglio che Cheryl aveva cercato di nascondere; l'ultima affermazione della rosa mise ancor più in agitazione la northsider, portandola a chiedersi se fosse davvero così ovvio il modo in cui aveva provato a nascondersi e conducendola a ipotizzare e ricreare, nella sua mente, i più svariati scenari, in cui a rincorrerla non erano le sue amiche, ma il suo persecutore, che alla stessa maniera di Toni ipotizzava il suo "trucchetto", controllando bene nella cabina di ogni bagno, riuscendo a scovarla e poi... poi il vuoto, non osava nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere se quell'uomo e chi per lui l'avessero trovata. <<Cheryl...>> iniziò la Serpent, accompagnando le parole con due tocchi leggeri sulla porta del bagno <<Siamo noi, Toni>> iniziò lasciando poi il discorso in sospeso <<Veronica>> proseguì la corvina, capendo le intenzioni della più bassa, dicendo lei stessa il suo nome, in modo che la ragazza chiusa nel bagno potesse riconoscerne la voce; allo stesso modo Betty <<Siamo da sole, non c'è nessun altro qui con noi o fuori dalla porta del bagno, sei al sicuro>> pronunciò il tutto con tono pacato e voce rilassata, cercando di suonare il più rassicurante possibile. <<Siamo qui per te Cheryl, per aiutarti, ma tu... tu devi aiutare noi, prova a parlarci, ti prego, prova a spiegarci cos'è successo e noi ti aiuteremo. Non devi fuggire da noi, siamo dalla tua parte>>. La rossa lo sapeva che la southsider aveva ragione -tanto per cambiare, no?- ma mai è stata per lei era stato cosa più vera quel detto che recita "fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare", un oceano, in questo caso. Come poteva superare la paura che le attanagliava l'anima, come poteva superare il fatto che il suo torturatore si trovasse nel suo stesso ambiente, nella sua stessa scuola, probabilmente milioni di alunni, hanno e avevano a che fare con lui, magari lo adoravano, lo ritenevano un genio. Come poteva uscire dal bagno con la consapevolezza di rischiare di incontrarlo dall'altro lato del corridoio -e questa volta non sarebbe stata tanto fortunata da non essere né vista né riconosciuta-; ma lo sapeva che doveva. Non poteva restare lì per sempre, chiusa in quel piccolo cubicolo a farsi perseguitare dai pensieri e dalle immagini dei suoi traumi. Anche se, pensandoci, la sua vita non sarebbe proseguita diversamente, sarebbe rimasta un susseguirsi di incubi, immagini e pensieri soffocanti, che non l'avrebbero mai lasciata sola. Cheryl non sarebbe mai più stata sola, suor Adalgisa e il torturatore dall'identità oscura sarebbero restati con lei, per sempre. Passarono alcuni minuti, ma dalla rossa alcun cenno, nessun rumore, nessun respiro, nemmeno lo spostarsi di un'ombra; più il tempo passava e più le ragazze erano preoccupate da quel silenzio innaturale. <<Cheryl...>> sussurrò Toni, posando la fronte sulla porta del bagno, allo stesso modo fece con una mano, mettendo l'altra sulla maniglia. Stava iniziando ad aver paura, era sempre più chiaro come la rossa potesse aver fatto di tutto in un momento di disperazione e quell'idea, l'idea di una Cheryl sofferente a tal punto la distruggeva, dopo tutta quella fatica, dopo tutta la fortuna che aveva avuto la Blossom, dopo la possibilità che la vita le aveva offerto di uscire da quel posto, non poteva, non doveva più stare male, non era giusto. La consapevolezza di quella ingiustizia, unita alla paura di non riuscire ad aiutare la più alta, di non vederla più la stavano logorando. Perché sembrava che Cheryl non potesse essere libera? Che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello? Non meritava ciò che il destino le stava riservando, tutto quel male sarebbe dovuto toccare a Toni, lei lo meritava. Lei aveva fatto cose che impronunciabili, ma l'aveva passata liscia e invece la rossa stava subendo quell'inferno. La Serpent non riusciva ad accettarlo. Non poteva accettarlo. <<Ti prego...>> sussurrò, allo stesso modo di prima, la voce rotta e una lacrima, che ancora una volta le rigava il viso, che ormai era solcata. <<Ti prego esci, altrimenti lo sai che dovremo entrare noi>> E Cheryl lo sapeva, era una cosa di una tale ovvietà. Con un click sordo il cartellino rosso tornò verde e la porta di sbloccò, facendo perdere per un attimo l'equilibrio a Toni, che vi era ancora poggiata. Il bagno si aprì e rivelò una Cheryl ancora tremante e a dir poco distrutta. <<Scusate...>> sussurrò, la sua voce non fu nemmeno riconoscibile, tutto ciò produsse il suono fu il vibrare sordo della sua faringe. <<Dio Cheryl...>> disse la Seprent, vedendola in quello stato, ma grata del fatto che, almeno fisicamente, stesse bene; allargò le braccia per accoglierla fra di esse. La rossa, senza pensarci su, si gettò fra quelle braccia, che, purtroppo, stava iniziando a sentire come il suo posto sicuro, l'unico posto dove sarebbe davvero potuta essere protetta. Ancora una volta, al contrario di come era nella realtà, fu Toni la più alta delle due, avvolgendola completamente in un caldo e rassicurante abbraccio, poggiando la guancia sui suoi capelli di un rosso scolorito, scolorito come la sua pelle ancor più pallida del solito. <<Non hai niente di cui scusarti.>> lo ripetè di nuovo, scandendo meglio le parole <<Non hai niente di cui scusarti, è il mondo che deve scusarsi con te>> Ben presto anche le altre due ragazze si unirono all'abbraccio, chiudendo la rossa in una fortezza umana, tenendola al sicuro, non solo con i loro corpi, ma anche e soprattutto con i loro cuori. In quel momento Cheryl si sentì davvero al sicuro, ma quella sensazione di sicurezza durò poco, perché per scappare da quel posto, dal quel bagno, da quella scuola, doveva passarci in mezzo, tagliarlo e affrontalo, con tutti i rischi che questo comportava.

𝐈𝐋 𝐌𝐀𝐍𝐈𝐂𝐎𝐌𝐈𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora