Capitolo 14

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Quando riconobbe la ragazza i brividi le percorsero la spina dorsale, era incredibile come una persona potesse provare così tante emozioni contrastanti: la rabbia nei confronti del manicomio e dei suoi lavoratori che avevano chiuso la rossa in quella cella buia, puzzolente e chiassosa, la tristezza e l'immenso dolore che provava per lei, perchè non si meritava di stare in quel buco disgustoso, Toni non provò nemmeno a immaginare tutta la sofferenza, tutto ciò che potesse aver passato Cheryl lì dentro, sapeva che anche lei ne sarebbe uscita distrutta, solo a pensarci. Infine la felicità, l'immensa gioia che provava nel vederla, certo ora si trovavano lì entrambe, ma presto sarebbero state salve, libere, avrebbero potuto apprezzare di nuovo l'aria pulita, il cielo e i rumori della strada. La rosa fu di nuovo invasa da un'adrenalina assurda, ma quella volta non era dettata dalla rabbia, bensì dalla bellezza di quel momento, da quella conquista.

Senza perdere un secondo tirò il pistone, che teneva chiusa la porta, con tutta la forza che aveva e puntò la torcia nello stanzino cercando di fare un po' di luce, la rossa sentendo i rumori si sistemò seduta sul letto, tenendo le ginocchia al petto, girando la testa velocemente a destra e a sinistra freneticamente, come per capire da dove provenissero i rumori che sentiva. Quando Toni avanzò di qualche passo e il rumore dei suoi anfibi risuonò nella stanza di Cheryl, la ragazza iniziò a gridare disperata <<Ti prego non di nuovo, sono stata buona, ti prego>> indietreggiò ancora sul letto fino a trovarsi con le spalle al muro, le sue urla erano strazianti e aveva iniziato a scalciare; la Serpent inizialmente rimase piuttosto sconvolta dalla reazione dell'altra ragazza, provò a tranquillizzarla <<Cheryl sta tranquilla sono solo io, va tutto bene smettila>> in tutta risposta la Blossom iniziò a urlare più forte. La voce di Toni era mascherata dal casco e, dopo tutto quel tempo nel buco, la ragazza non riusciva a riconoscerla, bisognava aggiungere che le pareti erano così scure che la torcia illuminava a stento il volto della più alta, volto che la rosa comunque non riusciva a vedere in quanto ricoperto dall'arruffata chioma rossa. <<Lo dici sempre, lasciami in pace ti prego>> disse Cheryl esasperata, la sua voce esausta dalle grida era di un tono basso e graffiato, anche le sue gambe avevano smesso di scalciare; Toni si avvicinò cautamente alla rossa, scansandole delicatamente i capelli dal viso, quando la più alta percepì il contatto tra le sue guance e le mani della rosa iniziò a tremare, la paura si stava impossessando di nuovo di lei e sapeva che ribellandosi sarebbe finita solo peggio. La Serpent, quando scostò i capelli della rossa e le illuminò il viso con la torcia, capì perché non l'aveva riconosciuta, perché si era spaventata così tanto sentendo qualcuno entrare: aveva una specie di benda, una fascia nera che le copriva il volto, proprio come nel film "bird box" la ragazza poteva orientarsi solo con gli altri sensi; ma ben presto Toni si rese conto che anche gli altri sensi della rossa erano stati completamente annullati in quel luogo: l'olfatto era completamente inutile, con quella puzza infernale e acido gli odori non si distinguevano, l'udito altrettanto, con le urla perenni dei pazienti era quasi impossibile capire da dove venissero e a chi appartenessero suoni e voci, mentre, riguardo al tatto, Toni si accorse che Cheryl non portava solo una benda, ma anche una camicia di forza, probabilmente non sapeva nemmeno come fosse strutturata quella stanza. Una morsa le si strinse attorno cuore vedendola in quelle condizioni, non se lo meritava, nonostante il suo carattere freddo e acido, nonostante il suo passato, lei non aveva colpa di nulla e non si meritava di stare lì, così... La Serpent provvide immediatamente a togliere la benda dal viso della rossa, tirandogliela via; Cheryl ci mise qualche secondo ad abituarsi alla luce della torcia e quando ci riuscì sgranò i grandi occhioni marroni, occhi nei quali Toni lesse chiaramente il terrore, senza dare tempo all'altra ragazza di parlare o reagire, gridò con tutta la forza che aveva nei polmoni e triando un calcio così forte nello stomaco della rosa, da farla schiantare contro il muro opposto. Inutile dire che la più piccola rimase sconcertata, in pochi secondi si trovò per terra, con la schiena contro il muro e la testa frastornata, non ebbe la forza di ribattere, delusa e amareggiata da quella reazione, che per altro le aveva fatto un male enorme, si massaggiò lo stomaco cercando di diminuire il dolore e di non vomitare un'ennesima volta. Come faceva una ragazza chiusa in un manicomio ad avere tutta quella forza? Ma soprattutto perché non aveva riconosciuto Toni? La rosa allungò con fatica una mano, per riprendere la torcia che le era caduta. Forse avevano fatto il lavaggio del cervello all'altra ragazza facendole credere che la Serpent fosse la cattiva? Magari Cheryl era sotto medicinali e non si ricordava di lei... Poteva essere colpa dell'elettroshock? Toni portò una mano alla nuca, per grattarsi la testa cercando di concentrarsi, ma involontariamente trovò la risposta alla sua domanda; quando avvicinò la mano alla testa non trovò i capelli, bensì il casco. Il casco. Era il dannatissimo casco. Si era così abituata alla presenza dell'oggetto sul viso e sulla testa che aveva dimenticato di averlo. Era ovvio il terrore di Cheryl dopo aver visto qualcuno vestito di nero con in testa un enorme casco in un manicomio. Si sarebbe presa a schiaffi per la sua stessa stupidità, quel calcio se l'era meritato tutto. Scatto in piedi, per quello che il dolore le permetteva, e sfilò velocemente il casco, sentì finalmente il volto libero dopo ore.

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