Nei capitoli precedenti:
Una profonda ferita all'addome curata male ha provocato a Toni una gravissima infezione, la quale, unita all'assunzione di molto alcol, l'ha portata a perdere i sensi fra le braccia di Cheryl. I medici l'hanno mandata in coma farmacologico per operarla con successo. La rossa ha avuto un flusso di coscienza e ha parlato dei suoi sentimenti a Toni mentre era ancora in coma. La Serpent si è risvegliata dal coma in piena notte accanto a Cheryl, la quale le è rimasta accanto tutto il tempo.Il sole albeggiava all'orizzonte o almeno così sembrava dalla luce ancora tenue che filtrava dalla finestra socchiusa, la quale lasciava entrare uno spiffero d'aria fresca, imbibita del tipico profumo invernale: un misto fra pioggia e aghi di pino, che in quella cittadina era ancor più caratteristico. Le nuvole dense, ma poco fitte avrebbero di lì a poco reso il cielo biancastro e malaticcio, nascondendo il caldo sole e rendendo i suoi raggi lattei e fastidiosi. Erano poco meno delle 6 del mattino e il silenzio era tombale, ma a dir poco rilassante: si udivano di tanto in tanto i rombi dei primi mezzi di trasporto passare nei pressi dell'ospedale per poi farsi sempre più deboli man mano che si allontanavano e il cinguettio sporadico di qualche temerario uccellino che non era emigrato con l'arrivo dell'inverno. Un quadro più che idilliaco che celava la macabra realtà di quel piccolo borgo.
Dopo il risveglio dal coma di Toni intorno alle 3 di quella notte uno alla volta erano andati tutti via, d'altronde avevano aspettato in ospedale per più di 12 ore, tanto che il loro olfatto era perfino assuefatto all'odore pungente dell'alcol che cospargeva ogni superficie del luogo per igienizzarla. I primi erano stati Jughead e Sweet Pea, che dopo essersi accertati delle sue condizioni di salute e averle tenuto compagnia per circa un'oretta, ormai esausti, ma certamente più tranquilli, erano tornati alle loro rispettive abitazioni; il corvino era tornato dopo ore a casa Cooper a dare le ultime nuove alle due donne di casa, che certamente la mattina seguente sarebbero andate a fare visita alla rosa, mentre il più alto aveva fatto una tappa alla roulotte di Toni in modo tale da raccattare alcune cose che le sarebbero potute servire, con la promessa di portargliele non appena, dopo aver riposato qualche ora, sarebbe tornato in ospedale. Dopo di che fu il turno di Veronica, la quale, seppur con qualche incertezza, aveva ceduto, completamente esausta e aveva chiesto al suo autista di andarla a prendere. D'altronde tutti e tre avevano perso fin troppi giorni di scuola e volenti o nolenti ci sarebbero dovuti tornare il giorno seguente. Infine, intorno alle 4, tocco a FP, che aveva lasciato il posto di lavoro scoperto per più ore del dovuto: aveva bisogno per lo meno di tornare a casa per sciacquarsi e riposare qualche ora in modo da poter essere operativo il giorno dopo, d'altro canto l'impegnativo caso di Cheryl, il quale, man mano che conosceva la rossa, iniziava a starle sempre più a cuore, non si sarebbe risolto da solo e, inoltre, il lavoro era lavoro. Tuttavia l'uomo non andò via senza prima essersi assicurato di mettere una pattuglia di guardia fuori dall'ospedale, temendo che quella situazione di debolezza avrebbe potuto costituire un terreno fertile per una ripercussione da parte di Penelope e i suoi scagnozzi.
Toni era seduta sul letto. Seduta in realtà non era veritiero, aveva più che altro la schiena quasi in verticale, posata sullo schienale reclinabile del letto, inspessito da un paio di cuscini, e tentava di stare dritta nonostante l'anestesia le impedisse di percepire i muscoli dell'addome e della zona circostante; per la stessa ragione non era ancora riuscita a muovere le gambe da quando si era svegliata dal coma. Dire che si sentiva un'inetta era riduttivo. Le mani, che aveva posate sulle gambe coperte dalle lenzuola pesanti, giocherellavano con le dita svogliatamente, tentando di sfogare la tensione che sentiva addosso. Si sentiva indifesa. Avere un vuoto di mezza giornata nella mente era doloroso: non è poi così inusuale non ricordare le giornate per intero o dimenticare momenti successi in passato, ciò che la rendeva insicura e spaventata era che ciò che non ricordava non era successo un mese o una settimana prima, ma semplicemente il giorno prima e, per quanto i suoi amici le avessero fatto un resoconto sufficientemente accurato di quelle dodici ore, non ricordare chi l'avesse spogliata, operata, messa a letto, non sapere nemmeno che faccia aveva il suo medico la faceva sentire nuda. Avrebbe voluto alzarsi, affacciarsi alla finestra solamente per non dover più stare lì seduta, immobile, come una malata terminale, ma non sentiva le gambe, non riusciva a muoversi, non era più completamente padrona del suo corpo.
Tentò di distogliere la mente da quei pensieri che gravavano sul suo animo e certamente l'avrebbero fatto numerose volte durante i giorni seguenti, spostando lo sguardo sulla ragazza accanto a se. Le era rimasta seduta accanto tutto il tempo; da quando Toni si era svegliata la rossa era uscita solamente per lasciare un po' di privacy a lei e ai suoi amici più stretti, da quel momento era rimasta seduta sulla sediolina dura accanto al letto guardando man mano tutti andare via. Non si erano parlate quasi per nulla, se non nel momento in cui la più bassa si era svegliata, ma Cheryl aveva vegliato su di lei tutto il tempo, perfino quando la serpent si era nuovamente appisolata per una manciata di minuti, ancora stordita dall'anestesia, la rossa era rimasta a sorvegliarla per assicurarsi di darle qualunque cosa di cui avrebbe potuto aver bisogno. La Blossom si era riaddormentata solo poco meno di mezz'ora prima: Toni si era di nuovo svegliata e sembrava stare bene -almeno per quanto riguardava gli esiti del suo intervento- e dalla finestra si iniziavano a intravvedere le prime luci dell'alba. Probabilmente il colore caldo e rosato del sole sorgente, unito al fatto che la rosa sembrasse stabile, l'avevano portata ad abbassare la guardia quel tanto che era stato sufficiente per appisolarsi.
Toni girò il collo quanto bastava per rivolgersi verso la ragazza ai piedi del suo letto; la rossa aveva le braccia conserte all'estremità del materasso e la testa poggiata su di esse, leggermente inclinata verso la rosa, i capelli, il cui rosso risplendeva illuminato dai riflessi caldi del sole, le ricoprivano il viso pallido e rilassato. Non poté non ripensare a quelle poche mattine durante le quali si era svegliata accanto alla rossa; le sembravano così lontane, come se fossero passati mesi e invece si trattava solamente di poco più di una settimana. Nonostante fosse passato così tanto tempo l'immagine del viso chiaro e indifeso, ricoperto dai capelli rossi era chiaramente impresso nella sua mente. Accanto alla Blossom si era sentita così a suo agio da percepire quel momento in cui si erano svegliate l'una a fianco dell'altra, per due o tre giorni, come una routine di anni; come una longeva coppia, la cui vita è quasi simbiotica, completa solo se intrecciata alla vita dell'altro.
Forse, infondo, la presenza di Cheryl accanto a lei in ospedale, non le dispiaceva poi così tanto... L'aveva profondamente apprezzata, silenziosa e non invadente, ma costante. Aveva profondamente apprezzato il fato che le fosse rimasta vicina tutto il tempo. Nonostante tutti era lei che aveva trovato accanto quando si era svegliata dal coma e a ogni suo risveglio, era lei che era rimasta quando tutti gli altri erano andati via e, se ricordava bene ciò che Veronica le aveva spiegato della giornata precedente, era lì da 18 ore. Un perfetto cristiano cattolico di un piccolo borgo l'avrebbe definita, senza esitazione alcuna, angelo custode.
STAI LEGGENDO
𝐈𝐋 𝐌𝐀𝐍𝐈𝐂𝐎𝐌𝐈𝐎
RomanceUn matrimonio nell'orrore. Una tragica vicenda segna la vita di due ragazze, legandole per sempre, nel bene e nel male. Il male chiama il male, attraendo a sé errori, pregiudizi e fraintendimenti, tirando fuori fantasmi del passato e scheletri nell...