Capitolo 26

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Quel martedì il sole era alto su Riverdale, all'apice del cielo, che, dopo l'intero lunedì di pioggia, era quasi completamente sgombro da nuvole, eccezion fatta per alcune bianchissime e poco dense che macchiavano l'azzurro grigiastro della volta celeste. Nonostante questo l'inverno era ormai alle porte e all'esterno delle accoglienti case degli abitanti perfetti dei piccoli borghi il freddo infuriava e, seppur fosse ormai mezzogiorno, congelava ostinato le mani e i volti non coperti di coloro che si azzardavano a passeggiare per le strade ancora umide della cittadina. Non era difficile intuire come quella quiete da cielo sereno e strade ancora umide fosse solo apparente: il vento all'esterno delle abitazioni infuriava, scuotendo tutto ciò su cui capitava, sollevando le poche foglie umide che erano sulla strada e facendole turbinare, scuoteva gli alberi del boschetto di Riverdale e quelli nei giardini, i cartelloni e le insegne delle strade, rendendo la città molto meno silenziosa del solito.

La roulotte di Toni era ancora silenziosa e nonostante fosse ormai mattina inoltrata, ancora nessun rumore proveniva dal suo interno. A svegliare il corpo di Toni fu uno spiffero di vento gelido che le colpì il petto nudo, sfiorandole i capezzoli scoperti, provocandole un brivido e facendole percepire uno strato di pelle d'oca. A svegliare la sua mente, invece, fu il forte rumore dell'infuriare del vento, che colpì duramente prima le sue orecchie, fino ad arrivare al suo cervello, scuotendolo violentemente e costringendolo a svegliarsi da quello stato di trance di dormiveglia. Era ancora immobile, stesa in una metà del letto, le braccia divaricate e leggermente curve, le gambe erano posizionate allo stesso modo, una distesa completamente e l'altra piegata, come formando il numero 4 e percepiva un leggero, ma tiepido e piacevole peso fra il petto e il suo seno sinistro. Si costrinse ad aprire gli occhi, sentendo subito dopo una lancinante fitta alla fronte, che la fece pentire amaramente di quel gesto. Alzò leggermente la testa, quel tanto che le permettesse di smettere di guardare il soffitto e si guardò le punte dei piedi, facendo scorrere lo sguardo poi sulle sue gambe nude, sull'inguine scoperto e decisamente, in quel momento, poco nascosto per colpa della posa delle sue gambe, salì ancora guardandosi l'addome, infine buttò di nuovo la testa all'indietro, sospirando sconfitta. Era decisamente nuda, ma se non altro, almeno, doveva aver fatto davvero caldo quella notte per aver dormito senza nemmeno un lenzuolo. Sentì quel peso sul suo petto diminuire leggermente e poi una leggera sensazione di solletico, simile a un grattino sul seno. Riportò lo sguardo sul suo petto solo per vedere un paio di dita che si muovevano leggermente sulla sua pelle, provocandole la pelle d'oca in quella zona, seguì il braccio dalla pelle olivastra e leggermente più chiara della sua; guardò la schiena della ragazza stesa a pancia in giù alla sua destra, il braccio che non era disteso sul petto di Toni era disteso lungo il fianco della ragazza, anche le gambe di quest'ultima divaricate, una completamente distesa e l'altra leggermente alzata, nella tipica posizione di chi dorme a pancia in giù. Riportò lo sguardo alla schiena olivastra della ragazza accanto a lei, incontrando una chioma corvina scompigliata e subito dopo incrociando lo sguardo con un paio di occhi castano scuro che la scrutavano attentamente. La ragazza più alta si sporse verso la spalla di Toni, lasciandole un morbido bacio e sussurrando su di essa <<Buongiorno, Toni>> la quale rispose con lo stesso tono, guardandola e accennando un sorriso <<Ciao, Ronnie>>. Se non altro era la prima volta che dopo del sesso occasionale la rosa non si svegliava da sola. Perché era solo quello no? Solo sesso occasionale. Voleva bene a Veronica, le voleva un bene dell'anima ed era sicura che anche lei ricambiasse il suo affetto; era innegabile fra le due ci fosse chimica e dopo quella vicenda avevano imparato a conoscersi, a percepire il dolore l'una dell'altra e a sanare le loro debolezze e probabilmente era proprio per quella ragione che erano finite lì, in quella situazione, che, per altro, non dispiaceva a nessuna delle due. Avevano percepito il loro dolore, la frustrazione e la rabbia reciprocamente e quello era stato un modo inconscio, da parte di entrambe, per incanalare e sfogare i loro sentimenti, un modo che, seppur non molto sano, aveva raggiunto il suo scopo, rendendo estremamente rilassate entrambe le ragazze. Nonostante quel legame chimico così forte, però, entrambe sapevano che quello non era ciò che riservava il futuro per loro, ma solo una breve parentesi voluta dal fato: entrambe conoscevano la tensione all'inguine che si accumula con quella persona, che era diversa dalla semplice eccitazione, entrambe sapevano che sapore avevano le labbra che combaciavano perfettamente con le loro e non era quello che avevano le labbra di Veronica per Toni e viceversa, entrambe conoscevano la sensazione di farfalle nello stomaco che provavano con quella persona, con la loro persona. Probabilmente quello non era il momento in cui il destino aveva intenzione di far incrociare definitivamente quelle anime che combaciavano così perfettamente o magari, quella piccola piacevole parentesi, era già programmata come parte della strada. <<Quindi sei lesbica, o... bi?>> sussurrò Toni ipotizzando, continuando a guardare Veronica, questa volta con sguardo confuso, rendendosi conto del fatto che la sua amica non avesse mai accennato a nulla di simile. La corvina la guardò comprensiva, accennando un sorriso alla domanda, anche piuttosto ingenua della più bassa <<Sono libera Toni>> le sussurrò sorridendo <<Non ho bisogno di essere lesbica o bisex per scopare con una ragazza>>. La rosa ributtò la testa indietro, sorridendo: non ci aveva mai pensato a quell'idea, ma ora che la corvina l'aveva detto le sembrava così ovvio da farla sentire stupida, perché la domanda che le aveva appena rivolto era tipica di qualcuno che ha intrinseca nel suo essere l'idea che libertà siano un uomo e una donna, invece l'idea di libertà che le aveva raccontato con quelle poche parole Veronica le piaceva molto di più. Dopo qualche altro attimo di riflessione riportò di nuovo lo sguardo in quello della sua amica, la quale, a sua volta, non aveva mai smesso di scrutarla sorridendo:<<Ma Archie?>> chiese, ricordandosi solo in quel momento di quel secondo "piccolo dettaglio", temendo di poter rovinare la sua amicizia con il rosso. <<Questa cosa del manicomio ha sconvolto un po' tutti e ci siamo presi qualche giorno di pausa>> sussurrò dispiaciuta la corvina, distogliendo per la prima volta il suo sguardo da quello di Toni, abbassandolo, ma riportandolo velocemente su quello della sua amica, intuendo subito dopo il motivo della sua preoccupazione <<Ma tranquilla, capirà>> proseguì a seguito di una breve pausa <<E anche se non lo facesse, non mi pento di questo... Anzi>> concluse con un occhiolino alla serpent, la quale a sua volta rise a quel tipico atteggiamento flirtante di Veronica. La più alta si mise faticosamente seduta sul letto, reggendosi la testa fra le mani: il mal di testa aveva colpito anche lei molto più forte di quanto si aspettasse, provocandole anche qualche capogiro. Toni la guardò ridendo <<La sera leoni, la mattina...>> riuscendo a strappare una risata anche alla corvina, ma guadagnandosi uno schiaffetto sulla spalla. Con quella poca forza che le bevute e la nottata particolarmente movimentata con l'amica le avevano lasciato, Veronica arraffò dal pavimento la camicia a scacchi della rosa, che non aveva nemmeno idea di come fosse finita nella sua parte del letto; la indossò senza preoccuparsi di indossare alcun tipo di intimo al di sotto, chiudendo solo il bottone più in basso, in modo da coprire leggermente l'inguine scoperto, il tutto sotto gli occhi attenti di Toni, che era ancora nuda e nella stessa posizione in cui si era svegliata. Nessuna delle due si preoccupò di coprirsi più di tanto, probabilmente per la stanchezza, probabilmente per quella vocina nei loro cervelli che ricordava loro che ormai fosse un po' tardi per essere pudiche. Finalmente Veronica riuscì ad alzarsi, con molto più sforzo di quanto avrebbe dovuto e si diresse in cucina a fare un caffè: probabilmente l'unica cosa che avrebbe potuto risollevare la situazione pietosa delle due ragazze quella mattina.

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