Capitolo 5

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L'inverno era alle porte e le notti iniziavano a diventare sempre più fredde, oltre le finestrelle della roulotte infuriava il vento, il cielo era particolarmente nero, tanto da non riuscire a distinguere gli alberi del bosco vicino; la luna piena era coperta da nubi basse e dense, si sentiva un leggero ticchettio battere sul tetto metallico del caravan, piovevano gocce sottili, ma frequenti, quel tempo preannunciava una delle classiche tempeste invernali.

Era una serata come tutte nella roulotte di Toni, erano circa le undici e lei era ancora seduta per terra, sulla moquette del suo piccolo soggiorno, con la schiena poggiata al divano in pelle nera; indossava solo una larga felpa grigia e portava i capelli legati in un chignon disordinato, i piedi scalzi e la matita fra i denti: erano più di due ore che studiava tutti i suoi appunti di psicologia e rispondeva ai vari quesiti, non c'era nulla da dire, amava quella materia, studiarla era una piacevole alternativa alle uscite serali, alle quali rinunciava volentieri una o due volte alla settimana se si trattava di quell'argomento, non trovava nulla di più interessante che comprendere la psiche umana e tutto ciò che si nascondeva nei meandri oscuri della mente.
Sentì un paio di colpi sulla porta, ma non ci diede peso dato che non aspettava nessuno, pensò fosse semplicemente il vento o qualche animale, ma quando, dopo poco sentì altri due colpi, più secchi dei precedenti, capì che qualcuno stava bussando: probabilmente era SweetPea che si era di nuovo chiuso fuori la sua roulotte, si alzò dal pavimento, senza nemmeno preoccuparsi di indossare dei pantaloni e andò ad aprire, sistemando con un dito gli occhiali da vista - li utilizzava solo per studiare, dato che aveva un semplice problema con la vicinanza -. Quando aprì la porta ci mise un po' per realizzare chi aveva davanti e rimase letteralmente a bocca aperta.

«Ti prego non cacciarmi...» la voce tramante e rotta: la rossa era piazzata davanti a lei, con i capelli disordinati e quasi completamente bagnati, altrettanto i suoi vestiti, aveva gli occhi rossi e gonfi e molto probabilmente le sue lacrime si confondevano con le gocce di pioggia, aveva l'aria esausta, disperata. Toni, senza dire nulla e ancora scioccata, si spostò dall'uscio quel tanto che bastava a permettere all'altra ragazza di entrare; stava di nuovo permettendo alla rossa di entrare e non solo nella sua casa, ma anche nella sua vita e nella sua mente, ma che opzioni aveva? Avrebbe dovuto chiuderla fuori e lasciarla lì a congelarsi? Nonostante tutto non se lo meritava, l'aveva torturata abbastanza. « Io...» iniziò insicura, ancora ferma all'ingresso e con lo sguardo basso « Non sapevo dove andare... POP'S era chiuso e sei la prima persona che mi è venuta in mente» la rosa era dubbiosa, magari voleva solo usarla di nuovo? Ma prima di giungere a conclusioni affrettate decise almeno di risparmiarle una bronchite e poi quell'ultima frase "sei la prima persona che mi è venuta in mente" aveva sbloccato qualcosa in lei. « Vieni, accomodati» disse senza nemmeno un saluto, ormai la conversazione aveva preso il via e potevano risparmiarsi i convenevoli « Vuoi fare una doccia calda?» nel frattempo le poggiò sulle spalle una coperta di pile, strofinandole leggermente per riscaldarla un po' « Posso prestarti dei miei vestiti finchè i tuoi non si asciugano se per te non è un problema» Cheryl la guardò negli occhi, accennando un sorriso, nel suo sguardo c'era una luce diversa, che Toni interpretò come speranza, come la luce infondo a un tunnel; improvvisamente le gettò le braccia al collo, con grande sorpresa della rosa, che dopo un attimo di esitazione ricambiò l'abbraccio, la testa di Cheryl era poggiata sulla sua spalla e, nonostante la pioggia, poteva ancora sentire quel profumo di ciliegie che agognava tanto. « Grazie» sussurrò improvvisamente la più alta « Davvero» Toni si allontanò quel tanto che bastava per guardarla negli occhi e le sorrise dolcemente « Dio scusa, ti ho bagnata tutta» disse la Blossom mortificata allontanandosi di scatto e l'altra ragazza replicò « Sta tranquilla, non è nulla, fai come se fossi a casa tua, certo, non è thistle house, ma è casa» obbiettivamente non poteva offrirle molto, aveva anche il frigo vuoto, ma lo sguardo entusiasta di Cheryl la confuse, si stava guardando attorno con l'aria di una bambina felice « E' stupendo qui, è così caldo e accogliente... Casa mia sembra un castello abbandonato, è così grande e fredda, le stanze sono tutte enormi e vuote, invece qui c'è un'ambiente così familiare e poi sei così ordinata...»

𝐈𝐋 𝐌𝐀𝐍𝐈𝐂𝐎𝐌𝐈𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora