Capitolo 13

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IL MANICOMIO.

Quella notte il cielo era particolarmente scuro, nero, come il petrolio, non vi erano nemmeno la luna e le stelle a interrompere il buio, i contorni dei nuvoloni si intravvedevano appena, ma guardando l'orizzonte terra e cielo si fondevano, formando il vuoto.
La leggera brezza che entrava dalla fessura del finestrino semi-aperto, accarezzava il volto teso di Toni. Guardava le ombre scure degli alberi scorrere davanti ai suoi occhi, sperando di trovare un po' di tranquillità; aveva pensato tutto nei minimi dettagli, ma ancora non riusciva pienamente a realizzare ciò che stava facendo e quanto avrebbe potuto influire sul suo futuro, riusciva solo a concentrarsi sul volto di Cheryl, sui suoi capelli rossi e sul suo profumo di ciliegia, si sarebbe anche potuta azzardare a dire che le mancava. La verità era che aveva paura, aveva così tanta paura in quel momento, che non sapeva di fatto cosa la spaventasse di più: forse il fatto di vedere la rossa stare troppo male o di essere arrivata tardi, o forse l'idea che i suoi amici potessero farsi del male, per colpa sua, o magari era il dover scendere da sola nel sotterraneo di un manicomio. In ogni caso l'insieme di quelle tre grandi paure, la spaventavano più di quanto chiunque potesse immagine, ma doveva essere forte, non poteva mostrarsi debole in quel momento; tutti contavano su di lei e lei non aveva intenzione di deluderli. Trovò tutto il coraggio di cui aveva bisogno nell'idea stessa di Cheryl, nella consapevolezza che di lì a qualche ora la Blossom sarebbe stata fuori da quel manicomio, libera, come tutti loro, la Serpent l'avrebbe potuta rivedere, sentire di nuovo il suo profumo, stringerla fra le sue braccia, come l'ultima volta che si erano viste.
Il viaggio fu tranquillo, senza intoppi, per un certo tempo Toni lo trovò anche rilassante: il buio, appena interrotto dai fari della Jeep dietro la loro, il venticello fresco dal finestrino e il movimento dell'auto erano quasi liberatori. Ma quella tranquillità apparente finì non appena imboccarono l'ultimo tratto di strada, quello che li avrebbe condotti direttamente al varco nel cancello del manicomio, attraverso il bosco. Ben presto tutti scattarono sull'attenti, i passeggeri quasi più degli autisti; dovettero rallentare per evitare che le auto ballassero troppo fra i rami, le radici e le irregolarità del terreno, mentre Toni e Fangs - che erano in macchina con SweetPea, il quale era alla guida - guardavano attentamente la strada per avvertire l'autista di qualunque animale passasse improvvisamente, insomma 6 occhi erano meglio di 2, soprattutto in un bosco di notte.

A mezzanotte in punto le due Jeep si fermarono, già in posizione per ripartire per la fuga con la rossa, i ragazzi scesero giù carichi e pronti a quella missione <<Ok ragazzi, mettiamo i caschi>> disse Toni sottovoce, il silenzio era tombale in quel bosco e sicuramente non sarebbe stata lei a romperlo; si legò i capelli e infilò il casco nero, che le coprì tutto il viso, lasciandole liberi solo gli occhi e rendendola irriconoscibile, sistemò gli ultimi capelli che sbucavano e abbassò la visiera; ben presto tutti, come la rosa, avevano la faccia coperta e se non si conoscessero così bene avrebbero anche faticato a riconoscersi. Presero una torcia l'uno e Toni infilò la sua in una delle tascone dei pantaloni, in modo da avere le mani libere <<E' il momento dell'azione, buona fortuna>> disse sinceramente la rosa, preoccupata per i suoi amici, diede una pacca sulla spalla SweetPea e si incamminarono uno dietro l'altro verso la cancellata, alta e scura, attraversandola uno a uno, la Serpent per prima.

Si trovarono davanti al manicomio, imponente e spaventoso più che mai. Il suo retro si ergeva davanti a loro e se la facciata principale era rovinata, ciò che avevano davanti i loro occhi era anche peggio. La prima cosa su cui cadde inevitabilmente lo sguardo di tutti era un lampione in un angolo, la luce bianchissima era l'unica fonte luminosa, che lampeggiava in modo spettrale; effettivamente tutto di quel posto ricordava lo scenario di un film horror, a partire dagli infissi arrugginiti che di tanto in tanto scricchiolavano per il vento, fino ai cornicioni scheggiati, ai quali mancavano svariati pezzi, il legno scrostato delle finestre dei piani superiori, le tende che svolazzavano fuori, i cassonetti ricolmi e i sacchetti per terra all'angolo, i mattoni e la vernice che percorrevano i bordi della struttura, tutti caduti per la mancanza di manutenzione dell'edificio, non mancava di certo il muschio negli angoli, le erbacce che crescevano incontrollate e perfino l'edera che si arrampicava prepotente verso la cima dell'edificio.
<<Quindi è questo...>> disse Fangs sottovoce, con lo sguardo alto verso una finestra rotta, dopo aver visto il luogo sembrava aver perso parte dell'entusiasmo e dell'energia che l'avevano contraddistinto fino a quel momento, l'enorme ospedale sembrò fare lo stesso effetto ad Archie e SweerPea, mentre a Veronica un brivido percorse la schiena e Toni immaginò stesse ricordando la prima volta che l'avevano visitato, i pazienti ridotti in condizioni pietose; ben presto la rosa si ritrovò stampata nella mente l'immagine di una Cheryl a pezzi, seduta in un angolo con le ginocchia al petto e gli occhi infossati, che si strappava i capelli. La Serpent scosse velocemente la testa, come ogni volta che si svegliava dai suoi pensieri, e cacciò via quell'orrenda immagine che le si era fissata davanti agli occhi.

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