Capitolo 17

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Il sole, quella mattina, era alto, ma non era caldo e splendente come fino a poche settimane prima, ma coperto da grandi nubi grigie, dense e piene di pioggia, il cielo era ombrato e ambrato, emanava la classica luce bianca e quasi fastidiosa tipica di quel clima; nonostante il tardo orario, una leggera e fresca foschia appannava l'aria e si depositava sui mezzi di trasporto sotto forma di piccole gocce, l'odore piacevole della pioggia depositata sull'asfalto riempiva le strade, fino a impregnare le abitazioni; l'inverno era ormai alle porte e quelle bombe d'acqua tipiche del clima caldo e afoso estivo, si stavano pian piano trasformando in veri e propri temporali che contraddistinguevano il freddo inverno di quel piccolo borgo. La città era deserta, eccezion fatta per alcuni temerari che, finiti i loro turni di lavoro, tornavano alle loro abitazioni, mente altri, ancor più temerari, partivano per iniziare il turno pomeridiano, rischiando di esser colti da una tempesta improvvisa. Il vento in lontananza si stava alzando e, oltre i pochi rumori di motori di auto, si sentiva il fruscio degli alberi in lontananza e di tanto intanto qualche tuono, che si avvicinava pian piano; all'orizzonte, sullo Sweet Water River, si potevano vedere dei lampi violacei spaccare il cielo.

A svegliare Toni fu proprio un sonoro tuono, fu accolta da un tepore e un peso sul petto a cui non era abituata, ma che era tutto sommato piuttosto piacevole; rimase con gli occhi chiusi a godersi quella stupenda sensazione, fino a che un profumo di pulito, che non sapeva ben definire, le empì le narici, ci mise un po' a realizzare la situazione, troppo assonnata per essere lucida. Si era appena svegliata, con l sua rossa preferita al suo fianco, la immaginò con i capelli puliti sparpagliati sul cuscino, il volto rilassato e un braccio, di cui sentiva la presenza, stretto attorno alla sua vita, mentre dormiva pesantemente, accoccolata nell'incavo del collo della ragazza dai capelli rosa.
Pian piano, svegliandosi e prendendo coscienza, si ricordò del motivo per il quale si trovava in quella situazione tanto piacevole, si ricordò del manicomio e nonostante tutto una strana felicità la percorse sapendo Cheryl al sicuro e accanto a lei, a ricordarle della sua ferita fu invece una fitta lancinante all'addome e dovette utilizzare tutta la sua forza di volontà per non aver uno spasmo e non emettere un gemito. Decise finalmente di aprire i suoi occhioni marroni e affrontare la realtà, sbatté le palpebre una o due volte in modo da mettere a fuoco la sua camera, fissò gli occhi sull'orologio digitale sul suo comodino: 12:03. Non si preoccupò dell'orario, poiché entrambe erano andate a dormire a notte inoltrata e Toni personalmente aveva passato le ultime giornate in piedi, trovando energia in enormi tazzone di caffè profumato; si girò verso destra, per quello che il suo addome malandato le permetteva, - fino ad allora non si era mai accorta di quante migliaia di movimenti coinvolgevano quel fascio muscolare, il che giocava solo a suo sfavore -.
Trovò Cheryl addormentata, quasi come l'aveva immaginata, la guancia appena poggiata sulla sua spalla e le braccia strette attorno alla sua vita, rispecchiavano l'inconscia e profonda paura che Toni l'avrebbe potuta abbandonare da un momento all'altro; i suoi capelli rossi e appena scompigliati ricadevano sparpagliati sul cuscino, dalle sfumature così calde, in contrasto col cielo grigio di quel giorno, che tanto tranquillizzava la ragazza, alcune ciocche erano sul suo viso, più pallido del solito, ma rilassato, cosa che sollevò la rosa, immaginò stesse avendo un sonno tranquillo, magari anche sognando qualcosa di bello; le sue labbra carnose arano leggermente schiuse e appena rosate, il suo petto si sollevava e abbassava regolarmente e lentamente, seguendo il suo respiro tranquillo. Per quanto la Serpent si sarebbe potuta sforzare, non sarebbe mai riuscita a immaginare il viso di Cheryl così bello da rispecchiare la realtà, la sua espressione era così angelica e straordinariamente bella da trasmettere alla rosa un senso di pace, se non fosse stata così fermamente convinta dell'inesistenza di una divinità, era certa che quella ragazza pallida dai capelli rosa e il fisico statuario sarebbe potuta essere la Venere del XXI secolo.
Purtroppo però, per quanto le sarebbe piaciuto, non poteva rimanere per tutto il giorno ad ammirare la bellezza di quella ragazza, guardò di nuovo l'orologio che segnava con caratteri rossi e lampeggianti "12:17". Toni si rassegnò al fatto che in quella giornata il tempo sarebbe volato via come la polvere sulle strade secche, ma in fin dei conti era solo venerdì, si sarebbe potuta godere la compagnia della ragazza per tre giorni indisturbate da tutti, sempre che Cheryl avesse acconsentito a restare con lei. Quella vocina nella sua testa, che la avvertiva della possibilità di una risposta negativa, l'aveva improvvisamente riportata con i piedi per terra, facendole salire mille dubbi e ansie, probabilmente stava immaginando qualcosa che non sarebbe mai avvenuta, Cheryl sarebbe andata via per stare con sua cugina Betty - come sarebbe stato giusto che fosse - e avrebbe lasciato Toni abbandonata a sé stessa, con una speranza infranta. Poi chissà perché l'idea che la ragazza rossa potesse andare via la tormentava così tanto...

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