Capitolo 20

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Come possiamo dire di conoscere realmente qualcuno?

Come possiamo dare un giudizio su una persona?

Come possiamo etichettare qualcuno come bravo o cattivo?

Non possiamo!
Non abbiamo strumenti che ci diano risposte certe su questi quesiti. Ci illudiamo di comprendere gli atteggiamenti di chi ci circonda, ma alla fine è una semplice illusione.
Non sapremo mai realmente quanto ci sia di vero o falso in un discorso o comportamento.
Le persone sono brave a nascondere i sentimenti e a mostrare quanto e cosa vogliono. Sono pochi quelli sinceri, quelli diretti, quelli che ti svuotano il sacco senza preoccuparsi delle conseguenze.
Che poi la sincerità non sempre piace.
Fondamentalmente alle persone piace vedere e sentire ciò che conviene ed è forse per questo che molti evitano di apparire totalmente per come realmente sono.
Ho lo sguardo fisso sulla pista di fronte a me. Aerei che si riempiono, persone che corrono perché in ritardo, altre che camminano tranquillamente sembra tutto nella norma là fuori. Sembra la solita routine di un aeroporto mentre nella mia testa stanno esplodendo le infinite novità comunicate da Michelle. Oltre a questo, ciò che mi ferisce è averla giudicata a prescindere.
Senza sapere.
Pensavo non mi appartenesse questa caratteristica. Credevo che non lo avrei mai fatto e invece è accaduto. Involontariamente ho perso la lucidità, forse perché presa dall’amore sono diventata cinica, forse dovuto al fatto sulle storie che si sentono sulle suocere e probabilmente anche io pensavo fosse come le tante madri protettive là fuori. Ora sono madre e mi rendo conto di quanto infinito amore si possa provare per un figlio e lasciarlo andare non è facile. Per quanto siamo consapevoli che non sono nostri in eterno, i figli ci appartengono ma hanno anche la loro vita da vivere come meglio credono.
Dobbiamo imparare a lasciarli andare, a esplorare la vita fuori dal guscio protettivo dei genitori, a vivere la libertà. Dobbiamo essere pronti ad aiutarli quando cadono e gioire quando raggiungono dei traguardi importanti.

«cosa ha di speciale questo vetro?» domanda Nicholas alle mie spalle estrapolandomi dai miei pensieri da madre.

Mi volto a osservarlo in silenzio.

«andrà tutto bene» aggiunge stringendomi tra le sue braccia.

Il suo profumo invade le mie narici e un senso di pace si impossessa del mio corpo.
Vorrei essere sempre qui, in questo posto, tra le sue braccia.
Non so cosa accadrà domani, non so cosa ci aspetta il futuro ma so cosa vorrei. Vorrei Nicholas e le sue braccia che mi avvolgono per l’eternità.

«ragazzi è l’ora del mio volo» comunica Michelle.

Ci stacchiamo dell’abbraccio e la accompagniamo all’imbarco.
Salutata Michelle ci dirigiamo verso il nostro aereo.
Lasciamo tutti e tre Istanbul in direzione,  rispettivamente, Milano e New York.
Abbiamo molte questioni da sistemare. Bisogna mettere ordine al passato per avere un futuro sereno.
Bisogna dare risposte a tante domande.
E poi, come giustamente ha detto Kemal, Brown dovrà rispondere di ciò che ha fatto.
Del dolore che ha inflitto.
Del male procurato.
Non può passarla liscia.

«noto con piacere che i vetri sono più interessanti di me» annuncia sottovoce Nicholas.
Accenno un sorriso.
Effettivamente ha ragione, oggi non l’ho calcolato per niente.
Sono stata presa da mille pensieri.
Ho continuato a rimproverarmi costantemente per il mio comportamento superficiale.

«in realtà i vetri non li guardo neanche» dico sorridendo.
«sai che le novità mi hanno stravolta…  non mi capacito della superficialità che ho avuto nei confronti di tua madre.»

«ehi non dire sciocchezze.. non devi stressarti per queste cavolate.. hai capito?»

Muovo il capo in segno affermativo anche se mi conosco, so che non mi passerà immediatamente.
Sono fatta così perché pretendo la lealtà in quanto penso di essere leale.
Ragiono sempre con il detto: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te. 

«quello sguardo non mi piace, non sembri convinta di ciò che dici.»

Lo guardo ed è come se lui fosse il mio specchio interiore, percepisce ogni piccolo dettaglio del mio umore.
Non so come ho fatto ad andare avanti senza di lui.
Come sono riuscita a sopravvivere senza la sua presenza, senza il suo sguardo, senza le sue mani su di me e le sue braccia intorno al mio corpo.
Confesso di aver comprato migliaia di confezioni del suo profumo preferito e ogni giorno lo spruzzavo ovunque. Era il mio modo per sentirmi vicina a lui o meglio, per sentirlo intorno a me.
Per sentirmi viva, uno spiraglio, una corda da afferrare per non crollare totalmente.
È questa la forza nei momenti bui. Crearsi spiragli di luce che ci risollevano. Non so per quanto avrei retto, ma forse il fato sapeva che stavo esaurendo le forze. La mia corda di salvataggio si stava per spezzare.
Credo che il momento di rincontrarsi sia capitato giusto in tempo.
Stavo per esplodere.
Non avevo più le forze di andare avanti.
Forse se non avessi avuto Nicole sarei crollata anche prima.
Lei.
Lei la mia forza più grande.
Lei la nostra fusione.
Lei il significato di noi.
Lei la parte più bella, più pura e più unica della mia esistenza.







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