Capitolo 26

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La vita è imprevedibile, ti fa fare dei giri immensi intorno a tante realtà, quelle esistenze che poi toccano anche la tua e, inevitabilmente, la influenzano. Così non sarai più come eri prima, dopo aver incrociato, vissuto, toccato, nuovi volti, nuovi modi di esistere… ecco è impossibile tornare al punto di partenza. Ma tutto questo non è per forza un male, anzi può essere un bene. Potrebbe aiutarci a migliorare noi stessi, a prendere delle decisioni e ad affrontare certe situazioni che altrimenti non avremmo saputo risolvere.
Situazioni come questa che sto vivendo o come quelle già vissute e chissà quante ancora dovrò incontrare nel mio percorso di vita.
Non c’è l’ho fatta a stare lì appoggiata a quella porta, che da un momento all’altro pensavo potesse spostarsi e farmi cadere, o forse erano le mie gambe a cedere cosa molto più probabile.
Non riuscivo ad assistere a quello spettacolo, per i miei occhi insopportabile.
Comprendo benissimo il dolore di Lauren, ma forse sto esaurendo la pazienza, perché non ho più la forza di sopportare nulla e nessuno.
Continuo a battere la mano nervosa sul tavolino del bar sotto la struttura, in attesa che qualcosa accada.
O forse, avrei dovuto pensare, in attesa che qualcuno appaia in quanto una mano famigliare si appoggia sulla mia bloccando il movimento e riportando la pace nel mio corpo.
Osservo in silenzio quelle due sfere di ghiaccio che sono la mia pace interiore.

«facciamo una passeggiata?» chiede porgendomi una mano che afferro e in silenzio ci avviamo per le strade di New York. Camminiamo scambiandoci sguardi pieni di significati.
Occhiate piene di parole non dette. Leggiamo tutto ciò che vogliamo sapere nei nostri occhi. Perché i discorsi migliori si fanno semplicemente guardandosi. Gli occhi sono lo specchio dell’anima non è solo un modo di dire ma io direi che sia la pura verità.
Dopo un po’ che camminiamo Nicholas stacca la presa della mia mano e torna indietro, entrando in un negozio per poi uscirne con una cinquantina di palloncini bianchi a forma di cuore. Lo osservo con lo sguardo interrogativo mentre estrae dalla tasca un pennarello nero.

«dai pesca un palloncino e scrivi una delle ragioni per cui pensi di essere arrivata fino a qui» dice avvicinandosi a me.

Faccio come dice e scrivo “perché Ti Amo”, lui accenna un sorriso mentre legge e poi prende il palloncino per lasciarlo volare nell’aria.

Me ne porge un altro dove scrivo “perché siamo fatti per stare insieme”.
Continuo con uno successivo “perché tu sei parte di me”.
Mi avvicino per pescarne un altro e lui mi avvolge con il braccio attaccandomi al suo corpo. Ci ritroviamo ad un centimetro di distanza e ci guardiamo occhi negli occhi.

«non ho bisogno di altri perché» annuncia quasi sotto voce.
«ho bisogno solo di te»
«di te sempre accanto a me» dice mentre io sono persa nel suo sguardo.
«lo vedi Lola, i tasselli stanno andando al loro posto. Questi palloncini bianchi, come il colore del nostro amore puro e limpido, voglio fargli volare nel cielo affinché arrivino a quella creatura mai nata. Lui è il segno di questo nuovo inizio. Oggi più che mai so che voglio te nella mia vita.»

«mi dispiace per questa perdita Nicholas» dico realmente dispiaciuta.
Nei suoi occhi lucidi noto il dispiacere.

«non è facile, indipendentemente da tutto un figlio è sempre un dono troppo prezioso..
.. ma forse tutto ciò che ci circondava non era una realtà giusta per lui.. penso che la creatura abbia deciso quale sia la strada giusta per me, forse conosceva la madre meglio di me ed è giusto così. È giusto che io vada avanti per la mia strada senza avere altri legami soprattutto con Lauren.»

«ti amo» dico avvolgendo le braccia al suo collo.

«ti amo anche io.»

***

Continuo a strofinare le mani presa dall’ansia, il momento si avvicina.
Il nostro momento è più vicino che mai. La nostra serata è oggi.

Stasera ci sarà il nostro spettacolo.

Dopo la brutta esperienza di Lauren ci siamo chiusi nella sala prove lontani da tutti per due giorni interi a provare e vivere il nostro amore.
Inizio a salire le scale che mi porteranno sul palcoscenico e sento un tremolio su tutto il corpo.
Arrivata davanti alla platea, che si scatena in un grande applauso, la gioia si fa strada dentro me. Inizia la musica e con lei i miei passi e dimentico tutta la paura, l’ansia, il terrore, che ricoprivano ogni parte del mio corpo fino a pochi istanti prima della sua apparizione.
La danza è apparsa.
Nel momento giusto, nell’istante in cui la desideravo si è mostrata e io volo tra le braccia di Nicholas come una farfalla che prende il volo.
Lo spettacolo procede alla grande e si sta avvicinando la fine. Mentre sto facendo le ultime giravolte le luci della sala si abbassano quasi per spegnersi, questo non mi sembra fosse in programma, ma continuo il ballo senza fermarmi.
Dopo pochi istanti ritorna la luce normale e ritrovo Nicholas che mi viene incontro con un pezzo di abbigliamento che prima non aveva. Quel pezzo che riconosco benissimo e non mi spiego dove e, soprattutto, quando lo abbia recuperato. Ho passato tre lunghi anni con quella giacca addosso. Da quella maledetta sera, che me la diede in quanto tremavo dal freddo, non me ne sono più liberata.

«tu lo sai cosa volevo fare tre anni fa quella sera?» chiede venendomi incontro con il microfono in mano.

Porto le mani sulla bocca mentre una lacrima mi riga il volto.
Lui si inginocchia davanti a me.

«Lola Parodi, amore della mia vita, madre di mia figlia, vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie?» chiede puntando lo sguardo al mio.
«è la domanda che avrei voluto farti quella sera, ma purtroppo non mi hanno dato il tempo, vedendo questa scatola dentro la tasca di questa giacca immagino tu sapessi già le mie intenzioni.»
«non mi rispondi?» chiede in tono supplichevole.

Afferro il microfono dalle sue mani e urlo con tutto il fiato che ho: «certo che ti voglio sposare Nicholas Ryan.. per tutta la vita sì.»

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