Capitolo 14

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Osservo le persone che passano davanti a me indaffarati a capire da che parte andare per raggiungere il loro volo.
Qualcuno parte e qualcun altro torna. Io sono qui, seduta su questa sedia, immobile.
Non so che fare.
Non so cosa possa essere appropriato o meno per me.
Una parte dice prendi il primo volo e segui Nicholas, l’altra invece mi porta a fermarmi.
Avere in qualche modo affrontato la morte di Nicholas mi aveva dato modo di dare un ordine alla mia vita, ma ora si è stravolto tutto.
Per l’ennesima volta la mia vita è andata in frantumi. Vorrei trovare le forze e combattere, ma mi sento abbattuta. Non ho più l’energia per lottare.

«che bella scatola!» esclama una bambina sedendosi accanto a me.
Si riferisce alla mia scatola di ricordi. Mostro un sorriso in direzione della piccola e mi alzo con i ricordi in mano, osservo per un’ultima volta quel contenitore per poi cestinarlo. Voglio liberarmene.
Sarà un pezzo in meno che potrà farmi soffrire.
Lascio l’aeroporto ed esco in cerca di un taxi.

«Lola? Che ci fai qui?» domanda la voce inconfondibile del signor Kemal.

«buongiorno signore, ho accompagnato mia madre e mia figlia. Lei invece? Sta partendo?»

«no! Speravo di fermare una persona, ma temo di essere arrivato tardi.» risponde malinconico.

Sembra che oggi sia la giornata degli incontri mancati.

«mi dispiace!» rispondo comprendendo il suo stato d’animo che è simile al mio.

«mi è sembrato vi conosceste o forse sbaglio. Sto parlando del giovane americano. Il signor Ryan.» annuncia.

Spalanco gli occhi nella sua direzione e chiedo: «perché doveva fermare Nicholas?»

«vieni, andiamo a sederci da qualche parte e ti racconto una storia.»

Lo seguo nella sua auto.
Dopo venti minuti raggiungiamo un bar con i tavoli che affacciano sul mare. Ordiniamo due tè e il signor Kemal spezza il silenzio con il suo racconto.

«cara Lola ti conosco da quando eri bambina. Tuo padre ha già sentito la mia storia e stasera sento il bisogno di raccontarla anche a te. Non so perché, ma sento la necessità di parlare.»

«mi dica pure, la ascolto. Che succede?»

«ecco il mio vero nome è Jason Ryan e Nicholas è mio figlio. Molti anni prima la madre di mio figlio si è innamorata del mio migliore amico, Daniel Brown, al quale ha ordinato di uccidermi affinché potessero vivere la loro storia in tranquillità con l’eredità derivante dalla mia morte.»
«Nihan è la donna che mi ha salvato la vita. Mi ha trovato incosciente e ferito e si è presa cura di me. Non volevo stravolgere la vita a mio figlio, ma ho scoperto che frequenta la persona sbagliata, la figlia dell’uomo che ha distrutto la nostra vita. Questo non lo posso permettere e pertanto devo rompere il mio silenzio!»

Il mio volto è invaso dalle lacrime.

«scusami Lola non credevo che potesse rattristarti così tanto la mia storia»

«Signor Ryan lei non ha idea di cosa le devo dire.»
Il pianto blocca le parole in gola e faccio fatica a parlare.

«dimmi cara! Spero nulla di grave.»

«lei è il nonno di mia figlia.» annuncio in un pianto disperato.

«cosa? Stai scherzando? Quella creatura meravigliosa è mia nipote?» si porta le mani in faccia ed è visibilmente scosso.

«e perché Nicholas non si è preso le sue responsabilità? Come mai non state insieme?»

Capisco il suo bisogno di avere delle risposte, ma io faccio molta fatica a parlare.

«per la stessa ragione per cui lei si trova qui. I Brown! Tre anni fa ci hanno causato un incidente nel quale Nicholas ha perso la memoria, mentre a me è stato detto che era morto e mi hanno costretta a lasciare l’America.»

«mio figlio ha perso la memoria? I Brown e la mi mia ex moglie dovranno pagare per questo.» esclama pieno di rabbia.

Io continuo il mio pianto liberatorio. Lui mi avvolge in abbraccio paterno.

«stai tranquilla! Vedrai che riusciremo a risolvere tutto.»
«vieni, ti accompagno in hotel così riposi e domani decideremo cosa fare.»

«ho bisogno di rimanere da sola se non le dispiace. Tornerò più tardi.» comunico asciugandomi le lacrime.

«va bene! A dopo.»

Recupero la mia borsa e mi incammino senza una meta precisa. Ho la testa che frulla di pensieri di ogni tipo. Raggiungo una panchina di fronte al mare e mi siedo. Osservo il panorama davanti a me e invidio la calma del mare.
Vorrei avere quella tranquillità dentro di me.
Vorrei la serenità che ho perso da troppo tempo.
Vorrei quel benessere che solo un soggetto può darmi lo stesso che mi porta a questo stato d’animo.

«quindi quel vecchio ha sostituito tutto questo?» domanda la voce alle mie spalle.

Mi volto e realizzo che il mio udito funziona alla perfezione.

«Nicholas? Che ci fai qui?»

«non si risponde a una domanda con una domanda. Quindi? Hai cancellato tutto per uno che può essere mio padre per l’età che ha?» chiede avvicinandosi con la scatola dei ricordi in mano.

Porto le mani alla bocca e osservo il ragazzo dagli occhi di ghiaccio di fronte a me.

«Lola ho litigato con il mio migliore amico a causa tua, ho lasciato la mia fidanzata su quel volo per tornare da te. Vuoi rispondere?»

«non è come pensi. Io non sto con nessuno a differenza tua.»
Ritorno a sedermi sulla panchina a osservare il panorama.
Lui si accomoda accanto a me con la scatola in mano.

«perché l’hai buttata?» chiede osservandomi.

Mi volto a sostenere il suo sguardo.
«non serviva più!
tu perché l’hai presa? Perché sei qui?»

«Enrique mi ha strappato il biglietto dell’aereo obbligandomi a rimanere qui. Secondo lui stavo per commettere l’errore più grosso della mia vita.»

«secondo te invece?» chiedo cercando di rimanere indifferente alla sua presenza.

«non lo so. È da tanto che non so più cosa sia giusto o sbagliato per me. Non so quali fossero i miei sogni e desideri.» appoggia la scatola accanto a sé e prende le mie mani tra le sue.

«non so chi sono Lola. Ho letto il tuo diario, ho visto pezzo per pezzo in quella scatola, ho visto le nostre foto e vorrei sentirli dentro di me quei ricordi ma non ci riesco. Sento solo un vuoto incolmabile. Perdonami se puoi!»
Mi avvolge in un abbraccio.

«non hai fatto nulla da perdonarti. Probabilmente questo era il nostro destino.» annuncio staccandomi dalla sua presa.

«scusami per il contatto fisico. È stato istintivo.» comunica alzandosi in piedi.
«posso tenerla?» chiede indicando il contenitore dei ricordi.

«certo! È tutto tuo.» dico alzandomi a mia volta.

Ci salutiamo avviandoci in direzioni opposte.

Spazio autrice:
Eccoci con un nuovo aggiornamento pieno di novità. Vi aspettavate tutto questo?
Contente/i del ritorno di Nicholas?
Al prossimo capitolo.
😘😘

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