Capitolo 11

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"Piangi di nervoso contro un destino che sembra abbia già deciso" ~Marracash~

-Vedo che ti sei sistemato bene- pronunciò mio padre, iniziando a guardarsi intorno, dopo aver varcato la soglia di casa mia. Non sapevo per quale ragione, ma mi infastidiva la sua presenza. Dopo che me ne ero andato non lo avevo più sentito, non si era mai interessato di come stessi, se mi fossi ambientato bene, se avessi conosciuto nuovi amici, in 6 anni non avevo mai ricevuto una sola telefonata da parte sua. Nemmeno per il mio compleanno. Ed ora mi pareva strano tutto questo suo improvviso interesse, dopo che non si era opposto minimamente alla mia fuga da quella casa. C'era sotto qualcosa.

-Dov'è tua sorella?- chiese poi lanciando uno sguardo verso le scale che portavano al piano superiore ipotizzando, forse, che si trovasse lì.

-Fuori- risposi vagamente con un cenno della mano.

-È tardi, non dovresti permettergli di rimanere fuori fino a quest'ora- mi sgridò, puntandomi addosso il suo sguardo da padre apprensivo e preoccupato, che francamente su di lui, stonava alla grande.

-È maggiorenne. Può fare ciò che vuole, sa badare sa se stessa- ribattei sicuro. In quell'istante fece il suo ingresso una gioiosa Amber che dopo essersi tolta la giacca e aver appoggiato lo zaino vicino al muro, venne verso di me per salutarmi.

-Ciao fratell...- le parole le morirono il gola, il suo sguardo si incupì appena notò la figura dietro di me e si pietrificò sul posto. Neanche lei era felice di vederlo.

-Che cosa ci fa qui- il suo leggero sussurro apparve più come un'affermazione che una domanda, feci alcuni passi verso il suo corpo tremante ma lei, di riflesso, li fece indietro con ancora lo sguardo spaventato puntato su nostro padre.

-Sono venuto a trovare i miei bambini. Non siete contenti?- si metteva a fare anche il simpatico, che ridicolo! Lo fulminai con lo sguardo, uno sguardo carico di odio, represso da ben 6 lunghi anni. Raggiunsi finalmente la mia sorellina, la mia dolce e spaventata sorellina che aveva iniziato a tremare e la abbracciai, lasciandole un bacio tra i capelli.

-Vai in camera, ci penso io qui- le consigliai, staccandola da me e facendola incamminare verso le scale.

-Amber-

-Lasciala andare e parla con me. Parla chiaro però. Che cosa sei venuto a fare qui? Ma soprattutto, perché lei è venuta a stare da me? Che cos'é successo a Mullingar?- pronunciai queste domande, dopo aver sentito il rassicurante suono della porta che veniva chiusa così che Amber non le sentisse. Dovevo sapere la verità, non avevo creduto nemmeno per un secondo a quello che mi aveva risposto Amber il giorno che era venuta a vivere da me, ma non sapevo dove sbattere la testa, perchè lei non mi avrebbe mai detto quello che era successo. Mio padre sicuramente sapeva qualcosa, aveva vissuto con lei per 6 anni, chi altro poteva conoscere quello che stava succedendo a mia sorella se non lui?

-È quello che vorrei sapere anche io. Se ne è andata via così, di punto in bianco, senza una spiegazione. Sono venuto per scoprire il motivo- mi spiegò sedendosi comodamente nel mio divano, comportandosi come se fosse a casa sua.

-Sono passate tre settimane papà. Ti sei accorto solo ora che non c'era?- domandai, con un velo di sarcasmo nel tono di voce. Stava per ribattere, ma il suono del mio cellullare lo bloccò, con la bocca aperta pronto per parlare. Afferrai il telefono dalla tasca dei pantaloni e me lo portai all'orecchio.

-Pronto?-

-Ehi Niall, scusa se ti disturbo, ma ho un problema. Protresti venire da me, tipo ora?- dall'altro capo del telefono sentii la voce della mia ragazza, Ana, molto preoccupata.

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