Capitolo 1

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2014

Mi svegliai di soprassalto. Cos'era stato?

Forse me lo ero solo immaginato, ormai ero diventata paranoica, il più piccolo rumore mi spaventava.

Eppure sembrava cosi reale...

Mi sistemai meglio sotto le coperte e stetti in ascolto. Nulla.

Poi un altro rumore, si stava avvicinando sempre di più, saliva le scale che portavano alle camere da letto.

Era tornato!

Che cosa potevo fare?

Nascondermi? Peggiorerebbe le cose.

Fingere di dormire? Tanto lo sapeva che ero sveglia.

Rimasi in attesa, ferma immobile e aspettai. Si spalancò la porta, ma io non vedevo niente, tenevo gli occhi chiusi sperando che fosse solo un brutto sogno. Ma sapevo che non lo era!

Vengo tirata fuori dal letto con forza, da quelle braccia che un tempo mi davano sicurezza mentre ora provocavano solo paura, e vengo gettata a terra come fossi un oggetto.

-Sei solo un errore!- inizia ad urlarmi contro -non ti ho mai voluto!-

A quelle parole non riuscii a trattenere le lacrime, ma sapevo che erano dettate dall'alcool, perchè in realtà mi voleva bene. Volevo urlargli che anche a me mancava la mamma, ma stavo cercando la forza di andare avanti.

C'era un tempo in cui anche noi eravamo una famiglia felice, una di quelle famiglie (quasi) perfette. Che attendevano con ansia le festività per passare tutto il giorno insieme, che non perdevano occasione per dimostrarsi quanto si volevano bene. Mamma e papà si amavano moltissimo, erano solo degli adolescenti quando si conobbero, al quarto anno di liceo e di li in poi non si lasciarono più; poi quando nacque Niall decisero di sposarsi anche se, erano molto giovani e le voci nel loro paese giravano definendo mia madre come una poco di buono per essere rimasta incinta a soli 20 anni. Ma questo non li fermò, il loro amore era puro e vero e furono felici per molti anni.

Poi un giorno, un maledettisimo giorno di 6 anni fa, un bastardo ubriaco decise di portarsi via la giovane vita di mia mamma Isabel. E da quel giorno nulla è stato più come prima, mio padre iniziò bere e a drogarsi, rincasando sempre nel cuore della notte reggendosi a malapena sulle sue gambe; Niall mi aveva lasciata sola andandosene a Londra per studiare, ma anche uno stupido avrebbe capito il vero motivo di quel trasferimento, non aveva mai accettato la morte di mamma e non riusciva più a vivere in quella casa che era impregnata dai suoi ricordi.

Rimase a me, quindi, il compito di prendermi cura di papà ma ero solo una bambina, era una respondabilità troppo grande per pesare solo sulle mie spalle.

Soddisfatto di essersi sfogato, se ne andò in camera sua e sbattè la porta. Tirai un sospiro di sollievo, non mi ero accorta che stavo trattenendo il fiato, ed ora le lacrime non si fermarono più, trattenute troppe volte, sfuggirono al mio controllo.

-Non resisto più- mi lasciai sfuggire, attraversata da un pizzico di coraggio -se non lo faccio ora, non ci riuscirò mai più.-

E senza rendermene conto, presi il telefono e composi un numero.

Ilsuo.

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