Capitolo 12

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"Puoi soltanto risalire dopo che hai toccato il fondo"
"What didn't kill me it never made me stronger"

Zayn's pov:

Quel cosiddetto "umano", che di umano aveva ben poco, era ancora privo di sensi, steso tranquillamente sul mio letto. Avevo una voglia immensa di prosciugarlo fino all'ultimo goccia di quel suo sangue schifoso che lo teneva in vita, ma mi trattenni con non si sa quale forza anche se sinceramente, dopo quello che aveva fatto, meritava una morte lenta e dolorosa.

Se lo avessi saputo prima averei convinto Amber a rimanere a casa mia per la notte, così da evitarle ciò che il suo merdoso padre le fece con una cattiveria inaudita; neanche io uccide le mie vittime con tutta quella ferocia.

Dopo essersi svegliata, quella sera, mi aveva chiesto se potevo accompagnarla a casa, visto che ormai si era fatto buio e io con la macchina ci avrei messo al massimo 10 minuti.

Parcheggiai sul ciglio della strada, per non far vedere la mia auto da suo fratello e la accompagnai fino alla porta, dietro la quale la vidi sparire dopo un impacciato abbraccio di ringraziamento. Rimasi lì per un po' origliando la conversazione che si stava tenendo all'interno, percependo che c'era qualcosa che non andava. Qualche minuto più tardi dovetti, alla velocità della luce nascondermi, perché Niall uscì correndo dall'abitazione e dopo aver messo in moto l'auto, sparì oltre la mia visuale.

Decisi, allora, di fermarmi ancora qualche minuto per accertarmi che fosse tutto apposto. E per fortuna che lo feci, sennò chissà cosa sarebbe accaduto senza il mio intervento. Sentii delle urla di dolore e dei tonfi sordi e subito temei il peggio: che ci fosse uno come me, chiuso in casa, solo con Amber. In un istante feci il giro della casa verso la provenienza di quei rumori e dopo un balzo, che mi permise di entrare nella stanza, attraverso la finestra aperta, vidi lo scempio che si stava compiendo.

Un uomo rude e un po' tarchiato, che ipotizzai fosse il padre, stava brutalmente picchiando la ragazza che non aveva nessuna possibilità di difendersi, colpendola con forza anche quando era in terra e sbsttendola contro il muro come fosse un oggetto inanimato; non esitai un secondo di più e misi fine a tutto ciò, atterrando il padre il più possibile lontano da Amber.

Dopo di che mi presi cura della ragazza, che stremata era svenuta addosso a me, e attesi fino al ritorno di suo fratello, prima di caricarmi quella merda di uomo in spalla e portarlo a casa mia, per controllarlo.

Per tutta la notte vegliai sul corpo del padre di Amber, attendendo il suo risveglio così da poterlo rispedire da dove era venuto. Alle prime luci dell'alba iniziò a riaprire lentamente gli occhi mugolando qualcosa di confuso per il dolore alla testa, dovuto alla mia spinta a terra. Era finalmente giunto il momento di divertirsi un po'!

-Dove...dove mi trovo?- borbottò guardandosi spaventato intorno, alla ricerca di indizi sul luogo dove si trovava. Era così buffo che mi scappò una risata, facendo subito guizzare il suo sguardo su di me che ero rimasto in un angolo, in attesa.

-Chi sei tu?- domandò terrorizzato, guardandomi con gli occhi sgranati e le pupille dilatate al massimo.

-Il tuo incubo peggiore. Ora io e te ci divertiamo un po'- ridacchiai, gustandomi appieno quella situazione. Avevo intenzione di torturalo un po' per passare il tempo, ma soprattutto per vendicare Amber e ripagarlo con la sua stessa moneta. Neanche gli animali meritavano di essere trattati come lui aveva trattato sua figlia.

Alle mie parole lo vidi spaventarsi ancora di più e tentare di alzarsi per sfuggirmi, ma era ancora stordito e quindi non fece molta strada prima che io mi piantassi davanti a lui, bloccandolo.

-Come...-

-Dove pensavi di andare? Non abbiamo neanche iniziato- sentenzai, incupendo il tono della mia voce così da renderlo ancora più spaventoso.

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