Capitolo 21

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Amber's pov:

-Ora stai ferma, brucerà un po'- disse impregnando un batuffolo di ovatta con del disinfettante e passandolo sulle ferite del viso e delle braccia,  dove aveva precedentemente tolto le piccole schegge di vetro con una pinzetta. Mi ritrassi subito al contatto con il cotone dato che bruciava davvero tanto.

- Ana basta ti prego, brucia- la implorai di smettere.

-Lo so tesoro, ma se non vuoi fare infezione devi sopportare ancora un po', non manca molto dai- mi rassicurò passando ai taglietti sul collo, cambiando batuffolo e applicando una strana crema cicatrizzante sulle ferite.

-Ecco fatto!- esclamò, chiudendo la sua valigetta rossa del primo soccorso che grazie alla sua passione si portava sempre dietro. Da grande diventerà una fantastica infermiera.

-Grazie mille- la ringraziai, scendendo con un saltino dal mobiletto del bagno su cui mi ero appoggiata. Dopodiché uscimmo e raggiungemmo gli altri in salotto. Avevo proprio scelto il giorno sbagliato per farmi male, quella sera era la "serata cinema" a casa Horan e perciò al mio ritorno 4 persone balzarono in piedi per assicurarsi delle mie condizioni.

-Tranquilli ragazzi sto bene, non dovete preoccuparvi- mormorai imbarazzata per tutta l'attenzione che mi era stata rivolta -ora vado a letto, così non vi disturbo- mormorai iniziando a salire le scale per andare a coricarmi.

-No dai, rimani qui con noi- disse Harry e spostandosi un po' di lato mi fece posto accanto a lui -vieni, siediti vicino a me- indicò il posto che aveva appena creato, senza rendersi conto dell'occhiata infuocata che Rachel, la sua ragazza, gli aveva appena riservato.

Decisi quindi di fermarmi un po' con loro anche perché avevo paura che appena fossi rimasta sola, Zayn, in qualche modo sarebbe apparso e con una finestra chiusa approssimativamente con dello scotch e del nylon, introdursi nella mia stanza non sarebbe stato poi così difficile.

*3 giorni dopo*

Finalmente la mia stanza era stata sistemata, durante i successivi due giorni dall'incidente, la mia camera era stata un via vai di gente che si era adoperata a sostituirmi la finestra così che potessi tornare a dormire nel mio letto senza il terrore che da un momento all'altro qualcuno potesse entrare. Cosa avevo raccontato a mio fratello per spiegargli l'accaduto? Gli dissi che dei ragazzini avevano accidentalmente colpito la mia finestra con il pallone, mentre giocavano a calcio nel giardino confinante al nostro e fortunatamente essendo abbastanza credibile come bugia non fece altre domande e mi credette. Non potevo certo dirgli che era stato un vampiro che voleva scusarsi dopo avermi quasi morso mentre ci stavamo baciando. Assolutamente no!

Mi era mancata la mia camera anche se mi era piaciuto dormire con il mio fratellone, era come se fossimo tornati bambini, come quando dopo un brutto sogno mi rifugiavo nel suo lettino e lui mi stringeva forte per calmarmi.

Invece ora mi trovavo seduta sulla sedia della mia scrivania, davanti ad un quaderno pieno zeppo di numeri e lettere incomprensibili, con la speranza di avere un lampo di genio e riuscire a capirci qualcosa; la matematica non era certamente il mio forte!

Ad un certo punto sobbalzai per lo spavento quando avvertii dei leggeri ticchettii alla finestra.

Oh no, non di nuovo.

Mi alzai, aprii la finestra e mi sporsi per vedere che diavolo volesse ancora da me. Era lì, con quel sorrisino spavaldo sotto il mio balcone che non aspettava altro se non di poter entrare di nuovo nella mia camera. 

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