Capitolo 14

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"E devo essere più forte del tempo che sbatte sempre in faccia la realtà" ~Briga, L'amore è qua~

"I wish that I could wake up with the amnesia"

"Vorrei potermi svegliare con un amnesia"~5sos, Amnesia~

Niall's pov:

-Cosa significano questi fogli?- urlai sconvolto, lanciando i documenti in un punto indistinto del salone della mia vecchia casa. Quella vecchia topaia era rimasta proprio come me la ricordavo, 6 anni non l'avevano cambiata se non per la leggera polvere che ricopriva quasi tutti gli oggetti. Il tappeto era rimasto lo stesso, così come tutte le vecchie fotografie che mia madre amava esporre sopra il camino. Nessuno le aveva toccate. Tornare in quel luogo era come un tuffo nel mare dei ricordi e dire che non faceva male era mentire ma dovevo farlo.

-Quello che vedi- rispose tranquillo mio padre, rimanendo comodamente stravaccato sul vecchio divano a tre posti. Come cazzo faceva a stare così tranquillo?

-Cosa significa? Come fai a rimare così tranquillo, cazzo è mia sorella, sorellastra o come cazzo si dice. Io sono sconvolto, non riesco a crederci- farfugliai tirandomi i capelli per lo sconforto -lo conosci almeno? Sai chi è, dove vive, se sa qualcosa?- camminai su e giù, non riuscendo a stare fermo per l'agitazione.

-Non me ne frega un cazzo, ne di lui ne di come quella troia di tua madre lo abbia conosciuto- sputò cattivo. Mi avvicinai e lo afferrai per il colletto della camicia sgualcita, sollevandolo dal sofà.

-Come ti permetti anche solo di nominarla? Lei è sempre stata migliore di quanto tu potessi mai essere, ricordatelo. Sei tu il coglione che picchiava la propria figlia solo per frustrazione e rabbia repressa- urlai a pochi centimetri dal suo viso, guardandolo dritto negli occhi.

-Non è mia figlia- ribattè, canzonatorio.

-L'hai cresciuta, è come fosse tua- lo feci ricadere in malo modo nel divano e raccolti i fogli da terra, uscii di casa sbattendomi la porta alle spalle.

Mi era crollato il mondo addosso. Per la seconda volta.

Mi sedetti sul muretto che circondava la casa, avevo bisogno di qualche minuto per riprendermi dallo shock. Tutte le mie certezze erano crollate a picco in una manciata di minuti.

Lei non era mia sorella, o meglio. Mio padre non era il suo. Che cazzo...

-Merda- imprecai, calciando un sasso via dalla strada e salii sull'auto a noleggio che avevo affittato per quei giorni di soggiorno nella mia vecchia città.

-Bene, andiamo a fare una vistitina a questo tipo- sentenziai memorizzandone l'indirizzo e mettendo in moto l'auto. Conoscevo Mullingar come le mie tasche e potevo dire di conoscere un sacco di gente qui, ma questo... Bill Hemmings, non lo avevo mai sentito in vita mia.

Seguendo le indicazioni mi ritrovai in un quartiere molto a sud della città, in cui non ero mai stato. Accostai sul ciglio della strada e recuperati i fogli dal sedile del passeggero, scesi dall'auto alla ricerca della casa indicata sui documenti. Chester Road, 43.

Presi un respiro profondo per darmi un po' di coraggio e percorsi i pochi metri del vialetto fino all'uscio dell'abitazione. Era una bella villetta, con un giardino adiacente in fiore. Dall'interno provenivano dei rumori, segno che c'era qualcuno in casa; mi sentii mancare il fiato per la paura e rimasi in apnea fino a quando trovai il coraggio di bussare. Bussai così piano che sperai che i rumori all'interno lo avessero coperto, iniziava a mancarmi il coraggio. Mi stavo girando per tornare sui miei passi quando sentii la serratura alle mie spalle cigolare e la porta aprirsi. Mi gelai sulle scale, non riuscendo a girarmi. Dei colpi di tosse cercarono di attirare la mia attenzione.

Descending BloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora